Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, capiremo se e quale idrogeno sarà realmente utile al clima (sicuramente non quello blu su cui puntano le grandi aziende italiane). Ci occuperemo poi di ristrutturazioni edilizie: uno studio europeo dimostra che ammodernare casa non solo ci fa risparmiare, ma salva il Pianeta e dà lavoro a milioni di persone.
Poi gli interventi delle associazioni: Mountain Wilderness smonterà le fake news sulle foreste, Cittadini per l’aria chiederà un “lockdown per le auto”. Per finire la consueta rassegna stampa internazionale.
Buona lettura.
L’idrogeno sarà una svolta per il clima, a patto che non sia quello “blu”
di Elisabetta Ambrosi
Coprirà l’energia necessaria per i trasporti pesanti, per l’industria, specie siderurgica, per bilanciare i sistemi elettrici basati sulle rinnovabili. Tutto questo, in teoria, senza produrre emissioni e consentendo all’Europa di raggiungere i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni, di recente alzati al 55% entro il 2030. Parliamo dell’idrogeno, la nuova carta che, appunto, l’Unione Europea vuole assolutamente giocare per decarbonizzare la sua economia: 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2024 e 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030: questi gli ambiziosi obiettivi che si leggono nel documento Strategia europea dell’idrogeno, presentato dalla Commissione Europea.
Sulla scia dell’Europa anche il nostro paese – lo ha fatto il ministero per lo Sviluppo Economico – ha stilato una sua strategia nazionale per l’idrogeno, con due date chiave: il 2030, anno in cui l’idrogeno, destinato ai trasporti pesanti, ai treni che ancora vanno a diesel fino al settore petrolchimico, dovrebbe soddisfare il 2% della domanda energetica nazionale. E il 2050, dove l’idrogeno dovrebbe arrivare a coprire il 20%, evitando fino a 8 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e producendo 200.000 posti di lavoro (e un aumento del Pil di 27 miliardi).
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Il libro: “Basta scuse sui rifiuti!”
Strade invase dall’immondizia, mari pieni di plastica, discariche stracolme…Ma dove vanno a finire davvero i nostri rifiuti? Siamo tutti responsabili della spazzatura che produciamo e proprio per questo, se ci comportassimo in maniera più consapevole, riusciremmo a ridurre il nostro impatto sull’ecosistema dell’intero Pianeta. Martin Dorey, esperto ambientalista, ci chiede di fare attenzione agli oggetti che buttiamo, a quelli che ricicliamo – come la plastica, il cibo, i vestiti, i prodotti elettronici, i mobili – e di considerare gli effetti di un errato smaltimento. Come ha già fatto in Basta plastica, il libro in cui aiutava i lettori a controllare il consumo di plastica, Martin Dorey offre delle #soluzioneindueminuti pratiche e veloci per diminuire la produzione di spazzatura, promuovendo delle azioni che possono fare una grande differenza.
A sei anni dal lancio, il movimento #2minutebeachclean è diventato un fenomeno globale e “social”, con più di 123.000 post su Instagram che citano l’hashtag. Gli attivisti oltremanica possono contare inoltre su una rete fisica di oltre 800 postazioni #2minutebeachclean, #2minutelitterpick e #2minutestreetclean (diffuse tra Regno Unito e Irlanda), da cui il pubblico può prendere in prestito bastoni raccogli-immondizia e sacchetti che rendono più semplice la raccolta dei rifiuti. In questo libro Martin Dorey invita il lettore a prendere “le decisioni migliori per il Pianeta” quando si tratta di lavarsi, fare acquisti, mangiare, vestirsi e comportarsi nella vita quotidiana. Ogni capitolo è corredato da paragrafi intitolati “Passiamo all’azione” relativi ai consigli pratici e ai suggerimenti sul modo migliore per ridurre il proprio impatto. Autore: Martin Dorey; Aboca edizioni; pagine 250, euro 12.
L’autore: Martin Dorey, ecologista e attivista, ha fondato il movimento #2minutebeachclean, per ripulire le spiagge dalla plastica. Vive sulle coste della Cornovaglia. Per Aboca Edizioni, ha pubblicato Basta plastica (2019).
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