Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana continuiamo a parlare di cambiamento climatico, stavolta dalla prospettiva originale del giornalista e scrittore Martín Caparros e del suo ultimo saggio La fine dell’era del fuoco raccontato da Guido Biondi. Gli fa eco, nell’intervista a cura di Elisabetta Ambrosi, l’economista radicale Christian Felber, che propone di sostituire il concetto di Pil con il “Prodotto di bene comune”. Le temperature record di quest’anno sono “il termometro del fallimento”, come ha scritto Luca Mercalli, eppure, per non lasciarci prendere dal senso di impotenza, vedremo con un intervento della SISEF che non solo è possibile salvare le foreste dagli incendi, ma si può essere tanto più efficaci quanto più mirate sono le nostre azioni. L’associazione Mountain Wilderness Italia denuncia invece il problema del consumo di suolo sulle montagne dell’Appennino a causa delle incursioni senza regole delle gare di motocross. Infine, la nostra eco-rubrica della settimana è dedicata alla lavatrice: fateci caso, non è forse l’elettrodomestico più rappresentativo della “cultura dello spreco” prodotta dall’Antropocene? Vi spiegheremo perché.
Buona lettura.
Martìn Caparròs: “In un mondo senza più fuochi, la nostra vita è diventata low cost”
di Guido Biondi
“Ci furono tempi in cui un viaggio era un interminabile succedersi di fuochi: falò, ogni notte, per marcare il territorio. Ora che viviamo in un mondo senza fuochi, ciascuno è il paradiso di se stesso; l’inferno, com’è noto, sono gli altri”. Scrittore e giornalista argentino, Martìn Caparròs durante la dittatura militare ha vissuto in esilio a Parigi e Madrid sino al ritorno in patria al ripristino della democrazia. Figlio di uno psichiatra, lo scrittore ha ereditato dal padre un’angolatura obliqua, un’originale analisi sulla quotidianità, sui fatti della vita, drizzando le antenne sino a intuire i cambiamenti sociali in atto con un certo anticipo. Non un chiaroveggente, ma indubbiamente un caustico critico dei comportamenti della massa: “Un buon cane serviva a controllare l’insediamento proprio come lo faceva un bel fuoco, un cavallo ti aiutava negli spostamenti come un motore a scoppio, ed entrambi si ritrovavano attorno al fuoco dove si cuoceva una bestia. Adesso, ormai senza animali da lavoro né fuochi da lavoro, gatti, cani e camini a legna sono una pura compagnia, il superfluo”.
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Il libro
Il clima che cambia l’Italia. Viaggio in un Paese sconvolto dall’emergenza climatica
Roberto Mezzalama
(Einaudi, euro 17, pp.240)
Gli effetti del riscaldamento climatico sono già arrivati in Italia. Il clima sta cambiando velocemente e questo libro raccoglie testimonianze dalla viva voce di chi già oggi è toccato nella sua attività quotidiana dalle trasformazioni in atto nel nostro Paese. È la narrazione di agricoltori, pescatori, guide alpine, maestri di sci, albergatori, guardie forestali, insomma le persone che vedono una preoccupante accelerazione dei fenomeni che stanno cambiando i luoghi di cui si prendono cura. Un moderno Grand Tour, insomma, che raccontando la grande bellezza del nostro Paese racconta anche come siamo vicini a perdere molte delle nostre peculiarità se non agiremo in fretta e con determinazione. Completano il libro due interviste dell’autore a personalità d’eccezione: Michelangelo Pistoletto e Carlo Petrini. Entrambi, da par loro, intervengono su un tema cosí rilevante quale il riscaldamento climatico per l’Italia.
Roberto Mezzalama, una laurea in scienze naturali e un master in ingegneria ambientale, dopo dieci anni nel settore pubblico svolge da oltre vent’anni un ruolo apicale in una multinazionale di ingegneria ambientale. Collabora con l’Università di Harvard ed è membro del Consiglio di Amministrazione del Politecnico di Torino. La sua attività professionale consiste nella direzione di studi ambientali per grandi progetti infrastrutturali e lo ha portato a lavorare in oltre venti Paesi in Europa, Nord America, Africa e Asia Centrale. È entrato così in contatto con numerosi effetti del cambiamento climatico, dallo scioglimento del permafrost in Canada alla desertificazione delle savane dell’Africa.
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