L’inviato Usa Kellogg: “Ucraina divisa in zone come Berlino dopo la guerra”. No di Mosca: “Rischio escalation”

Una divisione dell’Ucraina in zone controllate militarmente, come Berlino dopo la Seconda guerra mondiale: forze franco-britanniche a ovest, l’esercito russo a est, e in mezzo un’area-cuscinetto demilitarizzata. A proporlo in un’intervista al Times è l’inviato della Casa Bianca per Russia e Ucraina, l’ottantenne generale Keith Kellogg, tornando a parlare dopo un lungo periodo di silenzio in cui la sua figura è stata oscurata da quella di Steve Witkoff, negoziatore Usa per la pace che venerdì ha incontrato Vladimir Putin per la terza volta. “Si potrebbe arrivare a una soluzione che somigli a quella per Berlino dopo la Seconda guerra mondiale, con una zona russa, una zona francese e una britannica“, afferma Kellogg. Nel’ambito del piano, Francia e Gran Bretagna, “sostenute da altri Paesi di una coalizione di volonterosi”, dovrebbero dar vita a una “forza di rassicurazione” a ovest del fiume Dnipro, mentre Mosca controllerebbe l’est, comprese le regioni occupate di confine che verrebbero quindi implicitamente riconosciute come russe.
Secondo Kellogg, la presenza degli eserciti occidentali al di là del Dnipro “non sarebbe affatto provocatoria” per la Russia, anche perché il fiume “rappresenta un ostacolo importante“. Inoltre, gli Stati Uniti non invierebbero forze terrestri in Ucraina. Tra i due territori dovrebbe essere creata, “per mancanza di un termine migliore, una zona di demilitarizzazione: dai a ognuna delle parti 15 chilometri, una trentina di chilometri in tutto”, spiega. Da Mosca però arriva già un rifiuto pubblico dell’ipotesi per bocca dell’ambasciatore Rodion Miroshnik, inviato del ministero degli Esteri russo: il controllo militare occidentale su una parte dell’Ucraina, afferma, porterebbe alla “formazione di elementi radicalizzati” e a “un nuovo livello di escalation“. “Mantenere l’influenza su questo territorio solleva gravi preoccupazioni per il futuro. Il tempo necessario al regime di Kiev per curare le ferite potrebbe essere molto breve”, afferma.
Sabato mattina Kellogg ha precisato di non immaginare una spartizione territoriale dell’Ucraina: “L’articolo del Times travisa ciò che ho detto. Stavo parlando di una forza di resilienza post-cessate il fuoco a sostegno della sovranità dell’Ucraina. Nelle discussioni sulla spartizione, mi riferivo ad aree o zone di responsabilità di una forza alleata (senza truppe statunitensi). NON mi riferivo a una spartizione dell’Ucraina”, sottolinea. A quanto ha riferito l’agenzia Reuters, Witkoff ha suggerito a Trump che “il modo più rapido” per arrivare a un cessate il fuoco sarebbe concedere alla Russia le quattro regioni orientali ucraine (Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporizhzhia) rivendicate da Mosca in seguito ai referendum indetti nel 2022: il presidente Usa, però, non avrebbe ancora preso una decisione in merito.
Resta in contatto con la community de Il Fatto Quotidiano