LA SFILATA DEI LEADER SI SPOSTA DAL G20 ALLA COP26. “La finestra si sta chiudendo”, ha riconosciuto Biden, che poi ha chiesto scusa per il ritiro dall’accordo di Parigi voluto da Trump. “È tempo di agire”, ha ripetuto allarmato Boris Johnson, che ha addirittura citato il “bla bla bla” di Greta (l’attivista, in piazza, gli ha risposto “i veri leader siamo noi”). “È una guerra”, ha alzato la posta il Principe Carlo. Chiuso il G20, le telecamere si sono spostate a Glasgow, dove è aperta da oggi, per 12 giorni, la Cop26. È intervenuto anche Draghi, per esortare l’assemblea ad andare oltre i risultati del G20. L’accordo raggiunto domenica a Roma è stato tutt’altro che qualificante: i leader hanno riconosciuto che è necessario limitare il riscaldamento climatico a +1,5° C, senza fissare però una data precisa, e limitandosi a un generico “entro la metà del secolo”. Infatti la stampa internazionale, a differenza della nostra tutta concentrata su Draghi, ha giudicato il vertice come un mezzo flop. Anche sugli esiti della Cop26 c’è un discreto pessimismo, soprattutto perché i la Cina e la Russia e l’India hanno già fatto capire che vogliono essere loro a decidere l’agenda climatica giusta per i rispettivi Paesi: Mosca parla di 2060, Mumbai di 2070 addirittura. Sul Fatto di domani racconteremo la prima giornata di negoziati a Glasgow e aggiorneremo il quadro delle sfide politiche e scientifiche della Conferenza con un’analisi di Luca Mercalli.
E INTANTO BOLSONARO SE NE VA DA SALVINI. È stato isolato durante tutto il G20, raccontano le cronache. Non lo hanno neanche voluto al rito del lancio della monetina nella fontana di Trevi, domenica mattina. Negazionista climatico e del Covid, ma soprattutto sotto accusa per genocidio nel suo Paese, il presidente brasiliano non è andato come gli altri leader a Glasgow, alla Cop26, ma si è trattenuto in Italia, dove oggi è andato a ritirare la cittadinanza onoraria del comune di Anguillara Veneta. Ma, soprattutto, Bolsonaro dovrebbe incontrare Matteo Salvini a Pistoia domani. Nel frattempo, a Padova una manifestazione di protesta contro la sua presenza è finita con le cariche della polizia.
QUIRINALE, ORA DRAGHI È IL CANDIDATO DI TUTTI. E se invece, dopo aver allontanato l’ipotesi per settimane, alla fine le forze politiche si trovassero tutte d’accordo a eleggere Draghi al Quirinale? Ad aprire il vaso sono state le dichiarazioni di Giuseppe Conte domenica. Il leader dei 5 Stelle ha detto sì alla salita dell’attuale premier al Colle, a patto che non si vada subito a votare. Nel Pd questa ipotesi non è mai tramontata, e neanche nell’area dei “moderati”, da Forza Italia (con buona pace di Berlusconi) a Italia Viva. E adesso si scopre che è d’accordo anche Salvini. Oggi, infatti, sono uscite alcune anticipazioni del nuovo libro di Bruno Vespa in cui il leader della Lega dice di essere pronto a votare Draghi senza pensarci due volte. E così si sgonfia l’idea della candidatura di Berlusconi. Le elezioni, comunque, sono lontane: B. può continuare a sperare ancora per un po’. E non è il solo.
TERZA DOSE, A CHE PUNTO SIAMO. Non si potranno più fare manifestazioni a Trieste fino a fine anno. Lo ha deciso il prefetto, dopo che le autorità sanitarie regionali hanno lanciato l’allarme sull’aumento dei contagi a causa dei sit-in no green pass delle scorse settimane. Sarebbero 801 i nuovi casi registrati, il doppio della settimana precedente. L’epidemia è in risalita anche nel resto del Paese, a un ritmo chiaramente più contenuto. Il tasso di positività rilevato oggi è all’1,9%, ma scontiamo come sempre il ridotto numero di tamponi effettuati di domenica. Nel frattempo, il ministero riflette sull’estensione della terza dose. Ci è tornato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, parlando di una corsia preferenziale per docenti e personale scolastico. Su questo tema specialisti e autorità sanitarie hanno espresso pareri diversi, spesso cambiando punto di vista sulla base dell’evoluzione dell’epidemia. La vera questione è che, a parte quelli forniti dalle case farmaceutiche o dal trial di Israele, non ci sono dati chiari sulla durata degli anticorpi anti-Covid dopo l’immunizzazione. Sul Fatto di domani vedremo a che punto siamo.
FACEBOOK NEL MIRINO, CAMBIA NOME MA NON STRATEGIA. La creatura di Mark Zuckerberg non si è mai davvero ripresa dallo scandalo Cambridge Analytica. Anzi, come hanno rivelato diversi whistleblower, in alcuni casi sembra aver consapevolmente proseguito una politica di gestione dei contenuti piuttosto rilassata. Troppo rilassata, secondo i critici, che continuano a sollevare sempre nuove perplessità sul social network (di recente è emersa la questione dei danni psicologici provocati dall’algoritmo di Instagram sulle adolescenti). Rispetto a tutto ciò, il cambio di nome dell’azienda (che ora si chiama Meta) e il salto in avanti verso la realtà virtuale sembrano solo un diversivo che serve a poco. Sul giornale di domani ricostruiremo cosa è successo negli ultimi due mesi a Facebook, e tutti i problemi che la società di Menlo Park dovrà affrontare.
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