Benvenuti alla newsletter Giustizia di Fatto n°17. Questa settimana, per l’approfondimento mensile che riguarda tutti i guai giudiziari della Lega, Davide Milosa ci spiega che fine ha fatto, un anno dopo l’apertura delle indagini, il “caso Moscopoli”. Una storia che viaggia tra petrolio e politica. Continua anche il monitoraggio sugli episodi di discriminazione. Il nostro Vincenzo Bisbiglia, analizzando fonti aperte, ne ha aggiornato il conteggio: dall’inizio dell’anno siamo a quota 114. Questa settimana ci racconta cosa è accaduto a Catania per il senatore leghista Stefano Candiani e il suo collega di partito, assessore comunale, Fabio Cantarella. Entrambi sono accusati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di istigazione razziale, etnica e religiosa. Passiamo al punto su diritto e ambiente. Maria Cristina Fraddosio ci racconta perché un’associazione di Taranto ha dovuto nuovamente scrivere al Comitato dei ministri del Consiglio europeo: l’Italia non ha ancora rispettato la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per le violazioni commesse a danno dei cittadini nella gestione della più grande acciaieria d’Europa, l’ex-Ilva di Taranto. Restando in Puglia, nel suo resoconto sullo stato delle bonifiche dei siti inquinati, Fraddosio ci spiega a che punto è il risanamento del vecchio stabilimento Fibronit di Bari. Tutto bene? Non completamente. Questione amianto: ultimi interventi su questa inchiesta avviata la prima settimana di settembre. Il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, Ezio Bonanni, sostiene che l’Inps stia negando ai lavoratori dell’amianto i diritti previdenziali e rivolge un appello al ministro del Lavoro e della Salute. Nella rubrica Diritto & Rovescio Luca Santa Maria (giurista, editore di riviste sul diritto penale e difensore di Olivetti e altre società nazionali e multinazionali coinvolte in processi per l’esposizione di lavoratori all’amianto) conclude il suo intervento provando a rispondere a una domanda: “Quanto vale la vita d’un uomo morto d’amianto?”. Infine, come ogni settimana gli Insider e le notizie dal Csm firmate da Antonella Mascali. Che fine ha fatto Nunzio Sarpietro, gip del processo catanese a Matteo Salvini, che a sua volta era sotto processo disciplinare? E ancora: Il direttore del Riformista, Piero Sansonetti, dovrà risarcire con 50mila euro il pm simbolo del processo sulla trattativa Stato Mafia, Nino di Matteo. Per quale motivo? Una recentissima sentenza della Corte Costituzionale influirà profondamente sui diritti penali: qual è la novità? E infine: perché il Csm ha condannato a 2 anni di sospensione dalle funzioni di giudice l’ex pm di Reggio Emilia, Luciano Padula?
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Buona lettura.
A cura di Antonio Massari
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