Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Elisabetta Ambrosi ha intervistato una delle ragazze che ha imbrattato il quadro di Van Gogh al museo di Roma che spiega il motivo (e il senso) della protesta. A riguardo vi segnaliamo anche il podcast di Mercalli-Ambrosi sul tema: Proteste green, è più violenta la zuppa o una foresta distrutta? Poi ci occupiamo del libro di Greta Thunberg, “The Climate Book”, una sorta di “testamento” del suo pensiero e dei problemi che minacciano il pianeta. E spieghiamo anche il ruolo che avrà d’ora in poi nel movimento ambientalista.
Nello spazio delle associazioni, Fridays For Future spiega perché non sono andati alla Cop27 egiziana. Mentre HF4 ci parla di Impollinèmesi, il primo eco-murales multimediale d’Italia . Nella rubrica “Verdi si diventa” vediamo come difenderci dalle sirene del marketing.
Buona lettura
L’attivista: “Emergenza clima, ecco perché abbiamo imbrattato il Van Gogh”
di Elisabetta Ambrosi
“Sia ben chiaro: se il quadro non fosse stato sigillato non gli avremmo lanciato la zuppa addosso. Ci siamo informati con degli esperti prima per capire quale sostanza avrebbe potuto fare o meno danni”. Bjork Ruggeri è una delle tre ragazze che venerdì scorso, a Palazzo Bonaparte a Roma, ha tirato della zuppa di piselli contro l’opera di Van Gogh “Il seminatore” (qui il video). Fa parte del movimento Ultima Generazione e rivendica con forza il senso della sua azione: “Le persone dovrebbero arrabbiarsi per la catastrofe climatica sotto i nostri occhi, non per un lancio di cibo simbolico e che ha provocato un disagio di poche ore”.
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Il libro
Dalla caverna alla casa ecologica. Storia del comfort e dell’energia
pagine 280, euro 26
di Federico M. Butera
Dalle caverne del Paleolitico fino all’inizio del XIX secolo abbiamo osservato poche innovazioni che hanno migliorato la qualità dell’abitare: le candele, che hanno rischiarato il buio, i vetri alle finestre, i camini e le stufe per riscaldare gli ambienti.
È verso la fine dell’Ottocento, con l’avvento dell’elettricità, che cambia tutto. Dalla lampadina in poi, un diluvio di tecnologie ha trasformato in pochissimi decenni la vita di quella parte della popolazione abbastanza ricca da poterle portare all’interno della propria abitazione. Dagli elettrodomestici fino ai nuovi materiali e soluzioni dell’architettura moderna.
Gli attuali livelli di comfort (e di spreco) si basano però su due assunti ormai superati: che l’energia a basso prezzo sia illimitata e che l’impiego dei combustibili fossili non provochi danni. È necessario correggere questa situazione, ripensando il modo in cui vengono progettate le nostre case e trasformando i sistemi di conversione e di distribuzione dell’energia.
Federico M. Butera è professore emerito del Politecnico di Milano, dove ha insegnato Fisica Tecnica Ambientale. Da oltre quarant’anni svolge attività di ricerca, di divulgazione scientifica e progettazione nel settore dell’uso razionale dell’energia e delle fonti rinnovabili nell’ambiente costruito.
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