Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Michela Iaccarino ci svela un lato inquietante della guerra in Ucraina: a causa della miopia dell’Occidente, che ha interrotto persino le collaborazioni scientifiche con la Russia di Putin, rischiano di “sciogliersi” le fondamentali ricerche degli esperti di Mosca sul permafrost dell’Artico. Di ghiacci e dell’eredità fragile che stiamo lasciando alle prossime generazioni parla il nuovo romanzo della giornalista e scrittrice Lorenza Pieri: Erosione, edito da E/O. Elisabetta Ambrosi l’ha intervistata per noi.
Nello spazio dedicato alle associazioni ambientaliste accogliamo l’intervento della comunità dei cittadini di Stromboli che provano a tenere alta l’attenzione sul disastro dell’incendio provocato il 25 maggio dal set di una fiction Rai. Invece la Società Italiana di Selvicoltura Forestale fa il punto sulle cause reali e l’impatto (devastante) delle temperature record raggiunte in questi giorni. Dati alla mano. In questi giorni, poi, gli ambientalisti di Fridays for Future sono a Torino per il loro Climate Social Camp: riportiamo qui l’articolo apparso oggi sull’edizione cartacea del Fatto Quotidiano.
Infine, per la rubrica Verdi si diventa affrontiamo un tema che è nella testa di tutte e tutti in questa stagione: le vacanze. Come organizzare un viaggio sostenibile? La risposta c’è e si chiama “ecoturismo”.
Buona lettura
L’Artico collassa, ma gli scienziati non si parlano: la guerra di Putin e la miopia dell’Occidente
di Michela A.G. Iaccarino
È l’ultimo avamposto siderale della terra, ma per la guerra in Ucraina collassa anche il regno del permafrost: l’Artico. A causa del conflitto, insieme al ghiaccio, sta evaporando anche la collaborazione tra scienziati russi e occidentali: il silenzio accademico calato negli ultimi mesi è peggiore di quello che divise gli esperti dei due blocchi durante la Guerra fredda. Lo dice Nature, una delle più antiche e prestigiose riviste del settore. Sempre di ghiacci ha parlato Elisabetta Ambrosi con Lorenza Pieri
Gran parte dell’Artico fa parte del territorio della Federazione, coperta per almeno il 60% del suo territorio da permafrost, che si scalda tre volte più velocemente della media globale e, nel farlo, rilascia metano, uno degli elementi che accelera il riscaldamento globale. È questo uno dei motivi per cui proprio nella tundra ghiacciata che arriva fino alla Siberia – ora avvolta dalle fiamme che divampano ogni estate – che vanno raccolti i dati necessari per combattere il riscaldamento del resto del globo. I dati raccolti dagli esperti di Mosca sono cruciali per la salvaguardia del Pianeta e se la guerra contro Kiev “sta interrompendo collaborazioni tra ricercatori all’interno e all’esterno della Russia in molti campi della scienza, sta avendo un impatto particolarmente profondo sulla scienza del clima nell’Artico” scrive Nature.
(Continua a leggere)
Il libro
EcoLove. Perché i nuovi ambientalisti non sanno ancora di esserlo
di Fiore de Lettera, Elena Granata
(Edizioni Ambiente, pp. 232, 22 euro)
Le piazze si riempiono di migliaia di ragazze e ragazzi che protestano contro l’inerzia delle risposte al cambiamento climatico. Si moltiplicano i progetti di riforestazione urbana e di agricoltura
biologica, e non c’è azienda che non abbia messo la sostenibilità al centro della propria comunicazione. Stanno crescendo – ed è un vero paradosso – le opportunità di fare bene al pianeta anche per le persone che non hanno particolare sensibilità ambientale. Com’è che siamo diventati tutti (veri e presunti) ecologisti? Secondo Elena Granata e Fiore de Lettera siamo attraversati da un inedito innamoramento collettivo. È infatti evidente che i dati e i numeri non bastano a smuovere le persone e a motivarle ad agire, e che la trasformazione culturale a cui stiamo assistendo coinvolge invece le passioni, l’empatia e persino il desiderio. Nel contempo, siamo messi di fronte a una scelta. Possiamo abbandonarci alla compiacenza e lasciare che questo amore, così com’è arrivato, svapori e venga rimpiazzato da qualche nuova passione. Oppure possiamo farlo diventare un vero sentire ecologico, capace di consolidare quella simbiosi tra immaginazione, ragione e sentimento di cui noi – e il nostro pianeta – abbiamo così bisogno.
|