Mentre la Cop28 prosegue senza dare al mondo nessuna possibilità di svolta, Greenpeace rende noto un report secondo cui il riscaldamento causato da Big Oil rischia di causare 360mila morti entro fine secolo. Nella newsletter Fatto for Future di questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Elisabetta Ambrosi ha sentito i principali movimenti per l’ambiente per capire per quale motivo quest’anno non sono stati a Dubai per il summit, nemmeno per protestare. Michela AG Iaccarino ci porta nella siberia russa, dove gli orsi non riescono ad andare in letargo perché le temperature sono troppo alte.
Nello spazio dedicato alle associazioni, Azione contro la fame lancia un disperato appello ai partecipanti al vertice emiratino per prestare attenzione al tema della crisi ambientale che provoca carenza di cibo. Amref Italia presenta una ricerca secondo la quale il 90% degli italiani teme le minacce del cambiamento climatico
La rubrica Verdi si diventa si occupa di batterie, web e informatica: ossia come liberarci dalle fonti fossili usando rinnovabili e tecnologia.
Su FqExtra il podcast di Ambrosi e Mercalli: Cop 28, se non abbandoniamo i fossili sarà la fine della civiltà
Buona lettura
“Noi, eco-attivisti contro la Cop28 dell’ipocrisia e indifferenza. Per questo non siamo presenti”
di Elisabetta Ambrosi
“In questi giorni si svolge la COP28, una bella fiera dell’ipocrisia. Capi di stato e di governo, insieme a centinaia di rappresentanti della lobby del fossile, sono volati a Dubai su jet privati per un summit guidato da Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato di ADNOC, la più grande compagnia petrolifera degli Emirati. Non possiamo permettere che un piccolo gruppo di corrotti politici ed avidi industriali dia lezioni al resto del mondo su come possiamo uscire dall’emergenza ecoclimatica. Né possiamo credere alle loro vuote promesse sul taglio delle emissioni, disattese altre 27 volte in passato”.
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Il libro
Fitopolis, la città vivente
Laterza, pagine 168, euro 18
di Stefano Mancuso
Da troppo tempo ci siamo posti al di fuori della natura, concependo il luogo dove viviamo come qualcosa di separato dal resto della natura, contro la natura. Ecco perché da come immagineremo le nostre città nei prossimi anni dipenderà una parte consistente delle nostre possibilità di sopravvivenza. Le città del futuro, siano esse costruite ex novo o rinnovate, devono trasformarsi in fitopolis, luoghi in cui il rapporto fra piante e animali si riavvicini al rapporto armonico che troviamo in natura.
Stefano Mancuso insegna Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Firenze ed è direttore dell’International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV).
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