La Costituzione sancisce i diritti e i doveri dei cittadini italiani, compresi quelli dei parlamentari. Dopo la velocissima e silenziosissima modifica dell’articolo 81 (pareggio di bilancio) – che solo Lidia Undiemi e pochi altri hanno denunciato tempestivamente -, l’anomala situazione istituzionale che vede il governo Monti sostenuto da una maggioranza bipartisan rischia di partorire una pessima e forse irrimediabile riforma costituzionale.
Teoricamente l’adozione di un nuovo sistema elettorale – francese, tedesco, australiano o marziano che sia – andrebbe accompagnato da un parallelo, coerente adeguamento del sistema istituzionale. Questo in una situazione normale. Ma l’anormalità della transizione politica in corso dovrebbe rendere evidente a tutti, perlomeno a chiunque abbia a cuore il futuro dell’Italia, che l’unica riforma doverosa per questo Parlamento politicamente delegittimato è quella della legge elettorale. A maggior ragione dopo i risultati delle amministrative, questa Camera e questo Senato non hanno invece alcun diritto di modificare la Costituzione. Deputati e senatori possono scegliere se tornare al proporzionale o al mattarellum; oppure possono decidere di adottare un inedito sistema elettorale. Quello che non possono fare è ricattare gli italiani, dicendo loro che “o si cambia, in fretta e furia, anche la Costituzione oppure ci teniamo il porcellum”.
È un film già visto: ogni volta che il sistema politico va in tilt, si evocano salvifiche riforme condivise. Il problema è che si tratta, tanto per cambiare, di riforme poco o per nulla condivisibili. Con una differenza rispetto al passato: che, data la larghissima maggioranza parlamentare, stavolta non ci sarebbe bisogno del referendum! Pertanto non si tratterebbe solo dell’ennesimo atto di arroganza, ma di un pericoloso ed intollerabile attacco alla democrazia. Restano drammaticamente attuali le parole che Giuseppe Dossetti scrisse nella lettera inviata nel 1994 all’allora sindaco di Bologna (oggi senatore Pd) Walter Vitali:
“Si tratta cioè di impedire a una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la nostra Costituzione: si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea Costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di stato”.
A proposito, lo scorso 12 maggio ero presente all’incontro pubblico promosso dai Comitati Dossetti qui a Bologna, presso la biblioteca di San Domenico. Titolo: “Cambiare la Costituzione nella fretta e nel silenzio del Paese”. Tutti gli intervenuti – eccetto il senatore Vitali – hanno sottolineato come, oltre alla legge elettorale, l’unica riforma che questo Parlamento “sostanzialmente delegittimato” dovrebbe fare con urgenza è quella della natura giuridica dei partiti (art. 49 Cost.). Luigi Ferrajoli, giurista e vicepresidente dei Comitati Dossetti, ha definito la riforma costituzionale in discussione “una riformetta che in condizioni normali sarebbe inutile, ma nella situazione data è allarmante”. Gli stessi concetti espressi recentemente da Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario di Libertà e Gustizia: “La riforma della Costituzione – prima ancora che se ne discutano i contenuti – comporta un esercizio di sovranità che necessita d’un Parlamento in sintonia con i cittadini: necessita d’un Parlamento che non abbia da fare nessun atto di contrizione e che sia, al contrario, pienamente legittimato dal voto popolare, espresso secondo una legge elettorale accettabile, che non faccia a pugni con la democrazia”. Più chiaro di così…
Speriamo dunque che i Comitati Dossetti, Libertà e Giustizia e tutti coloro che in questi anni si sono battuti per la difesa della Costituzione, decidano – coerentemente – di lanciare un ultimatum a Pd, Idv e alle altre forze democratiche attualmente non rappresentate in Parlamento, affinché desistano dall’intenzione di avallare questa controriforma. Per esempio minacciando, in caso di mancato ascolto, di invitare i cittadini a limitare la propria scelta elettorale solo tra quelle forze politiche che si saranno opposte a tale riforma… Solo il prossimo Parlamento, se sarà eletto con una legge elettorale decente, avrà infatti la legittimazione per mettere mano a ritocchi costituzionali. Per esempio con la messa in sicurezza dell’articolo 138, come chiedeva Oscar Luigi Scalfaro: rendere obbligatorio, a prescindere dalla maggioranza parlamentare, il referendum costituzionale. Se invece, come oggi (ri)propone Berlusconi, si intende addirittura passare da un sistema parlamentare ad uno presidenziale, l’unico strumento accettabile è quello indicato da Dossetti: un’assemblea costituente.
