Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, un’inchiesta su un fenomeno terribile: la strage degli attivisti che lottano per la tutela dell’ambiente: in un anno ne sono stati assassinati 331. Partendo dal caso Texas, Elisabetta Ambrosi ci parla del rischio blackout e qual è la via verde per evitarli. Greenpeace denuncia le migliaia di miliardi di investimenti della finanza nel settore del carbone. L’associazione Fare Verde ci racconta perchè è importante pulire le nostre spiagge. Per finire la rassegna stampa internazionale.
Buona lettura.
Deforestazione e sfruttamento minerario: la strage silenziosa degli attivisti per l’ambiente
di Pietro Mecarozzi
Neanche una pandemia globale ha fermato la strage di attivisti ambientali che da anni si consuma in tutto il mondo. E in particolare in America Latina. A svelarlo è il rapporto di Front Line Defenders, che indica la Colombia come il paese con il numero di uccisioni più alto nel 2020 (ben 177), e l’America Latina in generale come il posto più pericoloso del mondo per gli ambientalisti e per chi difende i diritti umani.
Tre quarti degli omicidi registrati nel 2020 sono avvenuti in Sud America. Sono 331 in tutto, di cui la fetta più grande (il 69%) riguarda proprio gli attivisti che lottano per la difesa del diritto alla terra, per la tutela delle risorse naturali dalla speculazione e dal degrado, e per i diritti delle comunità indigene. Al secondo posto per numero di uccisioni ci sono le Filippine di Duterte, con 25 assassinii. E poi a seguire Honduras, Messico, Brasile e Guatemala e Afghanistan. L’Europa rimane la regione meno colpita, con due persone uccise, entrambe impegnate a fermare il disboscamento illegale, in Romania.
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Il Libro
I neomateriali 2.0 nell’economia circolare
(euro 28, pp. 212)
a cura di Emilio Genovesi e Anna Pellizzari
Neomateriali 2.0 fa il punto sugli sviluppi più recenti nei processi produttivi e nei materiali che stanno alla base dell’economia circolare.
La prima parte del volume si concentra sui “neomateriali circolari”, divisi in tre grandi categorie. Si comincia dai “bio-based”, materiali di origine vegetale e animale o prodotti ingegnerizzando microrganismi come funghi e batteri. È poi la volta dei “neo-classici”, materiali riciclati – acciaio, alluminio, bioplastiche, calcestruzzo, carta, legno, plastica, pneumatici e vetro – che sono oggi alla base di svariati processi produttivi, in cui rientrano al termine di processi sempre più efficienti di riciclo e riutilizzo. Ci sono poi gli “ex novo”, ottenuti grazie a processi di valorizzazione dei rifiuti e degli scarti dell’industria alimentare e cosmetica, dai fanghi e dai reflui, dalle scorie degli inceneritori ed estraendo la CO2 dall’atmosfera.
La seconda parte presenta, attraverso case studies e storie esemplari di aziende e imprenditori, sia i possibili sviluppi delle filiere produttive più “tradizionali”, sia le ricerche pionieristiche portate avanti dalle start-up più innovative del panorama italiano ed estero. Arricchito da un suggestivo apparato iconografico, il volume fa parte di una serie di testi dedicati all’“innovazione circolare” e legati ai temi della rivista Materia Rinnovabile/Renewable Matter, magazine internazionale che documenta i cambiamenti nei rapporti tra risorse, economia e società.
Emilio Genovesi
Dopo aver lavorato come direttore marketing e comunicazione in una nota azienda del design italiano, è stato a lungo direttore generale di Domus Academy dove ha guidato il progetto e il lancio di quattro nuovi Master. Ha tenuto conferenze in Francia, Germania, Svizzera, Olanda, Svezia, Norvegia, Turchia, Giappone, Cina, Corea e Hong Kong sui temi del design e della strategia di impresa e ha curato una rubrica dedicata sull’inserto Nòva24 del Sole 24 Ore. È stato project leader del Biodiversity Park, padiglione tematico in Expo Milano 2015. Dal 2007 è CEO di Material ConneXion Italia e, dal 2020, di Materially. Tra il 2018 e il 2019 è stato presidente della “Commissione di studio per l’individuazione di politiche pubbliche di supporto e sviluppo del design” nominata dal Ministero dei beni culturali.
Anna Pellizzari
Lavora nel design dei materiali da oltre 25 anni, nei settori dell’automotive, degli articoli sportivi, packaging, beni di consumo, interni e retail, affrontando vari aspetti dei processi di innovazione, dall’estetica alla performance, fino all’economia circolare. Ha gestito progetti di consulenza per più di 100 aziende italiane e internazionali, sia come free lance, sia nell’ambito di collaborazioni con il Centro Ricerche di Domus Academy e con Material ConneXion Italia. Dal 2020 è Executive Director di Materially.
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