Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, cominciamo dall’inchiesta di Elisabetta Ambrosi sulle valanghe in montagna, un fenomeno che si sta intensificando (e mutando) per via dei cambiamenti climatici. Mentre Pietro Mecarozzi ci parla di un recente report sull’inquinamento dell’aria, secondo cui le sostanze nocive uccidono 44 volte più delle guerre.
Nello spazio dedicato alle associazioni ambientaliste, Legambiente parla della legge per l’Agricoltura biologica che va approvata per il bene del made in Italy. Mentre Marevivo Onlus denuncia la pericolosità della plastica – superiore a quella del Covid – contro cui però nessuno fa nulla. Infine, nella rubrica “Verdi si diventa” ci occupiamo del parto e della crescita del bambino, un percorso a ostacoli per l’ambiente. Ma le alternative sostenibili ci sono.
Buona lettura
Cime pericolose, il cambiamento climatico è (anche) una valanga di neve
di Elisabetta Ambrosi
La cronaca pare non dare spazio a interpretazioni: i continui incidenti, i tanti decessi accaduti in montagna a causa di valanghe nevose sembrerebbero parlar chiaro rispetto ad un probabile nesso chiaro tra cambiamenti climatici e valanghe, rispetto al quale bisogna difendersi in maniera nuova e puntando soprattutto sulla tecnologia. Ma è proprio così? Cosa ci dice, anzitutto, la scienza?
In un rapporto dell’Ipcc (l’organo scientifico dell’Onu che si occupa di crisi climatica) chiamato Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate, nella sezione riservata all’alta montagna, si legge che “il ritiro dei ghiacciai e il disgelo del permafrost diminuiranno la stabilità dei pendii montuosi “, aumentando il numero dei laghi glaciali e di conseguenza frane e inondazioni in tratti nuovi rispetto al passato. In sostanza, “c’è un’elevata certezza che la frequenza delle rocce che si staccano e cadono da pendii ripidi cresca nelle zone di permafrost in degrado. Il disgelo ha anche aumentato la frequenza e il volume delle frane. Esiste poi il rischio di collassi parossistici di intere ghiacciai, dovuto all’aumento di temperatura del ghiaccio stesso”. Conferma l’analisi dell’Ipcc sulle valanghe rocciose Vanna Bonardo, presidente nazionale Cipra (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) e responsabile Alpi per Legambiente. “Rispetto alle frane e alle colate di detriti è chiaro che questi fenomeni sono aumentati in conseguenza del cambiamento climatico, anche perché in montagna, ambiente fragile e instabile, l’aumento delle temperature è ormai già di due gradi. Questo aumento, in generale, fa aumentare l’instabilità della montagna, perché oltre alla fusione dei ghiacci abbiamo anche il degradamento del permafrost, che causano situazioni di instabilità, e dunque frane e colate di detriti”. Dall’altro lato, continua Bonardo, “sono aumentati i fenomeni estremi, ora sono sessanta giorni che non piove, ma poi si innescano periodi altrettanto lunghi di precipitazioni persistenti o estreme. Tutto questo aggrava l’instabilità”.
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IL LIBRO
Brevissima storia della vita sulla Terra. 4,6 miliardi di anni in dodici capitoli
di Henry Gee
(Einaudi pp. 272 euro 16)
Siamo abituati ad associare l’esistenza della Terra a quella della nostra specie: Homo sapiens. Eppure gli esseri umani, benché lo abbiano modificato piú di qualsiasi altro animale, abitano il pianeta da poche migliaia di anni, un lasso di tempo irrisorio se guardato dalla prospettiva del momento in cui tutto è cominciato. Di quello che è successo prima che i nostri lontani antenati comparissero non sappiamo molto, a parte qualche infantile ricordo in stile Jurassic Park il resto è oscuro. Si tratta invece di un periodo di cambiamenti entusiasmanti, tra esplosioni nucleari e glaciazioni, metalli pesanti che evaporano e altri che sedimentano nel nucleo e fondono, tra terre che emergono e si spostano e altre che vengono sommerse e spariscono per sempre. Una storia cosí lontana da apparire misteriosa e affascinante quanto un racconto inventato; fatta di creature dimenticate che a queste mutazioni si sono adattate, sopravvivendo per milioni e milioni di anni, resistendo a radiazioni, temperature estreme, inondazioni: evolvendosi. Una storia di cui non abbiamo alcuna memoria, ma che ha reso possibile il nostro improbabile avvento, e che ci rivela il fragile e meraviglioso equilibrio su cui si è sempre retta la vita.
Henry Gee ha studiato zoologia e genetica all’Università di Leeds e ha conseguito il Ph.D. a Cambridge. Attualmente è Senior editor di Scienze biologiche per la rivista «Nature», dove per anni ha curato la famosa rubrica «Futures», dedicata alla fantascienza. Ha pubblicato decine di libri di raffinata divulgazione scientifica tra i quali ricordiamo Tempo profondo (Einaudi 2006) e La specie imprevista (il Mulino 2016).
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