Stefano Caselli
Giornalista
Sono nato a Torino nel 1975. Faccio questo mestiere da circa dieci anni e prima di approdare al Fatto Quotidiano ho lavorato qua e là spaziando tra settimanali, quotidiani, programmi radiofonici, televisivi, tv allnews, documentari per La Storia Siamo Noi e qualche esperienza editoriale. Voglio bene alla mia città e provo a raccontarla come riesco sulle pagine del Fatto. Sono del Toro e non mi sono ancora stancato di ascoltare i Rolling Stones e di leggere e rileggere Beppe Fenoglio.
Articoli di Stefano Caselli →
Video →
- 12:15 - Omicidio Mattarella, giudice Balsamo: "Serve rilettura stagione mafia e terrorismo"
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - "Oggi i tempi sono maturi per costruire una memoria storica condivisa su quella stagione in cui la nostra Repubblica, colpita al cuore, seppe reagire coniugando il massimo impegno nella lotta alla mafia e al terrorismo con il convinto rispetto dei principi dello Stato di diritto. Una rilettura approfondita e complessiva di tutte queste vicende può essere finalmente capace di cogliere quei nessi che sfuggono ad una considerazione isolata dei singoli episodi". A dirlo all'Adnkronos è il giudice Antonio Balsamo, ex Presidente del Tribunale e oggi sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, commentando gli ultimi sviluppi sull'inchiesta sull'omicidio dell'ex presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, fratello maggiore del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980 davanti alla sua abitazione in via Libertà a Palermo, mentre andava a messa con i suoi familiari.
Nei giorni scorsi sono emersi sviluppi, a distanza di 45 anni dal delitto, sulla inchiesta coordinata dalla Procura di Palermo. Ci sarebbero due boss mafiosi nel registro degli indagati, accusati di essere i killer del Presidente Dc. Si tratta di due sicari di Cosa nostra, con un curriculum di delitti eccellenti, entrambi in carcere con più ergastoli da scontare. Il primo è Antonino Madonia, che oggi ha 72 anni e all'epoca ne aveva 28, e l'altro Giuseppe Lucchese, detto 'Lucchiseddu', oggi 67 anni, che all'epoca aveva 22 anni. Il primo avrebbe sparato a Mattarella, ferendo anche la moglie, Irma Chiazzese. Dopo i primi colpi sarebbe andato verso l'auto dove era il complice a prendere un'altra pistola con cui avrebbe sparato nuovamente, mentre il secondo sarebbe stato alla guida della Fiat 127 del commando, rubata il giorno prima, poi ritrovata abbandonata non lontana dal luogo del delitto.
"Per questo- dice il giudice Balsamo - è importante che al lavoro incessante della magistratura si accompagni un impegno altrettanto forte di tutte le istituzioni, per dare attuazione a quel 'diritto alla verità' che – come insegna la Corte europea dei diritti dell'uomo – appartiene non solo ai familiari delle vittime, ma anche all’intera collettività- spiega Balsamo - In questa prospettiva, è importante valorizzare la norma, inserita due anni fa nell’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede che il giudice deve obbligatoriamente accertare 'la sussistenza di iniziative dell'interessato a favore delle vittime, sia nelle forme risarcitorie che in quelle della giustizia riparativa', prima di concedere i permessi premio e le misure alternative alla detenzione ai detenuti per reati di terrorismo e di mafia".
Poi, parlando della nuova inchiesta, Antonio Balsamo spiega: "E' del tutto apprezzabile la perseveranza della Procura di Palermo nel voler fare luce sull’omicidio di Piersanti Mattarella, uno degli eventi che hanno segnato drammaticamente la storia del nostro Paese, per la grande statura politica e istituzionale assunta da un Presidente della Regione Sicilia che era divenuto protagonista di un progetto di rinnovamento di amplissimo respiro".
"Quello di Piersanti Mattarella era un progetto capace di mobilitare le migliori energie della società civile e di infondere speranza nel futuro per l’intera comunità, costruendo un forte rapporto di fiducia con le maggiori autorità italiane ed europee: dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini al Presidente della Commissione Europea Roy Jenkins", dice ancora Balsamo, giudice estensore della sentenza del processo sulla strage di Via D'Amelio, definita dal magistrato "uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana".
