Gianpaolo Tarantini sotto torchio per tre ore e mezzo nel carcere di Poggioreale. Lo hanno interrogato oggi, secretando gli atti, i pm della procura di Napoli che indagano sulla presunta estorsione nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi riguardo allo scandalo escort a Palazzo Grazioli. L’imprenditore pugliese è in carcere da otto giorni, mentre per sua moglie Angela Devenuto il gip ha predisposto i domiciliari. E’ invece sfuggito all’arresto Valter Lavitola, latitante in Sudamerica.
”Tarantini non si è sottratto alle domande, ha fornito spiegazioni esaurienti e siamo fiduciosi in una attenuazione della misura cautelare”, ha detto al termine dell’interrogatorio l’avvocato Ivan Filippelli, che assieme al collega Alessandro Diddi assiste l’imprenditore pugliese. Nel corso dell’interrogatorio, cominciato alle 15.30 e terminato alle 19, l’indagato ha ripercorso ancora una volta tutta la vicenda dei soldi erogati dal premier tramite Valter Lavitola.
Intanto escono stralci dell’interrogatorio di garanzia del 3 settembre, in cui Tarantini ha cercato di giustificare i 500mila euro elargiti dal premier e in gran parte trattenuti da Lavitola: soldi, che secondo l’imprenditore, dovevano servire ad avviare una produzione di protesi ortopediche. Tarantini afferma che, per l’emozione, il giorno in cui incontrò il premier ad Arcore non riuscì a fargli il discorso che si era preparato, cioè ad illustrargli il progetto che aveva in mente e a chiedergli 500 mila euro per finanziarlo. La richiesta fu avanzata dunque dal direttore de L’Avanti.
Ecco come l’imprenditore ricostruisce il suo arrivo ad Arcore a bordo di una Mercedes noleggiata e il suo incontro con Berlusconi: “Ci porta con questa Mercedes nera alla corte di Arcore. Il cameriere ci fa entrare, ci dice: ‘Un attimo!’, ci fa entrare nel salottino, dopo venti minuti, mezz’ora, dieci e un quarto, dieci e mezza, arriva Lavitola. Nel contesto, parlando con Lavitola: ‘Guarda, Valter, allora…’. ‘Gianpaolo, digli che vuoi fare questa attività!’. ‘Io no, mi vergogno’. ‘Non ti preoccupare, i soldi li chiedo io, li chiedo io!’. Lavitola diretto, dopo i saluti, dice: ‘Senta dottore – perché lui gli dà del dottore – Tarantini siccome queste cose non riesce a farle ha bisogno di 500mila euro per iniziare un’attività all’estero… Diretto! cosa che io non riuscirei mai a fare”.
“Per B. ho speso l’impossibile” – Tarantini, parlando ai pm, giustifica il suo imbarazzo. ”Io non avevo il coraggio dichiedere soldi a Berlusconi, fosse anche mille euro per mangiare”. Racconta l’imprenditore barese: “Berlusconi mi ha conosciuto come persona brillante, una persona che non ha mai chiesto niente. Anzi..credo che sarà evidente dalle intercettazioni sul caso escort, che io per Berlusconi ho speso l’impossibile senza nulla chiedere in cambio in quel momento, perché non avevo problemi, non avevo necessità, non avevo bisogno di niente”.
“Chi è coinvolto con B. è finito” – Parlando dei 500mila euro che Lavitola ha chiesto per lui al premier, l’imprenditore racconta: “Il presidente disse: ‘Gianpaolo, per te non c’è problema, io ti auguro di poterti riprendere economicamente. Io sono dispiaciuto, comprendo che la tua situazione è avvenuta per cause indirette, per cause mie, perché sono coinvolto con te’. Il senso – afferma Tarantini – era quello: ogni volta che qualcuno è coinvolto con Berlusconi è finito”.
“Chiesi a B. di sistemare i miei processi” – Nel corso dell’incontro di Arcore, al premier Tarantini non chiede solo soldi. Ma anche di “sistemare” i suoi processi. “In quell’occasione – dice l’imprenditore – io ricordo anche di dire: ‘Ma presidente, ma non riusciamo a sistemare anche qualcosa di mio sui problemi che ho io tra Procura, fallimento, indagini, cose…’. E lui dice: ‘Gianpaolo, un mese fa sono stato rinviato io a giudizio, presidente del Consiglio, a giudizio per prostituzione minorile, sto per avere mille processi tra Mills, Fininvest, Mondadori, e vieni a chiedere a me?'”.
Ad Arcore senza batteria nel cellulare – Tarantini aggiunge anche altri particolari della sua visita ad Arcore: per evitare di essere individuato toglie la batteria dal cellulare. A suggerirgli questa cautela è Lavitola. “E’ una domenica di marzo e credo che dalle intercettazioni telefoniche si possa vedere – dichiara Tarantini nell’interrogatorio fonoregistrato – atterriamo a Orio al Serio alle nove, la mattina alle nove, stacchiamo la batteria, lui (Lavitola, ndr) arriva con un altro aereo da Roma…a Milano Linate, arriviamo e stacchiamo la batteria a Bergamo noi, lui non so se stacca la batteria, arriviamo a Arcore e dopo una mezzoretta, le dieci e mezzo-undici ci riceve il presidente del Consiglio. Io non vedevo il presidente da due anni, ero straimbarazzato, credo mi sia anche commosso in quell’occasione…”.
”Nelle intercettazioni di Bari ci sono cose che compromettono Berlusconi” – Tarantini ha spiegato di essere preoccupato soprattutto per le conseguenze che la pubblicazione delle intercettazioni avrebbero potuto avere sul suo matrimonio, dal momento che aveva avuto relazioni intime con molte amiche della moglie. “Chi ci va più di mezzo – ha messo a verbale – non è tanto il presidente, perché che il presidente abbia abitudini sessuali con tante donne lo sa tutto il mondo. In quelle intercettazioni – spiega l’imprenditore – io il giorno dopo mi separo con mia moglie, al cento per cento, fidatevi! Perché si evincono rapporti sessuali miei con parecchie di quelle ragazze, molte! Amiche intime di mia moglie, e se volete vi faccio i nomi, però spero che questo verbale non esca, amiche intimissime di mia moglie, forse tra le migliori amiche di mia moglie, alcune di queste portate a casa del presidente del Consiglio, non escort, ma mogli di notai, di imprenditori, di avvocati, gente nota, che avevano relazioni con me. Quindi il mio timore è sempre stato quello. All’inizio sì, devo dire anche di Berlusconi, che comunque ci sono delle cose che lo compromettono, perché vederlo di nuovo sui giornali con ragazze che… punto e a capo: Ruby 2, certo che non è cosa piacevole per lui”.