Nella newsletter Fatto for Future di questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Elisabetta Ambrosi si occupa della Cop28 di Dubai, che procede verso la fine in un clima di delusione. Ne ha parlato con l’ingegnere ambientale Stefano Caserini che fa un bilancio del summit. Con Michela AG Iaccarino andiamo a Gaza, dove oltre alla distruzione assistiamo anche ad un altro effetto collaterale della guerra:, la devastazione ambientale che interessa tutti gli ambiti.
Nello spazio dedicato alle associazioni, Italia Nostra raccoglie le firme di molte associazioni per chiedere al presidente del Comitato Olimpico Internazionale di arginare l’incompetenza del governo italiano alle prese con gli investimenti per le Olimpiadi di Cortina. Mentre Scientist Rebellion, la Ong che raccoglie scienziati e ricercatori, lancia un appello per la mobilitazione a favore del clima.
La rubrica Verdi si diventa si occupa di negazionisti: un esperto ci spiega come approcciare questo tipo di persone.
Buona lettura
Caserini: “Cop28? Una delusione che indebolisce la credibilità di questi summit”
di Elisabetta Ambrosi
“Non c’è dubbio, questa versione della bozza finale della Cop28, anche se non ancora definitiva, delude le aspettative. Dal punto di vista politico è un nulla di fatto, una sconfitta della presidenza degli Emirati Arabi e anche un indebolimento della credibilità complessiva dei negoziati climatici. E tuttavia vorrei ricordare che quello del negoziato sul clima è un lento lavoro incrementale e che, inoltre, era inevitabile che su questa Cop si scaricassero tensioni geopolitiche come la guerra in Ucraina e a Gaza”. Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici al Politecnico di Milano, docente all’Università di Parma e coordinatore del sito scientifico Climalteranti, non è certo entusiasta dei primi risultati della Cop di Dubai. E tuttavia sottolinea come “la narrazione delle Cop come luoghi dove si salva o non si salva il mondo è sbagliata. E comunque il modo migliore per rispondere a chi vuole andare avanti con il petrolio è fare la transizione energetica subito”.
(continua a leggere)
Il libro
Nove miliardi di posti a tavola. La nuova geopolitica della scarsità di cibo
Edizioni Ambiente, pagina 200, euro 19
di Lester R. Brown
Nutrire la popolazione mondiale è sempre più difficile. Anche perché cresce ogni anno di 80 milioni di individui. L’agricoltura globale sta infatti facendo i conti con sfide mai affrontate: falde idriche in diminuzione, rese cerealicole al limite, suoli erosi e impoveriti, temperature in vertiginoso aumento. In questo scenario di scarsità alimentare, in cui il cibo ha assunto la stessa importanza del petrolio e il terreno agricolo è prezioso come l’oro, le nazioni più ricche danno vita al fenomeno del land grabbing, accaparrandosi terre e risorse all’estero a discapito dei paesi più poveri. Brown pone domande scomode: può il cibo diventare l’anello debole della nostra società? Cosa accadrà con il prossimo aumento dei prezzi? Cosa farà quella fetta di popolazione che non può più permettersi sacrifici?
Lester R. Brown è il fondatore del Worldwatch Institute e dell’Earth Policy Institute. Il suo lavoro è stato fondamentale per la formulazione del concetto di sviluppo sostenibile che oggi ispira le politiche di istituzioni e governi in tutto il mondo.
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