Paolo Ricci
Medico epidemiologo
Sono un medico epidemiologo, già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico della ATS Val Padana (ex ASL province Mantova e Cremona) e già professore a contratto in discipline di sanità pubblica presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Il mio interesse prevalente è il rischio cancerogeno negli ambienti di vita e di lavoro. Sono autore/coautore di diverse pubblicazioni scientifiche comparse anche su riviste internazionali. Ho collaborato in vari studi di epidemiologia ambientale con l’Istituto Superiore di Sanità. Un rapporto scientifico che continua tutt’ora per l’aggiornamento dello Studio nazionale Sentieri che indaga l’impatto sulla salute dei Siti inquinati di Interesse Nazionale (SIN). Attualmente sono impegnato in consulenze tecniche per la Procura Generale della Corte d’Appello di Venezia e Trieste in materia di amianto e tumori. La posizione intellettuale che sostiene il mio lavoro muove dal superamento dello schema dicotomico della causalità delle malattie, interna (familiarità) da una parte, ed esterna (infezioni, contaminazioni) dall’altra, anche se permane come stereotipo nella cultura diffusa. Lo stesso DNA, assurto a simbolo di una individualità intangibile, è profondamente condizionato dall’ambiente nel suo funzionamento, come bene ci spiega l’epigenetica.
Ogni fenomeno si pone infatti come risultante di entrambe queste due componenti variamente ponderate tra loro che però nell’esito si rendono indistinguibili. Da almeno un secolo, Scienza e Filosofia si sono allineate sul pensiero intorno al rapporto uomo-mondo che è come dire uomo-ambiente inteso nella sua più ampia accezione di habitat geografico e socio-economico, ricomponendo quindi l’unitarietà della cultura minata dalla inevitabile specializzazione delle conoscenze. Per entrambe l’essenza dell’uomo è il suo essere in relazione con l’ambiente: non c’è mai l’uno senza l’altro. Una relazione originaria quindi, per cui lo stato di salute di una popolazione è sempre specchio dell’ambiente in cui vive. Tutelandolo si tutela se stessi, come singoli e come comunità, e viceversa. Da qui penso debba muovere qualsiasi politica di sanità pubblica.