Questa settimana nella newsletter Fatto For Future, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, ci occupiamo della Siberia. Michela Ag Iaccarino ci racconta la storia dello scienziato russo che combatte contro lo scioglimento del permafrost cercando di ripristinare l’ecosistema preistorico. Elisabetta Ambrosi ha intervistato lo scrittore statunitense Charles Eiseinstein secondo cui per salvare la Terra bisogna cambiare il rapporto con il denaro. Mentre Virginia Marra scrive del caso Sardegna: ossia della crociata del governatore Solinas contro il taglio delle emissioni targato Europa.
Nello spazio delle associazioni, il Wwf Italia parla dell’accordo storico per fermare la deforestazione. Mentre Yourban2030 ha creato il primo smart wall sonoro d’Italia per ascoltare il “grido” dei ghiacciai. Nella rubrica “Verdi si diventa” ci occupiamo delle luci che si accendono a Natale e che comportano un incremento notevole di inquinamento. Vedremo come si può risolvere il problema.
Buona lettura
Lo scienziato del ghiaccio siberiano: ritorno alla preistoria per salvare la Terra
Di Michela Ag Iaccarino
Il guardiano del ghiaccio siberiano ha l’omen nel nomen, il destino nel nome: lo scienziato che tenta di frenare il riscaldamento climatico si chiama Sergey Zimov, da “zima”, che in russo significa inverno. Il visionario dalla barba e capelli lunghissimi – bianco latte come il panorama che lo circonda – ha un sogno di permafrost. Nell’Artico siberiano, tra caverne gelate e grotte di stalattiti, Zimov c’è arrivato 30 anni fa, dopo una laurea in geofisica dell’Università di Vladivostock e una specializzazione presso la prestigiosa università americana di Berkley, e non è mai più andato via. Nel 1988 ha fondato il Parco Pleistocene, dove tenta di ripristinare quello che è scomparso 10mila anni fa ed è stato inghiottito dalla tundra: l’ecosistema preistorico che può rallentare il riscaldamento terrestre.
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Il libro
Perché non si vedono più le stelle? Inquinamento luminoso e messa a reddito della notte
Eris edizioni, pagine 64, euro 6
di Wolf Bukowski
Com’è possibile che il buio non esista più? La sovrailluminazione costante, onnipresente – in particolare nei Paesi definiti sviluppati – fa male al clima, al pianeta e alla salute. L’utilizzo della luce a livello urbano va di pari passo con i concetti di decoro/degrado e con il securitarismo. L’insicurezza percepita e la paura del crimine sono alimentati proprio da quello stesso utilizzo della luce che ridefinisce i nostri contesti urbani. Abbiamo perso l’abitudine al buio al punto di percepire solo gli spazi bui come pericolosi. Come si può combattere contro questa luce inquinante, securitaria, “decorosa”?
Wolf Bukowski, scrittore, giornalista, ha raccontato in diversi volumi le trasformazioni materiali dei luoghi di vita e i dispositivi ideologici che le accompagnano: il decoro, la sicurezza, le false pratiche partecipative, l’illusione di poter produrre cambiamenti sociali tramite le abitudini di consumo. Le sue ultime pubblicazioni sono La buona educazione degli oppressi (Alegre) e l’edizione rivista de Il grano e la malerba (Ortica).
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