"Già due giorni dopo il delitto, Pio La Torre, in suo editoriale dal titolo 'Palermo come Roma', pubblicato su L’Unità parlava del barbaro assassinio del presidente della Regione siciliana come del 'delitto politico più grave dopo l’agguato di via Fani e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro' e richiamava l’attenzione sulla 'analogia politica impressionante' tra i due episodi- ricorda Balsamo all'Adnkronos - Sulla stessa linea si poneva un grande intellettuale come Leonardo Sciascia, che in una intervista pubblicata su Panorama il 21 gennaio 1980 rilevava le 'somiglianze impressionanti tra l’uccisione di Mattarella e quella di Moro'”.
E prosegue: "A proposito degli omicidi politici, nell’audizione del 3 novembre 1988 davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia - desecretata trentuno anni dopo, nel dicembre 2019 - Giovanni Falcone spiegava: 'si tratta di omicidi di matrice mafiosa (…). Ma il movente (…) non è sicuramente mafioso e comunque non è esclusivamente mafioso'". Il giudice Balsamo sottolinea che "nel DNA della giustizia riparativa c’è l’impegno per realizzare pienamente il diritto alla verità, anche in quei casi in cui non è più possibile aprire un processo penale. Una delle prime, e più significative, esperienze in questo senso è stata quella promossa da Nelson Mandela quando doveva ridisegnare il futuro del suo paese, nel segno di un forte sostegno alle vittime delle più gravi violazioni dei diritti umani e ai loro familiari, consentendo un completo accertamento dei fatti che avevano segnato un’intera epoca storica".
"E’ questo il significato che hanno inteso attribuire alla nuova norma quelle organizzazioni rappresentative della società civile che hanno dato impulso alla sua introduzione, come la Fondazione Falcone- dice ancora Balsamo - Costruire un sistema di giustizia riparativa capace di dare voce al bisogno di verità di tutte le vittime della stagione del terrorismo mafioso è una sfida importante. Se non prenderemo un preciso impegno in questo senso, le preoccupazioni che hanno accompagnato la concessione di benefici penitenziari a persone che non hanno mai compiuto una scelta di collaborazione con la giustizia sono inevitabilmente destinate a crescere. L’intera città di Palermo non più vuole tornare a un passato che ha inferto ferite gravissime all’intera comunità. Il sogno di Piersanti Mattarella e di tanti altri eroi civili che hanno vissuto in questa città è oggi il sogno di tutti i cittadini". (di Elvira Terranova)
- 10:25 - Mafia: commemorato a Palermo Piersanti Mattarella, presenti i familiari
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - E' stato commemorato con la deposizione delle corone sul luogo del delitto, avvenuto il 6 gennaio 1980, l'ex Presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella. Presente il figlio dell'ex Presidente, Bernardo, che il giorno dell'omicidio aveva 20 anni ed ha assistito al delitto. La sorella Maria, ex segretario della Regione siciliana, è morta lo scorso 9 settembre per un tumore. Presenti anche i figli di Bernardo e Maria Mattarella. Sul luogo della commemorazione anche il Prefetto Massimo Mariani, il Presidente della Corte d'Appello Matteo Frasca, il Procuratore generale Lia Sava, il Procuratore dei minori Claudia Caramanna, il giudice Antonio Balsamo oltre ai vertici militari e delle forze dell'ordine. La Regione era rappresentata dall'assessore Francesco Scarpinato mentre il Comune, assente il sindaco Roberto Lagalla, era rappresentato dal vicesindaco Giampiero Cannella. Presenti anche tanti amici di famiglia ed ex compagni di partito di Piersanti Mattarella.
- 10:08 - Mafia: Presidente antimafia Ars, 'su omicidio Mattarella importante riaprire alcuni cassetti'
Palermo, 6 gen. (Adnkronos) - "Va fatto un plauso a chi sta continuando le indagini, a chi continua a cercare la verità giudiziaria oltre che quella storica perché rimane un punto nero della nostra democrazia, del nostro sistema istituzionale, il fatto che dopo 45 anni non si sia fino in fondo accertata tutta la verità giudiziaria e storica". Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione antimafia all'Ars, a margine della commemorazione per il 45 anniversario dell'uccisione dell'ex Presidente della regione siciliana, Piersanti Mattarella. Alla domanda se la giornata di oggi, alla luce delle novità emerse sulle indagini negli ultimi giorni, abbia un sapore diverso, Cracolici replica: "Beh, ogni giornata in Sicilia è un giorno di memoria e la memoria non serve solo a ricordare chi non c'è più ma serve a ricordare a chi c'è che bisogna continuare questa battaglia perché è una battaglia che riguarda la nostra qualità della democrazia. Mi pare che ci sia consapevolezza che il lavoro di ricerca della verità che va davanti è un fatto importante, che alcuni cassetti si siano riaperti per cercare di capire e individuare coloro che sono stati gli esecutori, ma anche tutto il contesto di quell'omicidio", ha concluso.
