Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alle rubriche di Luca Mercalli, vi proponiamo un servizio sulle navi cariche di rifiuti pericolosi, moltissime, affondate nei nostri mari dalle organizzazioni criminali. Poi un’inchiesta sulla “moda” di piantare alberi per tutelare l’ambiente. Ma i problemi, come vedremo, sono molti. Andremo a scoprire quanto inquinano gli aerei che solcano i cieli e i ritardi nell’uso dei combustibili verdi. Fridays For Future ci spiega i rischi che si corrono per l’inquinamento, perfino stando in casa. Mentre il Wwf Italia parla di come “la foresta finisce nei nostri piatti”. Infine la consueta rassegna stampa internazionale.
Buona lettura
Mediterraneo, quelle 90 navi cariche di rifiuti affondate dalle mafie
di Pietro Mecarozzi
Un disastro perpetuato per un ventennio, che ancora oggi non trova soluzione. Si tratta delle navi a perdere, ovvero le navi cariche di rifiuti tossici affondate deliberatamente dalla criminalità organizzata per smaltire rifiuti pericolosi o radioattivi, per un periodo durato almeno dal 1979 al 2000, nelle acque italiane. Cosa nostra, ’ndrangheta e camorra ne hanno organizzato e gestito il carico e l’affondamento. Queste navi hanno consentito guadagni miliardari alla criminalità organizzata, e provocato danni irreversibili per l’ambiente.
Anni di segreti e di misteri hanno per molto tempo avvolto il dossier. Documenti relativi ai traffici di rifiuti pericolosi e alle navi dei veleni, sono stati occultati assieme a corpi e uccisioni. A deciderne la declassificazione di alcune prove fondamentali è stata però la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Alessandro Bratti, circa tre anni fa. Di particolare importanza appaiono i documenti che riguardano le navi affondate nel Mediterraneo, la maggior parte contendenti rifiuti pericolosi o radioattivi. Si tratta di circa 90 affondamenti indicati con relative coordinate, carico, dati dell’armatore, percorso e motivi apparenti del naufragio. Monitorando il mare calabrese (il più colpito nella vicenda), la Capitaneria di Porto nel 2011 ha invece censito 288 relitti, anche se di prove dell’esistenza di rifiuti radioattivi non se ne sono mai avute.
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Extinction Rebellion e la rivoluzione ambientale
Extinction Rebellion è entrato sulla scena, prima inglese e poi internazionale, con la furia di un ciclone. Animato da un’energia giovanile, ha saputo dimostrare disciplina, strategia e lungimiranza. Forte e ambizioso ha abbracciato un processo continuo di autorigenerazione per adattarsi al meglio alla sua espansione. In un solo anno si è diffuso in 126 paesi. XR ha cambiato il modo in cui guardiamo alla protesta, non più come espressione violenta di una rabbia repressa, ma come creativa rivendicazione di un diritto. Come forza che nella protesta nonviolenta si appella al nostro senso della giustizia, all’ironia leggera, alla sorellanza che ci affratella tutti. (“Extinction Rebellion e la rivoluzione ambientale” di Fiorella Carollo, Edizioni Multimage).
AUTRICE
Fiorella Carollo è un’ Orientalista, laureata in Giapponese a Ca’ Foscari, si è formata in antropologia, pensiero femminista e Feminist Film Theory. Ha vissuto a Londra, Tokyo, Melbourne e Bali, ora vive a sud di Roma, al mare. Blogger appassionata dal 2013 cura il blog “Donna Reporter” a cui ha fatto seguito “Le interviste di Donna Reporter” e l’ultimo nato “La rivoluzione ambientale”. Collabora con il gruppo stampa italiano di XR e con la International Newsletterdel movimento.
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