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14 Aprile 2023
Dopo la difficile conferenza stampa di Cutro, Giorgia Meloni ha scelto la via del silenzio. Come potete leggere nell’inchiesta di Giuseppe Pititone e Manolo Lanaro la premier ha deciso di limitare al massimo o addirittura azzerare i confronti con i giornalisti anche in occasione di iniziative importanti come il Documento di economia e finanza (Def), la dichiarazione di stato di emergenza per i migranti, la delega fiscale e il nuovo codice degli appalti. Negli ultimi dieci anni, raccontano i dati, nessun presidente del Consiglio ha così sistematicamente evitato le domande dei media come lei. In una democrazia diversa dalla nostra la cosa verrebbe stigmatizzata da tutti i giornali e da tutte le tv, oltre che dall’opposizione. Ma siamo in Italia. Dalla stampa non ci può aspettare più nulla. Lo dimostrano le proteste dei cronisti lombardi contro la legge Cartabia che di fatto ha reso impossibile la cronaca nera: le iniziative di quei giornalisti in favore della libertà d’informazione sono state ignorate persino dalle testate dove lavorano. E l’opposizione? Non pervenuta. Del resto pure Elly Schlein dal momento della sua nomina a segretaria del Pd non si è sentita in dovere di convocare una conferenza stampa. Perché l’allergia alle domande in Italia è ormai un’epidemia.
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