Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, un’inchiesta sui rifiuti che viaggiano in orbita intorno alla Terra, pericolosi per satelliti e astronauti. Cosa si può fare per ripulire lo spazio? Poi l’enorme inquinamento provocato dalla rete Bitcoin, la cui produzione consuma più energia dell’Italia intera. Ma per monete come l’Ethereum si stanno studiando sistemi diversi. La Lav affronta il problema degli allevamenti di visoni, mentre Mountain Wilderness Italia ci parla del giacimento di titanio in Liguria che fa gola. Per finire la rassegna stampa internazionale.
Buona lettura
In orbita ci sono 8.800 tonnellate di detriti spaziali, pericolosi per satelliti e astronauti
di Elisabetta Ambrosi
Se pensate che, andando nello spazio, potreste incorrere nel rischio di horror vacui vi sbagliate. Mai come oggi il nostro universo – per la prima volta “violato” nel 1957 dal satellite sovietico Sputnik – è popolato dagli oggetti più disparati, non solo satelliti operativi ma anche “rifiuti spaziali” ( “space junk”) o detriti spaziali (“space debris”). Satelliti in disuso, sonde, pezzi di razzi, parti di navicelle, pannelli solari, telescopi orbitanti: alcuni sono vicino alla Terra, altri così lontani da essere destinati a restare in orbita per secoli o migliaia di anni. Il numero di questi oggetti è in costante crescita. Sono circa 42.000, frutto di più di 5.500 lanci, ma se si considerano anche i detriti si arriva, secondo l’Orbital Debris Programma Office della Nasa, a oltre 100 milioni di oggetti sotto un centimetro di dimensione, 750.000 tra 1 e 10 cm, oltre 20.000 più grandi di dieci centimetri, per una massa totale di 8.800 tonnellate. “Purtroppo nello spazio oggi c’è un certo affollamento, soprattutto in alcune fasce orbitali appetibili dal punto di vista scientifico e commerciale, come l’anello geostazionario, che si trova a 36.000 chilometri di quota, dove si posizionano i satelliti che usiamo tutti i giorni per il meteo o il broadcasting”, spiega Marco Castronuovo, responsabile dell’ufficio SSA/SST dell’Agenzia Spaziale Italiana. “L’altra zona che si sta affollando”, continua l’esperto, “è quella delle orbite basse, che va dai 450 ai 900 chilometri di quota, dove si trovano i satelliti utilizzati per l’osservazione delle risorse terrestri”.
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Una farfalla blu per migliorare i nostri pannelli solari? Un martin pescatore per ottimizzare il TGV giapponese? Le pigne per ispirare gli architetti? Il veleno del mamba nero per combattere il dolore? Vivremo più a lungo grazie alla talpa nuda o alla medusa che sa ringiovanire? Dalle libellule alle nuove pale eoliche, dalle zampe dei gamberi alle nuove protesi bioniche della mano: esempi stupefacenti che spingono avanti i limiti dell’immaginario umano. Gli esseri viventi si adattano costantemente alle necessità dell’ambiente in cui vivono e danno vita a soluzioni infinite e straordinarie. Sta a noi scoprirle, prima che sia troppo tardi. Per salvare la natura e per salvare noi, esseri umani. La bioispirazione, nel cuore della ricerca scientifica, economica ed… ecologica. La natura parla: ascoltiamola!
Emmanuelle Pouydebat è etologa e ricercatrice al CNRS e presso il Museo di storia naturale di Parigi. Da più di quindici ani studia l’evoluzione del comportamento animale, soprattutto la capacità di manipolazione e l’impiego di utensili. Autrice di saggi e articoli scientifici, ha pubblicato, tra l’altro, L’intelligenza animale. Cervello di gallina e memoria di elefante. Chi l’ha detto che gli uomini sono gli animali più intelligenti? (Corbaccio, 2018).
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