Nella newsletter Fatto for Future di questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, parliamo di centrali idroelettriche: dopo la tragedia di Suviana, Elisabetta Ambrosi ci racconta che in Italia ci sono quasi 5000 impianti e che, se da un lato il “carbone bianco” può ancora rappresentare una forma di energia da sfruttare, dall’altro tocca ripensare l’intero sistema: oggi, infatti, i sovra-canoni sono molto bassi e alcune concessioni sono in scadenza.
Michela Iaccarino affronta il tema delicato delle donazioni di sangue e raccoglie l’allarme della Croce Rossa internazionale: anche il cambiamento climatico sta determinando la minore quantità di scorte disponibili. Scoprirete come.
Nello spazio dedicato alle associazioni, i Fridays for Future annunciano che scenderanno in piazza, i prossimi 19 e 20 aprile, per chiedere un immediato cessate i fuoco a Gaza e politiche che piuttosto mettano al centro l’emergenza ambientale. Ecco Think Tank analizza, invece, la direttiva europea sulle “case green”, mostrando come i vantaggi non siano soltanto per il clima.
Per la rubrica Verdi si diventa, affrontiamo infine il problema molto serio dell’antibiotico-resistenza, un fenomeno divenuto – secondo gli esperti – una minaccia globale.
Buona lettura.
Suviana e le altre 5000. Tra concessioni in scadenza e canoni troppo bassi, i territori chiedono una gestione più democratica
di Elisabetta Ambrosi
“Quello che è accaduto la settimana scorsa a Suviana ci colpisce tutti. Le aziende, certo, ma anche le comunità locali. È una tragedia della montagna. L’idroelettrico è stata la più grande forma di industrializzazione della montagna italiana, delle Alpi come degli Appennini”. Racconta Marco Bussone, presidente dell’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (UNCEM), che “prima ci sono state dighe, invasi, turbine e alternatori, progettisti, ingegneri, architetti che hanno reso l’Italia uno dei più grandi produttori d’Europa di energia da acqua più forza di gravità. Solo dopo sono arrivati piste da sci, impianti di risalita, hotel e ristoranti”.
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Il libro
La società dell’emergenza
di Francesco Fantuzzi
«La società dell’emergenza è una società ormai non più in grado di coltivare una speranza nel futuro, di esprimere una visione del mondo che possa restituire fiducia alle prossime generazioni e ridurre il senso sempre più pressante di paura, incertezza e precarietà. Una società senza avvenire che paradossalmente esprime il proprio disagio e l’inquietudine nei confronti del presente proprio con il prefisso che dovrebbe descrivere ciò che verrà: post. L’emergenza qui descritta si colloca pertanto in uno scenario di postmodernità, di postdemocrazia ed è narrata da una deferente postinformazione. Un quadro che ha messo in discussione tutte le certezze della modernità, consegnandoci un futuro insicuro, precario, un vuoto valoriale, uno stato di crisi e di caos, di guerra infinita. Una cornice in cui si colloca alla perfezione uno stato di emergenza permanente, in cui tale singolare ossimoro diviene prassi, consuetudine, nutrimento prezioso per il novello Leviatano cui spetta la sua gestione». (dalla Postfazione di Franco Motta)
Francesco Fantuzzi lavora da oltre venticinque anni presso Mag 6 (Cooperativa di Finanza mutualistica e solidale di Reggio Emilia). Ha una grande passione per l’ambiente, i beni comuni, la partecipazione attiva alla cosa pubblica, la propria bicicletta. Per queste edizioni ha pubblicato, con Franco Motta, nel 2020, Dentro la zona rossa.
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