- 10:08 - Sanità, Gemmato: "Nel 2025 impegno per abbattere liste d’attesa e attivare il territorio"
Roma, 5 gen. (Adnkronos Salute) - "Diamo un segno concreto dell'impegno, anche a livello sociale e umano, nei confronti dei bambini che purtroppo sono ospedalizzati. Con un gesto semplice possiamo portare un sorriso e un po’ di speranza a chi sta vivendo momenti difficili. Rinnovare il nostro impegno per i più piccoli e fragili è il modo migliore di iniziare un nuovo anno". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, a Bari, intervenendo alla manifestazione di solidarietà da lui promossa per raccogliere giocattoli da devolvere ai bambini ricoverati negli ospedali pugliesi. Nell’occasione il sottosegretario, all’Adnkronos, ha ribadito l’impegno del governo per "abbattere le liste d’attesa" e rafforzare la 'sanità territoriale' con un finanziamento adeguato del Ssn pubblico.
L’iniziativa ha visto "una grande risposta da parte dei cittadini", ma anche dai professionisti. "Abbiamo incontrato i medici, gli operatori sanitari che hanno" dato, "oltre al loro sforzo quotidiano, anche un segno tangibile della loro presenza e della loro vicinanza ai pazienti". Sono segnali importanti in questo inizio di 2025 che, auspica il sottosegretario, "sia un anno che arrida al Sistema sanitario nazionale pubblico", con "l'abbattimento delle liste d'attesa e la prosecuzione dell’aumento del finanziamento della nostra sanità pubblica, grazie all’inversione di tendenza avviata con grande impegno economico da parte del governo Meloni, del ministro Schillaci e del sottoscritto”.
Insieme all'abbattimento delle liste d'attesa "che abbiamo dotato dal punto di vista economico in maniera congrua – prosegue Gemmato - c'è anche il tema della territoriale che, purtroppo, è stato il tallone d'Achille della nostra Sanità pubblica durante il Covid". L’obiettivo è "attrezzare le case di comunità, i Cot, cioè i centri operativi territoriali, gli ospedali di comunità per dare una nuova sanità territoriale più prossima al cittadino", come previsto "anche al Dm77".
- 22:49 - Roma-Lazio 2-0, il derby è giallorosso: gol di Pellegrini e Saelemaekers
(Adnkronos) - La Roma batte la Lazio per 2-0 e si aggiudica il derby del 5 gennaio 2025, valido per la 19esima giornata della Serie A. I giallorossi si impongono con i gol di Pellegrini (10') e Saelemakers (18'). Il successo consente alla formazione allenata da Ranieri di salire a 23 punti, a metà classifica. La Lazio rimane a quota 35 punti, al quarto posto, e perde la chance di guadagnare terreno su Juventus e Fiorentina, appaiate a 32.
Ranieri per il derby sceglie, un po' a sorpresa, Pellegrini dal 1' a supporto di Dybala e Dovbyk. In mezzo al campo Konè e Paredes, e sulle corsie laterali confermati Saelemakers e Angelino. Baroni dall'altra parte opta per Isaksen preferito a Tchaouna a destra per completare la trequarti con Dele-Bashiru e Zaccagni. In avanti Castellanos.
Al 3' Koné si libera al limite dell'area e conclude con un destro a giro ma è bravo Provedel a respingere in angolo. La Lazio prova a reagire e al 5' Tavares serve Isaksen ma la conclusione viene ribattuta due volte e sulla respinta Marusic manda alto sopra la traversa. Al 10' la Roma passa: grande ripartenza dei giallorossi con Dybala che allarga, poi la palla arriva al limite a Pellegrini che con un tiro a giro di gran classe batte Provedel per l'1-0. La Lazio accusa il colpo e la Roma prova ad affondare.