È ora che le idee prevalgano sulle facce, sui nomi e sui cognomi. È ora di archiviare questo leaderismo senza (veri) leader. E, soprattutto, è ora di uscire da quello che rischia di essere un complice silenzio.
Riccardo Lenzi
Presidente dell'associazione Piantiamolamemoria
Emilia Romagna - 16 Giugno 2012
Il “colpo di stato” di un Parlamento in scadenza
La Costituzione sancisce i diritti e i doveri dei cittadini italiani, compresi quelli dei parlamentari. Dopo la velocissima e silenziosissima modifica dell’articolo 81 (pareggio di bilancio) – che solo Lidia Undiemi e pochi altri hanno denunciato tempestivamente -, l’anomala situazione istituzionale che vede il governo Monti sostenuto da una maggioranza bipartisan rischia di partorire una pessima e forse irrimediabile riforma costituzionale.
Teoricamente l’adozione di un nuovo sistema elettorale – francese, tedesco, australiano o marziano che sia – andrebbe accompagnato da un parallelo, coerente adeguamento del sistema istituzionale. Questo in una situazione normale. Ma l’anormalità della transizione politica in corso dovrebbe rendere evidente a tutti, perlomeno a chiunque abbia a cuore il futuro dell’Italia, che l’unica riforma doverosa per questo Parlamento politicamente delegittimato è quella della legge elettorale. A maggior ragione dopo i risultati delle amministrative, questa Camera e questo Senato non hanno invece alcun diritto di modificare la Costituzione. Deputati e senatori possono scegliere se tornare al proporzionale o al mattarellum; oppure possono decidere di adottare un inedito sistema elettorale. Quello che non possono fare è ricattare gli italiani, dicendo loro che “o si cambia, in fretta e furia, anche la Costituzione oppure ci teniamo il porcellum”.
È un film già visto: ogni volta che il sistema politico va in tilt, si evocano salvifiche riforme condivise. Il problema è che si tratta, tanto per cambiare, di riforme poco o per nulla condivisibili. Con una differenza rispetto al passato: che, data la larghissima maggioranza parlamentare, stavolta non ci sarebbe bisogno del referendum! Pertanto non si tratterebbe solo dell’ennesimo atto di arroganza, ma di un pericoloso ed intollerabile attacco alla democrazia. Restano drammaticamente attuali le parole che Giuseppe Dossetti scrisse nella lettera inviata nel 1994 all’allora sindaco di Bologna (oggi senatore Pd) Walter Vitali:
“Si tratta cioè di impedire a una maggioranza che non ha ricevuto alcun mandato al riguardo, di mutare la nostra Costituzione: si arrogherebbe un compito che solo una nuova Assemblea Costituente, programmaticamente eletta per questo, e a sistema proporzionale, potrebbe assolvere come veramente rappresentativa di tutto il nostro popolo. Altrimenti sarebbe un autentico colpo di stato”.
A proposito, lo scorso 12 maggio ero presente all’incontro pubblico promosso dai Comitati Dossetti qui a Bologna, presso la biblioteca di San Domenico. Titolo: “Cambiare la Costituzione nella fretta e nel silenzio del Paese”. Tutti gli intervenuti – eccetto il senatore Vitali – hanno sottolineato come, oltre alla legge elettorale, l’unica riforma che questo Parlamento “sostanzialmente delegittimato” dovrebbe fare con urgenza è quella della natura giuridica dei partiti (art. 49 Cost.). Luigi Ferrajoli, giurista e vicepresidente dei Comitati Dossetti, ha definito la riforma costituzionale in discussione “una riformetta che in condizioni normali sarebbe inutile, ma nella situazione data è allarmante”. Gli stessi concetti espressi recentemente da Gustavo Zagrebelsky, presidente onorario di Libertà e Gustizia: “La riforma della Costituzione – prima ancora che se ne discutano i contenuti – comporta un esercizio di sovranità che necessita d’un Parlamento in sintonia con i cittadini: necessita d’un Parlamento che non abbia da fare nessun atto di contrizione e che sia, al contrario, pienamente legittimato dal voto popolare, espresso secondo una legge elettorale accettabile, che non faccia a pugni con la democrazia”. Più chiaro di così…
Speriamo dunque che i Comitati Dossetti, Libertà e Giustizia e tutti coloro che in questi anni si sono battuti per la difesa della Costituzione, decidano – coerentemente – di lanciare un ultimatum a Pd, Idv e alle altre forze democratiche attualmente non rappresentate in Parlamento, affinché desistano dall’intenzione di avallare questa controriforma. Per esempio minacciando, in caso di mancato ascolto, di invitare i cittadini a limitare la propria scelta elettorale solo tra quelle forze politiche che si saranno opposte a tale riforma… Solo il prossimo Parlamento, se sarà eletto con una legge elettorale decente, avrà infatti la legittimazione per mettere mano a ritocchi costituzionali. Per esempio con la messa in sicurezza dell’articolo 138, come chiedeva Oscar Luigi Scalfaro: rendere obbligatorio, a prescindere dalla maggioranza parlamentare, il referendum costituzionale. Se invece, come oggi (ri)propone Berlusconi, si intende addirittura passare da un sistema parlamentare ad uno presidenziale, l’unico strumento accettabile è quello indicato da Dossetti: un’assemblea costituente.
