Salvini non ha messo in pericolo nessuna vita: ha rischiato, non tutto ma molto sì. E ha vinto, politicamente, su tutta la linea.
Se non ci fosse stata la Spagna, ci sarebbe stato lui. Salvini ha scelto una nave con cui poteva rischiare: assai cinico, ma lecito (dal suo punto di vista). L’Aquarius non è una bagnarola, tutto era monitorato e Salvini ha atteso che qualcuno si facesse avanti per farla attraccare. Se non si fosse mosso nessuno, ovviamente avrebbe dovuto “aprire i porti”, perché non è un aguzzino (non scherziamo) e perché l’Italia è un Paese che come accoglienza non ha nulla da invidiare a nessuno. A quel punto, politicamente, avrebbe perso su tutta la linea. Il suo è stato un “all in” a poker. Ha vinto lui.
Razzismo. Grandi peana per il premier spagnolo che ha salvato centinaia di vite (che non erano a rischio). Bello. Poi però qualcuno dovrebbe spiegarmi perché quando la stessa Spagna non accoglie nessuno ma erige muri e fili spinati, è lecito. Quando Malta se ne frega, è lecito. Quando Germania e Francia se ne fregano, è lecito. E quando invece l’Italia – per una volta – alza la voce e pone un problema reale, è razzista.
Video di Marion Didier
Salvini è il più bravo. Salvini è il politico più bravo, per distacco, del lotto. Continua a essere sottovalutato in maniera puerile e miope. Oppure si confonde la bravura con la simpatia. Ragazzi, chiariamoci: se uno è di destra, non è che poi dovete stupirvi se fa cose di destra. Magari lo votano apposta. Finiamola poi col far coincidere la stima con la condivisione. Per me la vita è sacra e chiudere i porti è semplicemente irricevibile, ma il mio parere ora non conta nulla. Almirante sapeva fare opposizione come pochi, ma asserirlo non significava certo condividerlo. L’altro giorno, alla Camera, Del Rio ha fatto un discorso efficacissimo e riuscito: se lo dico – e lo ripeto – non vuol dire che lo condivido, ma vuol dire che gli riconosco un’abilità politica.
Sarebbe bello che i talebani grillini, questa cosa elementare, la capissero. Al tempo stesso, e torniamo al tema di questi giorni, asserire che Salvini le sta indovinando tutte non vuol dire condividerlo: vuol dire riconoscerne il talento (cinico) politico e la scaltrezza, che gli stanno permettendo di mangiare in testa a tutti.
La sinistra può parlare, i renziani no. I social stanno ribollendo di indignazione virtuale, nel senso che a parole son tutti incazzati ma poi nella realtà non frega una fava a nessuno o quasi. Ebbene: la sinistra radicale ha tutto il diritto a criticare il Salvimaio. Fa benissimo e deve insistere, perché il caso Aquarius sancisce uno stacco netto e forse definitivo tra “voto al Potere al Popolo” e “voto al Moimento cinque Stelle”. In generale, chi è di sinistra (e quindi non del Pd) non può non provare distanza o addirittura repulsione. Ma i renziani, o quelli che fino a ieri votavano Renzi pur non amandolo granché, dovrebbero solo stare zitti. Minniti faceva le stesse cose, e se a volte non ha chiuso i porti è perché gli son mancate le palline.
E Renzi ha voluto esattamente questo: sbattere la porta in faccia ai 5 Stelle per poi varare la Pop Corn Strategy e gridare al “governo nazifascista”. Bene: adesso lo avete avuto (come no). Era il vostro sogno. Bravi. Godete e fate cortei con Nardella. Ma non fracassateci la uallera con i j’accuse delle Ascani: c’è un limite anche al ridicolo e nulla sarà mai peggiore del Pd renziano. Nulla.
Il governo ha vinto. La si può girare come si vuole, ma il governo ha stravinto sul caso Aquarius. A stare ai sondaggi Lega e 5 Stelle sfiorano il 60% e Conte vanta la fiducia di sei italiani su dieci. Son tutti idioti o magari sono gli Zucconi a vivere sull’Iperuranio di Stocazzo? Anche qui: dire che il governo “ha vinto” non vuol dire che “ha fatto bene”. Vuol dire che il governo si è giocato bene le carte che aveva. Anche per questo, dall’altra parte, rosicano.
5 Stelle al palo. Più esattamente, ha vinto Salvini. Conte e Di Maio stanno per ora sullo sfondo. Soprattutto il secondo. E’ un altro tema politico dirimente: Salvini, essendo il più bravo di tutti, si prende quasi sempre la scena. E’ ovvio che qui era il protagonista, trattandosi di una vicenda riguardante il Viminale, ma i 5 Stelle o alzano l’asticella in fretta o si faranno fagocitare da una forza assai più smaliziata di loro. Si aggiunga che il caso Nogarin, o le dichiarazioni diversamente lucide di Toninelli ieri da Mentana, non aiutano.
