Cento parole da condividere insieme. Senza immagini, musica né video di accompagnamento. Per una volta solo parole. Nell’aspirazione di offrire riflessioni feconde, da fecondare.
Per argomenti che di mondiale abbiano il respiro o per lo meno un sussulto; pensieri senza una razza né un’identità se non quella umana.
Per solcare un cammino interiore con vigore e educazione; pescare resurrezioni nel mare della propria memoria collettiva.
Questo, con in disparte una consapevolezza: scrivere in italiano oggi è come comporre poesie in friulano trent’anni fa.
Il tutto – titolo compreso – in cento parole, come queste.
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