È ora che le idee prevalgano sulle facce, sui nomi e sui cognomi. È ora di archiviare questo leaderismo senza (veri) leader. E, soprattutto, è ora di uscire da quello che rischia di essere un complice silenzio.
B.COME BASTA!
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Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Non c’è molto da dire, se non che mi vergogno e che mi dispiace molto. Il Pd è germogliato dalle tradizioni più alte e più nobili della storia politica del Paese. Ha nel suo dna l’europeismo. Ed è di tutta evidenza che non può essere questo il nostro posizionamento". Lo scrive sui social Pina Picierno rispondendo alle proteste sui social per il post del Pd sulla questione del piano di Difesa Ue in cui si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Matteo Salvini.
"Mi vergogno, infatti. E sono allibita", aggiunge la vice presidente del Parlamento europeo.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "Ma vi siete bevuti il cervello Elly Schlein? Vi mettete a scimiottare Salvini. I riformisti sono vivi? Hanno qualcosa da dire? Paolo Gentiloni, Lorenzo Guerini certificate la vostra esistenza in vita al netto di Pina Picierno e Filippo Sensi". Lo scrive sui social Carlo Calenda, rilanciando un post del Partito democratico sulla questione del piano di Difesa Ue in cui tra l'altro si legge 'bravo Matteo' a proposito delle posizioni di Salvini.
Roma, 8 mar (Adnkronos) - "In Italia si aggira un tizio - si chiama Andrea Stroppa - che rappresenta gli interessi miliardari e le intrusioni pericolose di Elon Musk. Dopo avere espresso avvertimenti vagamente minatori e interferito sull’attività di governo, questo Stroppa ha insultato due giornalisti, Fabrizio Roncone e la moglie Federica Serra, con il metodo tipico dell’intimidazione". Lo dice il senatore del Pd Walter Verini.
"Esprimiamo solidarietà ai due giornalisti. E ci chiediamo anche cosa aspetti Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio di questo Paese, a far sentire la sua voce contro queste ingerenze, questi attacchi, questi tentativi di intimidazione a giornalisti e giornali”, aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia.
Roma, 8 mr (Adnkronos) - "Mentre il dibattito politico italiano viene inevitabilmente attratto dalla demagogia, da Trump arriva un’altra sberla: l’ipotesi del ritiro di 35.000 soldati americani dalla Germania. Si va di cigno nero in cigno nero, ma tutto questo sembra non ridestare dalla bolla della politica politicante il governo". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva.
"Oggi il Capitano ha animato i suoi gazebo nei fatti contro la linea della Premier e dell’altro Vicepremier (che dovrebbe essere il Ministro degli Esteri). Di fronte a questi scenari, serve un soprassalto di responsabilità. Oggi - aggiunge Borghi - di fronte agli sviluppi della guerra in Ucraina e alla svolta anti-Nato di Trump sono in gioco le nostre libertà democratiche: questo è il tema chiave di questi anni".
Washington, 8 mar. (Adnkronos) - E' stata eseguita tramite fucilazione la condanna a morte di Brad Keith Sigmon, che aveva scelto il plotone di esecuzione alla sedia elettrica e all'iniezione letale, i metodi adottati dalla South Carolina per le pene capitali. La Corte Suprema dello Stato aveva rifiutato l'ultima richiesta di sospensione dell'esecuzione, la prima tramite fucilazione eseguita negli Stati Uniti in 15 anni.
Il legale dell'uomo, condannato a morte per l'omicidio dei genitori della sua ex fidanzata con una mazza da baseball, ha spiegato al Washington Post che il suo assistito ha scelto il plotone di esecuzione perché "ha paura" ed è preoccupato per le possibili sofferenze provocate dall'iniezione letale, il cui procedimento, ha aggiunto il legale, viene "tenuto segreto".