Nota a margine. Questo governo sta violentemente sulle palle a larga parte dei tromboni insopportabili che hanno devastato questo paese. Fossi nel Salvimaio, me ne vanterei. Ma i 5 Stelle non calano. I sondaggi dicono che i 5 Stelle non calano. O calano poco. Il 4 marzo avevano il 32.5, ora stanno comunque sopra il 31. Hanno perso poco più dell’uno percento. Eppure, a sentire la tivù, sembrerebbero decrepiti. Sapete perché? Perché anche il caso Aquarius ha polarizzato i pareri già esistenti.
Chi li odiava prima, ora li odia ancora di più (si prenda a esempio Vauro). Chi li ha votati, li guarda sì con crescente disillusione. Ma non ha cambiato idea, e se l’ha cambiata (per ora pochissimi casi, stando ai sondaggi) è per avvicinarsi alla Lega o all’astensione. Di sicuro non alla “sinistra”, che ha la maggioranza sui talk e sui giornaloni, sui social o sulla Milano bene, ma che nel mondo reale ha l’incidenza di un pioppo morto in un paesaggio stitico di Gauguin.
Concretamente. Salvini, in concreto, ha ottenuto davvero qualcosa? Forse no, ma ha dimostrato ai suoi elettori che “se alzi la voce l’Europa ti sente”. A lui interessava solo questo. Quindi ha vinto lui. Più lo tratteggiate da Goebbels e più gli fate un regalo. Oltretutto, a differenza di molti politici, lui anche al potere sta facendo quello che aveva promesso di fare. Chissà: forse è anche per questo che lo votano.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente replica di Vauro
Leggo nel pezzo di Andrea Scanzi che io odierei i 5 stelle. Voglio solo affermare che l’odio non è un sentimento né una categoria politica che mi appartiene. Al contrario è una dimensione dalla quale rifuggo. La critica, satirica e non, anche feroce è altra cosa dall’odio, è passione, indignazione, a volte anche dolore. Ho ben visto quanto l’odio sia divenuto elemento spesso prioritario di una politica sempre più vuota di contenuti e di valori etici. Quanto sia “utile” a creare consenso colmando quel vuoto con nemici immaginari, quasi sempre gli “ultimi”. Proprio per questo mi sento insultato se mi si accomuna alla, purtroppo sempre più vasta, categoria degli odiatori.
Risposta di Andrea Scanzi
Caro Vauro, tutto volevo fuorché insultarti. E lo sai bene, poiché conosci quanto io ti stimi. A dirla tutta, e sai anche questo, quando parli dei 5 Stelle – o li disegni – avverto un astio particolare (e beninteso più che legittimo). Sbaglierò io. Ci vediamo domani ad Accordi&Disaccordi. Un abbraccio
Andrea Scanzi
Giornalista e scrittore
Politica - 12 Giugno 2018
Aquarius, Salvini continua a indovinarle tutte
Salvini non ha messo in pericolo nessuna vita: ha rischiato, non tutto ma molto sì. E ha vinto, politicamente, su tutta la linea.
Se non ci fosse stata la Spagna, ci sarebbe stato lui. Salvini ha scelto una nave con cui poteva rischiare: assai cinico, ma lecito (dal suo punto di vista). L’Aquarius non è una bagnarola, tutto era monitorato e Salvini ha atteso che qualcuno si facesse avanti per farla attraccare. Se non si fosse mosso nessuno, ovviamente avrebbe dovuto “aprire i porti”, perché non è un aguzzino (non scherziamo) e perché l’Italia è un Paese che come accoglienza non ha nulla da invidiare a nessuno. A quel punto, politicamente, avrebbe perso su tutta la linea. Il suo è stato un “all in” a poker. Ha vinto lui.
Razzismo. Grandi peana per il premier spagnolo che ha salvato centinaia di vite (che non erano a rischio). Bello. Poi però qualcuno dovrebbe spiegarmi perché quando la stessa Spagna non accoglie nessuno ma erige muri e fili spinati, è lecito. Quando Malta se ne frega, è lecito. Quando Germania e Francia se ne fregano, è lecito. E quando invece l’Italia – per una volta – alza la voce e pone un problema reale, è razzista.
Video di Marion Didier
La sinistra può parlare, i renziani no. I social stanno ribollendo di indignazione virtuale, nel senso che a parole son tutti incazzati ma poi nella realtà non frega una fava a nessuno o quasi. Ebbene: la sinistra radicale ha tutto il diritto a criticare il Salvimaio. Fa benissimo e deve insistere, perché il caso Aquarius sancisce uno stacco netto e forse definitivo tra “voto al Potere al Popolo” e “voto al Moimento cinque Stelle”. In generale, chi è di sinistra (e quindi non del Pd) non può non provare distanza o addirittura repulsione. Ma i renziani, o quelli che fino a ieri votavano Renzi pur non amandolo granché, dovrebbero solo stare zitti. Minniti faceva le stesse cose, e se a volte non ha chiuso i porti è perché gli son mancate le palline.
