Prosegue l’appuntamento con la newsletter Fatto For Future. Questa settimana, oltre alla consueta rubrica di Luca Mercalli, Riccardo Antoniucci ci porta negli Emirati Arabi, dove si terrà la prossima Cop28 sul clima, uno Stato costruito sull’oro nero. Vedremo come la lobby dei petrolieri sta mettendo i bastoni tra le ruote all’abbattimento delle emissioni. In tema di Orsi da abbattere, Elisabetta Ambrosi ha intervistato l’antropologa Borgna che spiega di temere più le zecche dei carnivori.
Nello spazio dedicato alle associazioni, Marevivo racconta l’iniziativa della sua Divisione sub per ripulire i fondali marini dell’Argentario. Mentre Climalteranti pone l’accento sui ritardi allarmanti dell’Italia in tema di riduzione delle emissioni.
Nella rubrica Verdi si diventa, torniamo ancora sull’argomento grandi predatori, ossia come difendersi senza far del male.
Buona lettura
Cop28, le promesse “bucate” di una conferenza che non vuole dare fastidio ai petrolieri
di Riccardo Antoniucci
Le prime mosse degli organizzatori della Cop28 di Dubai confermano le basse aspettative degli ambientalisti e degli esperti di decarbonizzazione. La scorsa settimana ha cominciato a prendere forma il profilo della piattaforma della prossima Conferenza Onu sul clima, che si svolgerà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre presieduta dal sultano petroliere Al Jaber, capo della Abu Dhabi National Oil Company l’azienda petrolifera di stato emiratina. Dietro il nome rassicurante di Global Decarbonization Alliance (provvisorio), la piattaforma appare costruita appositamente per evitare fastidi a Big Oil.
Il quotidiano britannico Financial Times ha rivelato un documento con le prime linee guida di questa Alleanza globale per la decarbonizzazione. Sono contenute in una lettera firmata da Samir Elshihabi, responsabile della transizione energetica di COP28. A parte la promessa del traguardo delle emissioni zero entro il 2050, non si indica nessun obiettivo quantificabile per le emissioni di terzo livello, cioè quelle indirette da attività industriale.
(continua a leggere)
Il libro
Come pensano le foreste
Nottetempo editore, pagine 448, euro 20
di Eduardo Kohn
Le foreste pensano? E perché, nella foresta di Ávila, i cani sognano? In questo libro sorprendente, Eduardo Kohn sfida i fondamenti stessi dell’antropologia, mettendo in discussione i presupposti di base su cosa significa essere umani, e per questo distinti da tutte le altre forme di vita.
Dopo quattro anni di lavoro sul campo tra i Runa dell’Alta Amazzonia, in Ecuador, il ricercatore attinge alla ricca etnografia e biologia dell’immensa e minacciata foresta “pensante” per esplorare come i popoli amazzonici interagiscono con le numerose creature che abitano uno degli ecosistemi piú complessi al mondo. Se focalizziamo l’osservazione antropologica sulle modalità in cui gli umani entrano in relazione con gli altri esseri viventi, il tradizionale punto di vista occidentale dell’analisi, che ha l’effetto di separarci dal resto del mondo, collassa.
Eduardo Kohn è Professore Associato di Antropologia alla McGill University e vincitore del Premio Gregory Bateson 2014.
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