Secondo quanto riferiscono i media americani, un plotone di esecuzione di tre agenti ha sparato all'uomo da una distanza di circa 4,6 metri all'interno del Broad River Correctional Institution nella capitale dello stato Columbia.
I giornalisti che hanno assistito all'esecuzione da dietro un vetro antiproiettile hanno affermato che Sigmon indossava una tuta nera con un piccolo bersaglio rosso fatto di carta o stoffa sul cuore. In una dichiarazione finale letta dal suo avvocato, Gerald King, Sigmon ha dichiarato di voler inviare un messaggio di "amore e un invito ai miei fratelli cristiani ad aiutarci a mettere fine alla pena di morte".
Al condannato è stato quindi messo in testa un cappuccio e circa due minuti dopo il plotone di esecuzione, composto da volontari del South Carolina Department of Corrections, ha sparato attraverso fessure in un muro.
Da quando è stata reintrodotta la pena di morte negli Usa nel 1976 sono state eseguite solo tre condanne a morte per fucilazione, tutte nello Utah, nel 1977, nel 1996 e nel 2000.
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - “Il risultato record raggiunto con il 2x1000 per il 2024 consente al Partito democratico un investimento straordinario sui territori: questa settimana abbiamo inviato oltre un milione di euro alle nostre articolazioni regionali e provinciali, che si somma alle 440.000 euro già anticipate. Si tratta solo del 70% di quanto pattuito, in quanto lo Stato non ha ancora trasferito l’intero 2x1000 spettante ai partiti politici. Ma noi invieremo comunque entro marzo il restante 30%, superando in totale i 2 milioni di euro relativi al solo 2024. Se sommiamo queste risorse al mezzo milione di euro trasferito lo scorso anno, possiamo calcolare che, in questi due anni di segreteria, il Pd nazionale ha trasferito ai territori più del doppio delle risorse trasferite negli otto anni precedenti sommati insieme, cioè dalla fine del finanziamento pubblico al 2022". Lo sottolinea il tesoriere del Pd, Michele Fina.
"Oggi -aggiunge- possiamo farlo perché sta arrivando a compimento una grande opera di risanamento del nostro bilancio, ma soprattutto perché abbiamo fatto fin dall’inizio una scelta precisa: investire per sostenere la partecipazione, l'attività politica e, in ultima istanza, la democrazia nel Paese. Abbiamo unito tutti i livelli del partito in un unico sforzo corale. Per questo nel 2024 siamo risultati il primo partito in assoluto con 10.286.000 circa di risorse, con una crescita di 3 milioni in due anni e ben 628.000 contribuenti che ci hanno scelto. È il dato più alto della nostra storia”.
“In un tempo in cui -le democrazie liberali sono messe in discussione dalla prepotenza finanziaria di plurimiliardari stranieri e dalla forza economica delle big tech, il Partito democratico -aggiunge la segretaria Elly Schlein- riparte dai territori, dal coinvolgimento della base, dal riacquisto e riapertura delle sedi, dalla formazione politica".
Roma, 8 mar. (Adnkronos) - "Incredibile come nel caso del ricorso del clandestino trasportato sulla nave ‘Diciotti’, il pubblico ministero della Cassazione abbia dato torto all’immigrato con una motivata requisitoria, chiedendo il rigetto della domanda. La Cassazione in totale difformità della richiesta invece ha accolto il ricorso con una ordinanza che di giuridico pare avere ben poco. Infatti stravolgendo un principio costante, in assenza di una qualsiasi prova afferma che il danno morale subito dal clandestino va supposto, senza la necessità di esser provato. Quindi i famigliari delle vittime di un incidente sono tenuti a dar prova del danno morale subito, l’immigrato no! È incredibile come la Cassazione non abbia nemmeno indicato i criteri per la determinazione del danno. Una ordinanza che di giuridico ha molto poco. Siamo al fanta-diritto. All’uso politico della giustizia elevato alla massima potenza". Lo afferma Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
"Peraltro -aggiunge- la ‘suprema’ Corte è poco suprema perché ha persino scritto nella sentenza 1989 invece di 2019. Dico alla presidente della Cassazione che poi le sue minacce ci lasciano indifferenti. Loro possono scioperare contro lo Stato e la legalità repubblicana. E noi non potremmo dire quello che pensiamo? Lo ripeto: siete contro la separazione dei poteri, siete fuori dalla legge. La magistratura da risorsa è diventata malattia per il Paese”.