Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Guido Biondi ci parla del lavoro di Luca Ortino sui romanzi di fantascienza: il suo libro racconta come gli autori di testi visionari si siano occupati di disastri ambientali e perfino del virus sfuggito da un laboratorio cinese. Elisabetta Ambrosi ci spiega come difendere la nostra salute – anche psichica – dalle minacce dovute a eventi catastrofici, inquinamento e innalzamento delle temperature. Nella sezione rubriche, Greenpeace lancia un appello per accelerare l’iter della normativa europea contro la deforestazione, chiesta dal basso dai cittadini ma bloccata dalle lobby. Legambiente (con altre associazioni) critica la riforma Cartabia della giustizia perché ha “dimenticato” i reati ambientali da quelli da salvare dal macero. Infine, la rubrica “Verdi si diventa” della settimana è dedicata a un problema che assilla chiunque abbia dei figli: i pannolini. Ebbene, quelli lavabili sono la soluzione migliore per l’ambiente e per le finanze familiari.
Buona lettura.
Dal virus sfuggito da un laboratorio alle crisi climatiche: la fantascienza ha previsto i mali del secolo
di Guido Biondi
“Prospettive del 21°secolo a cura di Daniel Bell, del 1968, cercava, riunendo la voce di noti architetti, sociologi, psichiatri, economisti, oggi quasi tutti per fortuna dimenticati, di fornire un quadro del futuro. Il genere fantascientifico ha indagato meglio il rapporto con il mondo naturale, un genere teso a scovare rapporti fra noi e gli altri, con il diverso inteso anche come non umano, come espressione del mondo naturale o di quello alieno”. La percezione del clima – nella società e nella letteratura –, di Luca Ortino, edito da Odoya è l’antidoto ad un libro per addetti ai lavori: non annoia, è pieno di ritmo e stimola a linkare autori, profezie e citazioni letterarie surfando sulle copertine dei testi citati incastrate tra le pagine in stile fumetto. Siciliano, piemontese ma nato a Firenze, Ortino condivide i testi insieme al suo team composto da Laura Dalfino, Davide Arecco, Franco Piccinini, Loris Pinzani e la moglie Chiara Onniboni, una sorta di laboratorio open-source sulla falsariga dei tabloid d’essai. Questo è anche il suo terzo libro sulla trilogia della percezione dopo aver affrontato il tema del tempo e quello del viaggio culturale quale risposta al turismo di massa. Il clima è la sua nuova ossessione: “Con la pandemia ho toccato con mano come le persone vengano informate su cose non vere, con scarsa sincerità. I bellissimi libri di Mercalli parlano della responsabilità individuale e dei comportamenti a cui le persone dovrebbero aderire. Anche io, nel mio piccolo, ho cercato di portare idee nuove alla causa: tutti partiamo dal grande Leonardo, che conosceva l’aspetto conscio e inconscio della vita”.
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Il libro
La casa vivente
di Andrea Staid
(ADD editore, pp. 168, euro 16)
Abitare è una delle principali caratteristiche dell’essere umano e la casa è il luogo umano per eccellenza. Domandare a qualcuno «dove vivi?» vuol dire chiedere notizie sul posto in cui si svolge la sua attività quotidiana. Ma soprattutto su quello che dà senso alla sua vita. Servendosi anche di un suggestivo giro del mondo tra le architetture vernacolari, il libro va in cerca del senso profondo dell’abitare. Dalle Ande peruviane alle montagne indiane, passando per il Vietnam e la Mongolia, Andrea Staid ci racconta che una palafitta sul lago Inle in Myanmar si regge su pali di bambù che vanno controllati e spesso cambiati, oppure che le travi del pavimento di una casa nelle montagne del Laos invecchiano, respirano e vanno revisionate.
Ci racconta quindi che le case sono vive. In questo libro non ci sono solo esperienze lontane, perché dai viaggi c’è sempre un ritorno e ovunque sta nascendo la consapevolezza di quanto sia importante vivere (dunque abitare) in un modo più sostenibile ed ecologico. Da questa necessità nascono le esperienze di autocostruzione che stanno crescendo in tutta Italia e la scelta dell’autore di abitare in un rapporto diretto con la natura, in una casa che di natura si nutre e che è stata costruita assecondandone i ritmi e gli spazi.La casa vivente unisce antropologia ed esperienza personale, viaggio ed etnografia e ci invita a ripensare il nostro modo di immaginarci nello spazio.
Andrea Staid è docente di antropologia culturale e visuale presso la Naba, ricercatore presso Universidad de Granada, dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Ha scritto diversi libri, tra cui Abitare illegale e I dannati della metropoli tradotti in Grecia, Germania, Spagna e adottati in varie facoltà universitarie. Collabora con diverse testate, tra le quali: Left, Il Tascabile, La Ricerca.
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