E Renzi ha voluto esattamente questo: sbattere la porta in faccia ai 5 Stelle per poi varare la Pop Corn Strategy e gridare al “governo nazifascista”. Bene: adesso lo avete avuto (come no). Era il vostro sogno. Bravi. Godete e fate cortei con Nardella. Ma non fracassateci la uallera con i j’accuse delle Ascani: c’è un limite anche al ridicolo e nulla sarà mai peggiore del Pd renziano. Nulla.
Il governo ha vinto. La si può girare come si vuole, ma il governo ha stravinto sul caso Aquarius. A stare ai sondaggi Lega e 5 Stelle sfiorano il 60% e Conte vanta la fiducia di sei italiani su dieci. Son tutti idioti o magari sono gli Zucconi a vivere sull’Iperuranio di Stocazzo? Anche qui: dire che il governo “ha vinto” non vuol dire che “ha fatto bene”. Vuol dire che il governo si è giocato bene le carte che aveva. Anche per questo, dall’altra parte, rosicano.
5 Stelle al palo. Più esattamente, ha vinto Salvini. Conte e Di Maio stanno per ora sullo sfondo. Soprattutto il secondo. E’ un altro tema politico dirimente: Salvini, essendo il più bravo di tutti, si prende quasi sempre la scena. E’ ovvio che qui era il protagonista, trattandosi di una vicenda riguardante il Viminale, ma i 5 Stelle o alzano l’asticella in fretta o si faranno fagocitare da una forza assai più smaliziata di loro. Si aggiunga che il caso Nogarin, o le dichiarazioni diversamente lucide di Toninelli ieri da Mentana, non aiutano.
Nota a margine. Questo governo sta violentemente sulle palle a larga parte dei tromboni insopportabili che hanno devastato questo paese. Fossi nel Salvimaio, me ne vanterei. Ma i 5 Stelle non calano. I sondaggi dicono che i 5 Stelle non calano. O calano poco. Il 4 marzo avevano il 32.5, ora stanno comunque sopra il 31. Hanno perso poco più dell’uno percento. Eppure, a sentire la tivù, sembrerebbero decrepiti. Sapete perché? Perché anche il caso Aquarius ha polarizzato i pareri già esistenti.
Chi li odiava prima, ora li odia ancora di più (si prenda a esempio Vauro). Chi li ha votati, li guarda sì con crescente disillusione. Ma non ha cambiato idea, e se l’ha cambiata (per ora pochissimi casi, stando ai sondaggi) è per avvicinarsi alla Lega o all’astensione. Di sicuro non alla “sinistra”, che ha la maggioranza sui talk e sui giornaloni, sui social o sulla Milano bene, ma che nel mondo reale ha l’incidenza di un pioppo morto in un paesaggio stitico di Gauguin.
Concretamente. Salvini, in concreto, ha ottenuto davvero qualcosa? Forse no, ma ha dimostrato ai suoi elettori che “se alzi la voce l’Europa ti sente”. A lui interessava solo questo. Quindi ha vinto lui. Più lo tratteggiate da Goebbels e più gli fate un regalo. Oltretutto, a differenza di molti politici, lui anche al potere sta facendo quello che aveva promesso di fare. Chissà: forse è anche per questo che lo votano.
Riceviamo e pubblichiamo la seguente replica di Vauro
Leggo nel pezzo di Andrea Scanzi che io odierei i 5 stelle. Voglio solo affermare che l’odio non è un sentimento né una categoria politica che mi appartiene. Al contrario è una dimensione dalla quale rifuggo. La critica, satirica e non, anche feroce è altra cosa dall’odio, è passione, indignazione, a volte anche dolore. Ho ben visto quanto l’odio sia divenuto elemento spesso prioritario di una politica sempre più vuota di contenuti e di valori etici. Quanto sia “utile” a creare consenso colmando quel vuoto con nemici immaginari, quasi sempre gli “ultimi”. Proprio per questo mi sento insultato se mi si accomuna alla, purtroppo sempre più vasta, categoria degli odiatori.
Risposta di Andrea Scanzi
Caro Vauro, tutto volevo fuorché insultarti. E lo sai bene, poiché conosci quanto io ti stimi. A dirla tutta, e sai anche questo, quando parli dei 5 Stelle – o li disegni – avverto un astio particolare (e beninteso più che legittimo). Sbaglierò io. Ci vediamo domani ad Accordi&Disaccordi. Un abbraccio
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".