Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Michela AG Iaccarino ci racconta dei “pirati dei carbon credit” che stanno distruggendo l’Amazzonia: si tratta delle aziende che devono compensare le emissioni nocive. E chi ci rimette, oltre all’ambiente, sono gli indigeni locali. Elisabetta Ambrosi ci conduce in un approfondito viaggio nel mondo dei profumi, per la persona e la casa, spesso dannosi per la salute.
Nello spazio dedicato alle associazioni ospitiamo l’intervento del Coordinamento Free contro l’eliminazione del Superbonus, cosa che dà il colpo di grazia anche alla riqualificazione edilizia (oltre che all’economia e all’occupazione). Mentre Canapa Mundi denuncia gli asfissianti controlli di polizia durate le manifestazioni in cui è protagonista la canapa, pianta utile per molte applicazioni.
Nella rubrica Verdi si diventa, infine, Wwf e Legambiente forniscono le soluzioni per affrontare la siccità e salvare l’agricoltura.
Buona lettura
I “pirati dei carbon credit” all’arrembaggio dell’Amazzonia
di Michela AG Iaccarino
“Il giorno in cui scompariranno gli indigeni, scompariranno anche le foreste”. A gennaio scorso la Coica – Coordinazione delle organizzazioni indigene dell’Amazzonia – ha eletto per la prima volta una donna al comando. Colombiana, barricadera, avvocato: è Fany Kuiru Castro. La sua voce dovrà levarsi più forte di quelle dei governi degli Stati attraversati dal fiume Rio delle Amazzoni: tutte le comunità indigene che abitano lungo il suo corso sono state raggiunte da aziende interessate a bilanciare le loro emissioni di carbonio. Soldi – tanti- ne offrono in cambio dei carbon credit, “crediti di carbonio”, quei certificati che compensano le emissioni di Co2 attraverso il finanziamento di progetti di sostenibilità ambientale. (O almeno dovrebbero). Da qualche anno è iniziato un duello silenzioso e complicato: le terre ancestrali delle tribù stanno diventando il bacino del business in cui vanno a pescare quelli che hanno cominciato a chiamare “pirati dei carbon credit”, non ancora veramente regolati da alcuna istituzione.
(continua a leggere)
Il libro
Alberi sapienti, antiche foreste. Come guardare, ascoltare e avere cura del bosco
Utet editore, pagine 256, euro 15
di Daniele Zovi
“Se si sta dentro un bosco in posizione di ascolto, prima o poi si avverte, si intuisce la presenza di un flusso di energia che circola tra i rami, le foglie, le radici. Talvolta è un sussurro, altre volte strepiti e grida. È come se le piante parlassero tra loro”. Camminatore infaticabile e sensibilissimo osservatore della natura, Daniele Zovi, negli anni, questi suoni ha imparato ad ascoltarli e interpretarli. Un bosco, ci dice, non è solo l’insieme degli alberi che lo compongono, e neppure la somma di flora e fauna. Un bosco è il risultato di azioni e reazioni, alleanze e competizioni, crescita e crolli. Un mondo mobile, che sebbene continuiamo a sforzarci di studiare e catalogare, limitare e controllare, resterà sempre un selvaggio, vibrante spazio di meraviglia. Zovi guida il lettore in questo spazio, addentrandosi sempre più nel folto della foresta, alla ricerca dello spirito del bosco. Una ricerca che, pagina dopo pagina, appare sempre più come una ricerca del nostro spirito.
DANIELE ZOVI, laureato in Scienze forestali a Padova, per quarant’anni ha prestato servizio nel Corpo forestale dello Stato. Per Utet ha pubblicato Italia selvatica (2019) e Autobiografia della neve (2020). Per De Agostini ha pubblicato due libri di narrativa per ragazzi, Ale e Rovere. Il fantastico viaggio degli alberi (2020) e Ale e i lupi. Alla scorperta degli animali del bosco (2021).
|