Al 13' iniziativa personale di Hummels che conduce palla per diversi metri prima di concludere verso lo specchio ma la palla viene deviata in angolo. Al 17' la squadra di Baroni prova a reagire con Isaksen ma il rasoterra è troppo lento.
Al 18' la Roma raddoppia: sul rinvio di Svilar arriva la sponda di Dovbyk per Dybala si presenta al limite dell'area e scarica per Saelemakers che conclude di destro, Provedel respinge ma sulla respinta il belga deposita in rete il gol del 2-0. I biancocelesti continuano a fare girare il pallone per trovare lo spazio giusto e al 22' Dele-Bashiru semina il panico sulla trequarti prima di concludere verso la porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 38' ancora Lazio pericolosa con Isaksen che devia il cross di Tavares ma la sua spizzata termina al lato.
Ad inizio ripresa Baroni cambia e inserisce Tchaouna e Dia per Isaksen e Dele-Bashiru. La Lazio spinge e sfiora il gol al 48' con Castellanos su cui è attento Svilar e al 50' con Guendouzi che dalla lunga distanza lascia partire un mancino, deviato, su cui Svilar si invola a manda in angolo. La squadra di Ranieri dopo i primi minuti di difficoltà sfiora il tris al 58' ancora con Pellegrini che tenta la conclusione di mancino ma è bravo Provedel a respingere e bloccare su un successivo rimpallo. La Lazio riprende a spingere e Hummels salva su Zaccagni entrato in area dopo aver saltato Mancini.
Al 60' enorme occasione per i biancocelesti con Tchaouna, ben servito da Dia di testa, davanti a Svilar tocca male e va a colpire la parte alta della traversa. Al 65' ancora Lazio pericolosa, questa volta con Tchaouna che di tacco prova a servire Castellanos ma decisivo Hummels in copertura. Poi Ranieri cambia Pellegrini e Saelemakers inserendo Pisilli ed El Shaarawy.
La pressione della Lazio non accenna ad affievolirsi e al 69' Castellanos conclude da posizione defilata ma è attento Svilar. Ranieri cerca forze fresche e toglie Dybala e Dovbyk per Baldanzi e Shomurodov. Al 76' la Roma si salva ancora sull'ennesimo spunto di Tchaouna che crossa per Zaccagni che è bravo a servire Dia a due passi dalla porta ma è decisivo l'intervento di N'Dicka. Al 79' altra perentoria azione di Tavares che entra in area e conclude di sinistro ma il suo tiro termina di pochissimo al lato. Finale concitato e nervoso con rissa finale e Lazio che chiude in dieci uomini per l'espulsione di Castellanos. La Roma vince il derby, la squadra che va tutta sotto la Sud a ricevere l'abbraccio del pubblico giallorosso.
- 17:14 - Perugia, omicidio-suicidio a Gualdo Tadino: marito e moglie trovati morti in casa
Perugia, 5 gen. (Adnkronos) - Ha sparato con la pistola di servizio (Glock 17 cal. 9) regolarmente detenuta un colpo alla moglie 29enne, romena, per poi spararsi alla tempia. Sono i dettagli emersi dalla ricostruzione dell'omicidio-suicidio avvenuto questa mattina a Gualdo Tadino, nella frazione Gaifana, in una abitazione in via degli Ulivi.
L'uomo, una guardia giurata di 38 anni, è stato trovato senza vita accanto alla vittima. I rilievi ancora in corso, a cura della Sezione rilievi del Nucleo Investigativo di Perugia e Compagnia Carabinieri di Gubbio, confermano la dinamica. Secondo gli investigatori, il movente sarebbe legato a dissidi coniugali. Sul posto il medico legale e il sostituto procuratore di turno.
- 15:27 - Sardegna, Guzzetta: "Pronuncia Consiglio regionale è sempre sindacabile"
Roma, 5 gen. (Adnkronos) - Una pronuncia del Consiglio regionale della Sardegna sulla decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde per presunte irregolarità sul rendiconto delle spese elettorali non è ipotizzabile nell'immediato. "Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà solo nel momento in cui il provvedimento diventerà 'definitivo'". A indicare la significativa sentenza della Consulta è il professore ordinario di Diritto pubblico all'università di Roma Tor Vergata, Giovanni Guzzetta che, analizzando all'Adnkronos una vicenda ingarbugliata sia sul fronte politico che giudiziario, rileva anche che"il giudizio del Consiglio regionale è sempre sindacabile in sede giurisdizionale".
