Benvenuti alla newsletter Giustizia di Fatto n°57. Questa settimana apriamo con l’ultima puntata dell’inchiesta di Francesco Casula sulle “mafie silenti”, presentando i risultati della relazione annuale della Direzione investigativa antimafia. Il documento certifica che le organizzazioni criminali hanno da tempo abbandonato il sistema predatorio e vivono ormai di rendita su un potere di intimidazione consolidato. Questo rende più difficile per i magistrati dimostrare i vincoli mafiosi in tribunale.
Con Vincenzo Iurillo ci spostiamo a Napoli, dove un ex manager della Asl cittadina ha denunciato di essere stato costretto alle dimissioni dal braccio destro del governatore Vincenzo De Luca, Enrico Coscioni, che è stato condannato. Dalla Puglia, Maria Cristina Fraddosio indaga sulla vicenda del metanodotto della nuova Linea Adriatica: l’iter autorizzativo è concluso con il placet del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nonostante l’Europa chieda di valorizzare le fonti rinnovabili e i dati di consumo indichino che quei 687 chilometri di tubi potevamo risparmiarceli.
Continua il conteggio dei femminicidi a cura di Elisabetta Reguitti, che ci segnala come settembre sia stato il più crudele dei mesi del 2021 quanto a numero di donne ammazzate. Riccardo Antoniucci racconta il saggio di denuncia di Giambattista Scirè, Malauniversità, che raccoglie una rassegna di casi emblematici di cooptazione e concorsi pilotati negli atenei italiani.
Infine, per la rubrica Insider, Antonella Mascali ci aggiorna sugli esiti del congresso della corrente della magistratura Area, che ha riconfermato alla guida il pm romano Eugenio Albamonte. L’organo amministrativo del Csm, spiega sempre Mascali, ha inoltre redarguito il candidato sindaco del centrodestra a Napoli, Catello Maresca, magistrato in aspettativa, per le sue dichiarazioni dopo l’esclusione di liste elettorali che lo sostenevano “per diffusa incompleta documentazione”.
Buona lettura.
A cura di Antonio Massari
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