Guerra dei dazi, l’Ue punta sull’accordo di libero scambio con l’India. Ma sa già che l’impatto sul pil sarà modesto

Scambi raddoppiati in molti settori e una rilevante crescita del pil, ma soprattutto per Nuova Delhi: queste le previsioni per l’accordo di libero scambio tra l’India, il Paese più popoloso al mondo, e l’Unione Europea, il suo principale partner commerciale, che potrebbe diventare presto realtà. Bruxelles e Nuova Delhi hanno già archiviato dieci round di trattative e si apprestano a incontrarsi nuovamente a maggio, con l’obiettivo di finalizzare i negoziati entro l’anno, divenuti più urgenti dopo la politica sui dazi adottata da Donald Trump.
Le relazioni
“Un accordo di libero scambio tra l’Ue e l’India potrebbe essere il più grande accordo di questo tipo al mondo”, ha detto il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alcune settimane fa a Nuova Delhi. Nel 2022, l’Unione Europea e la Repubblica federale dell’India hanno ufficialmente rilanciato i negoziati, già avviati nel 2007 e poi sospesi nel 2013, e hanno promosso delle ulteriori trattative per un accordo sulla protezione degli investimenti e sulle indicazioni geografiche. L’Ue è già il principale partner commerciale dell’India, con scambi di merci per 124 miliardi di euro nel 2023, pari al 12,2% del commercio indiano complessivo. Bruxelles è la seconda destinazione delle esportazioni indiane con il 17,5% del totale, subito dopo gli Stati Uniti, al 17,6 per cento. L’India invece è il nono partner commerciale dell’Unione Europea e nel 2023 ha rappresentato il 2,2% degli scambi di merci dell’Ue. Nell’ultimo decennio gli scambi di merci tra Bruxelles e il subcontinente sono aumentati di quasi il 90 per cento. In crescita anche gli scambi di servizi, che hanno raggiunto 59,7 miliardi di euro nel 2023 – erano 30,4 nel 2020 – e gli investimenti diretti esteri dell’Ue in India, aumentati a 108,3 miliardi di euro nel 2022, dagli 82,3 miliardi del 2019. In India attualmente sono presenti circa 6.000 aziende europee.
Gli effetti
Secondo un’analisi di impatto promossa dalla Commissione Europea, l’accordo di libero scambio porterà un consistente aumento degli scambi per la parte commerciale tra Ue e India e una crescita del pil per entrambi i contraenti. Lo studio ipotizza due scenari: uno ambizioso, che prevede una riduzione tariffaria del 95% e delle misure non tariffarie del 10%, e uno conservativo, nel quale i dazi sono ridotti del 90% e le misure non tariffarie del 5 per cento. Entro il 2030 si prevede che il prodotto interno dell’Ue aumenterà dello 0,1% nello scenario conservativo e dello 0,2% in quello ambizioso. I corrispondenti effetti sul pil indiano sono molto più marcati, pari, nei due scenari, rispettivamente dello 0,6% e dell’1 per cento. In valore assoluto si stima che il pil di Bruxelles nei due scenari aumenterà di 25,5 e di 47,9 miliardi, mentre per l’India la crescita ammonterà a rispettivamente a 39 e 69,6 miliardi di euro. Le mancate entrate dei dazi potranno essere al massimo di 3,6 miliardi di euro per l’Ue e di 10,4 miliardi per l’India.
Gli scambi
Rispetto agli scambi commerciali, lo studio prevede nello scenario ambizioso che le esportazioni di merci dell’Ue verso l’India cresceranno del 107,6%, per 112,5 miliardi di euro, entro il 2032, mentre nella rotta contraria dovrebbero aumentare dell’86,6%, per 110,7 miliardi di euro. Per quanto riguarda invece i servizi, l’accordo aumenterà le esportazioni europee verso l’India del 4,7%, pari a 1,6 miliardi di euro, mentre le esportazioni di servizi da Nuova Delhi verso l’Europa cresceranno dello 0,1%, ovvero di 124 milioni di euro. Segno più previsto anche per gli investimenti: gli accordi potranno aumentare lo stock in India dell’1,2 per cento.
I settori
Si prevede che la maggior parte dei settori economici dell’Ue raddoppierà il valore delle esportazioni, in particolare quelli presidiati da micro, piccole e medie imprese. Tra questi rientrano i principali settori industriali dell’Ue (prodotti chimici, elettronica, macchinari), l’agricoltura (lattiero-caseario, zucchero, tabacco), nonché tessile, farmaceutico, minerario, metallurgico e mezzi di trasporto. L’India invece potrebbe raddoppiare l’export di abbigliamento e prodotti chimici, nonché dei prodotti lattiero-caseari, cereali, zucchero, carne, tessile, veicoli a motore e mezzi di trasporto, provocando ripercussioni sul commercio con altri Paesi. L’aumento delle esportazioni indiane verso l’Ue nel tessile e nell’abbigliamento, secondo lo studio, potrebbe avere un impatto negativo per l’export di Turchia e altri Paesi asiatici in questi stessi settori verso l’Europa.
I rischi
L’aumento degli scambi commerciali avrà un impatto non trascurabile anche sul tessuto produttivo di entrambe le parti coinvolte, con una crescita dell’occupazione locale nei settori che aumenteranno le esportazioni. Tuttavia, le aziende europee operanti nei settori che vedranno una crescita delle importazioni si troveranno a fronteggiare delle difficoltà. “L’aumento delle importazioni dall’India nell’abbigliamento, nel tessile e nella pelle, così come nel riso e nello zucchero, potrebbe avere effetti negativi per le imprese dell’Ue, già sotto pressione”, sottolineano gli analisti. Per l’India, invece, le preoccupazioni riguardano soprattutto le condizioni di lavoro e la possibile crescita del lavoro minorile. L’aumento delle esportazioni stimolerà infatti la produzione e, per raggiungere obiettivi più elevati, la pressione sui lavoratori potrebbe intensificarsi favorendo il lavoro straordinario e la riduzione delle pause. “Inoltre, solo una parte dei posti di lavoro aggiuntivi che potrebbero essere creati sarà probabilmente formale e permanente”, ammoniscono gli esperti. “Se le recenti tendenze del mercato del lavoro indiano dovessero mantenersi, è probabile che la maggior parte dei nuovi posti di lavoro sarà assegnata a lavoratori con contratti a tempo determinato o assunti informalmente, privi di tutele legali”.