Pertanto, "immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto, sul piano giudiziario i tempi non saranno brevi: la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare".
Secondo il costituzionalista, "la vicenda è molto complessa perché ha evidentemente implicazioni politiche e giuridiche ma le letture appaiono molto semplificate e assertive". "Sul piano politico - analizza - ci troviamo di fronte ad una ordinanza-ingiunzione che contesta gravi violazioni della disciplina in materia di spese elettorali e relativa rendicontazione. In base alla legislazione vigente applicabile anche alla regione Sardegna, a seguito dell’accertamento di tali violazioni consegue anche la sanzione accessoria della decadenza, in quanto si concretizza una causa di ineleggibilità del consigliere regionale che si riflette sulla carica di presidente della Regione, perché, in base alla disciplina vigente ribadita dalla stessa legislazione sarda, il Presidente non può non essere anche membro del consiglio regionale. Sul piano politico la rilevanza della questione, e quindi le conseguenze in termini di opportunità, sono rimesse alle valutazioni degli interessati e al dibattito politico".
"Sul piano giuridico quello che succede è che il provvedimento, che è immediatamente esecutivo, è comunque un provvedimento amministrativo, sebbene adottato da un organo particolarmente autorevole in quanto istituito presso la Corte d’Appello e presieduto dal Presidente della Corte d’Appello. A tale provvedimento si può fare opposizione davanti al giudice ordinario, cui spetta anche decidere se sospenderne o meno l’esecutività. Secondo la Corte costituzionale (sent. 387/1996) la questione della pronuncia del Consiglio regionale sulla decadenza si porrà nel momento in cui il provvedimento diventerà “definitivo” (cioè una volta esauriti i gradi di giudizio di impugnazione dell’ordinanza o qualora tale impugnazione non ci sia, nei termini di 30 giorni dall’adozione del provvedimento). Da questa sentenza della Corte costituzionale sembrerebbe dunque che fino a quel momento il Consiglio non possa pronunciarsi, anche se il provvedimento del Collegio regionale di Garanzia rimanesse esecutivo".
Guzzetta osserva che "in questa prospettiva, immaginando che la Presidente della Regione Sardegna impugni effettivamente l’atto bisognerà attendere i vari gradi di giudizio e potrebbero passare mesi. Nel momento in cui il provvedimento, confermato dai giudici, divenisse effettivamente definitivo spetterebbe al Consiglio regionale dichiarare la decadenza. Sui poteri del Consiglio in questa materia c’è molta confusione, perché si tende a pensare in modo analogo a quello che vale per le Camere. Ma c’è una fondamentale differenza. Le Camere sono organi costituzionali e la Costituzione riserva a esse in via esclusiva la valutazione della decadenza. Lo stesso principio non vale per i Consigli regionali, le cui deliberazioni sono impugnabili davanti al giudice ordinario secondo i principi generali che valgono in questa materia, peraltro ribaditi dalla stessa legge statutaria della regione Sardegna 2007 articolo 26 comma 9. Questo vuol dire che i margini di valutazione dei Consiglio regionale sono comunque più ristretti, perché le loro scelte sono sindacabili quanto al rispetto delle norme sulla decadenza".
"Il controllo del Consiglio regionale, dunque, è vincolato dal quadro normativo e non può ritenersi politicamente libero. Il che non vuol dire che il suo voto sia una formalità (possono essere rilevati vizi procedurali ad esempio), ma certo la valutazione non è meramente politica. Né la legge ordinaria potrebbe riconoscere ai consigli regionali quella garanzia di insindacabilità degli atti che è assicurata dalla Costituzione alle Camere - sottolinea il professore di Tor Vergata - Questo peraltro vale per tutti i casi in cui i Consigli regionali accertino cause di decadenza. Le dichiarazioni di decadenza sono impugnabili davanti al giudice ordinario. Al limite possono ipotizzarsi anche dei conflitti di attribuzione davanti alla Corte costituzionale tra Regione e autorità giudiziaria".
"Sul piano giudiziario, dunque, i tempi non saranno brevi.Sul piano politico, ovviamente, la lunghezza dei tempi si trasforma in una prolungata spada di Damocle 'politica' sulla Presidente e sulla sua legittimazione. E qui, subentrano tutte le valutazioni di opportunità che non spetta a me fare", conclude il costituzionalista. (di Roberta Lanzara)