Prosegue l’appuntamento con la Newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Luana De Micco ci racconta della storica decisione del Consiglio di Stato francese che obbliga Macron a mettersi in riga con gli accordi di Parigi sulla riduzione delle emissioni entro i prossimi 9 mesi. Poi un’intervista dirompente al politologo Stefano Bartolini (autore del Manifesto per la felicità), che afferma che l’ecologismo ha bisogno di politiche ambientali e riforme e non può vivere di allarmi continui o di piccoli cambiamenti individuali. La LAV Moda Animal Free punta il dito contro l’Italia per gli allevamenti di visoni, solo sospesi in netto contrasto con la direttiva europea, e anche il Coordinamento FREE segnala che il nostro Paese “balbetta” per quanto riguarda i progetti sull’idrogeno verde contenuti nel Recovery plan italiano. Per finire, l’appuntamento con i consigli di Elisabetta Ambrosi per vivere green: questa settimana parliamo di carta igienica e salviette umidificate, perché la scelta di uno stile di vita più ecologico passa, inevitabilmente, anche da lì.
Buona lettura
Ultimatum del Consiglio di Stato a Parigi: 9 mesi per rispettare gli accordi sul clima
di Luana De Micco
L’ultimatum è del Consiglio di Stato: Parigi ha nove mesi di tempo per mettere in pratica “tutte le misure utili” per raggiungere gli obiettivi che si è fissata in termini di riduzione dei gas a effetto serra. Secondo la più alta giurisdizione amministrativa francese, che ha reso nota la sua decisione il primo luglio, se nulla cambia, la Francia infatti non riuscirà a rispettare gli impegni presi proprio nell’ambito degli storici accordi di Parigi del 2015: -40% di emissioni di CO2 entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050. Il tempo per agire scade esattamente il 31 marzo 2022, data che cade nel pieno della campagna per le presidenziali, fissate per aprile prossimo. Il governo ha risposto che “delle cose sono state fatte”, ma che “dovranno essere completate”.
All’origine di questa decisione – senza precedenti, sottolinea la stampa francese -, è la denuncia sporta nel gennaio 2019 contro lo Stato dalla città di Grande-Synthe, comune di 23 mila abitanti sulla costa atlantica nord, poco lontano da Dunkerque. La città è in prima linea nella lotta contro il riscaldamento climatico e si è dichiarata “città in transizione”, riducendo l’illuminazione pubblica e la presenza delle auto, e favorendo le energie rinnovabili. La località marittima ha visto negli anni aumentare gli episodi di grande caldo e le piogge torrenziali e si sente minacciata dall’innalzamento del livello del mare legato all’aumento delle temperature globali. Per questo ha accusato lo Stato di “inazione climatica”.
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Il libro
Le conseguenze del ritorno
Storie, ricerche, pericoli e immaginario del lupo in Italia
(Alegre edizioni, pp. 176, Euro 15)
di Luca Giunti
Ritornano. Scendono dai monti, si spostano col buio, appaiono inattesi al limite dei campi e negli hinterland delle grandi città. È un eufemismo dire che i lupi si erano “quasi estinti”. Li avevamo sterminati. A fucilate, con le tagliole, coi bocconi avvelenati. È accaduto più o meno cent’anni fa. All’epoca le nostre “aree interne”, sull’arco alpino e lungo la dorsale appenninica, erano ancora abitate. Nella seconda metà del Novecento si sono gradualmente spopolate. A partire dagli anni Ottanta, dalle minuscole e inaccessibili enclave dove si erano rintanati, i pochi lupi superstiti hanno ricominciato a guardarsi intorno. E a camminare. E a macinare chilometri. Sempre più chilometri. Decine di chilometri nel corso di una sola notte. È stato così che il lupo ha ripopolato le nostre montagne, ed è ormai avvistato anche in pianura. Durante il lockdown del 2020 ha colto l’occasione per spingersi dove non avremmo mai immaginato, poco fuori le nostre città e a volte addirittura dentro. Come stiamo rispondendo a questa riapparizione, a quest’antica e rinnovata presenza?
Siamo indecisi tra fascinazione e inquietudine. Il lupo è come un reduce che torna da una guerra di cui ci eravamo scordati. Riporta a galla memorie culturali, ci accende lampi nella mente.
Luca Giunti è un grande esperto di lupi. Da anni ne studia spostamenti e comportamenti, cataloga le storie e leggende che li riguardano, e come un antropologo studia le reazioni di noi umani di fronte alla loro ricomparsa. In Le conseguenze del ritorno confluiscono anni di perlustrazioni, riflessioni e incontri, in un trascinante ibrido di divulgazione scientifica, riflessioni sul posto del lupo nella nostra cultura, ricordi ed esperienze personali, curiosità e riflessioni politiche.
Perché quella dei lupi è anche una questione politica.
Luca Giunti (Genova, 1961) è guardiaparco presso le aree protette delle Alpi Cozie in provincia di Torino. Naturalista e fotografo (#sbaluf) partecipa a progetti Life dell’Unione europea ed è autore di articoli divulgativi e scientifici. Ha pubblicato il volume fotografico Con gli occhi del cuore (Edizioni del Graffio, 2009). Con Luca Mercalli ha curato il saggio Tav No Tav. Le ragioni di una scelta (Scienza Express, 2015). Ha collaborato al libro collettivo Perché NoTav (Paper First, 2019). Ha scritto il capitolo “Saggezza della natura e cattivi pensieri” per l’ebook Dopo il Virus. Cambiare davvero (edizioni Gruppo Abele, 2020). Ha partecipato al film di Gabriele Salvatores Fuori era primavera. Viaggio nell’Italia del lockdown.
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