INCHIESTA TOTI: COZZANI ANNUNCIA LE DIMISSIONI MA NEGA OGNI ADDEBITO, SALTA L’INTERORGATORIO DI SPINELLI. IL NUOVO FILONE D’INDAGINE SUI RIFIUTI PERICOLOSI. L’inchiesta su affari e politica che inchioda la giunta ligure prosegue con una colpo di scena: è saltato l’interrogatorio di garanzia di Aldo Spinelli; il grande corruttore, secondo la procura di Genova, ora detenuto ai domiciliari. “Sto bene – ha dichiarato l’imprenditore e finanziatore di Giovanni Toti – I miei avvocati mi hanno lasciato solo quindi verrò lunedì”. I legali di Spinelli non avrebbero ricevuto la convocazione via mail pec: dunque l’appuntamento con il Gip Paola Faggioni è rinviato alla prossima settimana. Davanti alla toga si è invece presentato Matteo Cozzani (capo di gabinetto di Toti), anche lui ai domiciliari con l’accusa di corruzione aggravata dall’aver favorito i clan. Il suo legale ha annunciato la volontà di lasciare l’incarico, da parte di Cozzani, pur “negando ogni addebito”. Il fedelissimo di Toti avrebbe mostrato “massima disponibilità a chiarire in un secondo momento con i pubblici ministeri”. Sul Fatto di oggi vi abbiamo raccontato il nuovo filone d’indagine sul sistema Toti: gli inquirenti vogliono accendere un faro sul trasferimento dei depositi chimici Superba, fortemente voluto dal sindaco di Genova Marco Bucci, finanziato con 30 milioni di euro di fondi pubblici destinati inizialmente all’emergenza per il crollo del Ponte Morandi. Sul Fatto di domani leggerete nuovi dettagli dell’inchiesta che ha terremotato la Liguria. L’opposizione, con Schlein e Conte, è tornata ad invocare le dimissioni del presidente Toti, sospeso dall’incarico mentre è ai domiciliari. Dopo la piazza di ieri, a Genova almeno un migliaio di persone ha sfilato contro la giunta ligure invocando le dimissioni del governatore: una manifestazione organizzata da decine di comitati cittadini, già in programma prima degli arresti. Nel pomeriggio è arrivato anche Giuseppe Conte, accolto da qualche contestatore.
GIUSTIZIA, NORDIO AL CONGRESSO ANM: “LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE È NEL PROGRAMMA, SERVE TEMPO”. LE DESTRE CONTRO IL TROJAN NELLE INDAGINI PER CORRUZIONE. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato accolto dagli applausi al congresso palermitano dell’Anm, malgrado le ruggini con le toghe. L’assise si è aperta ieri, con gli allarmi del presidente Giuseppe Santalucia sull’abolizione dell’abuso d’ufficio. Il ministro (ex pubblico ministero) si è mostrato conciliante. Ha ribadito l’autonomia delle toghe e rassicurato sulle assunzioni, ma tira dritto sulla separazione delle carriere: “È nel programma elettorale, sicuramente un percorso lungo e richiede una revisione costituzionale”. Sui tempi il ministro è incerto, perché “siamo in campagna elettorale” e la politica va di fretta. La riforma è un antico obiettivo di Licio Gelli e della P2, adottato da Berlusconi e tornato in auge con il governo Meloni. Ieri Santalucia aveva bocciato la separazione della carriere: “Reca con sé il germe dell’indebolimento della giurisdizione, almeno quella penale”. Non tutti la vedono come Nordio: secondo il deputato di Azione Enrico Costa la separazione delle carriere “non si farà mai, sono solo effetti speciali, perché il governo darà la priorità ad un’altra riforma costituzionale”. Cioè l’elezione diretta del presidente del consiglio. Di sicuro, Meloni potrebbe far slittare dopo il voto delle europee (8 e 9 giugno) la separazione delle carriere: in piena bufera-Toti, non vuole apparire come la premier che indebolisce le toghe per favorire la casta. Ma nel governo resiste il desiderio di una magistratura al guinzaglio: sul Fatto di oggi vi abbiamo raccontato l’emendamento per rafforzare il potere ispettivo del ministero sulle procure, mentre la prossima settimana si voterà l’ordine del giorno per l’abolizione del trojan nei casi di corruzione e dei reati contro la pubblica amministrazione. Senza il captatore informatico, del sistema Toti forse non avremmo mai saputo nulla. Sul Fatto di domani, vi racconteremo il congresso dell’Anm e il nuovo capitolo della battaglia sulla giustizia.
GAZA, RAPPORTO USA SULLE ARMI A ISRAELE: “RAGIONEVOLE L’IPOTESI DI VIOLAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE”. BOMBE SU GAZA, NUOVE EVACUAZIONI A RAFAH. Il report del governo Usa sull’utilizzo degli aiuti americani da parte di Israele è giunto al Congresso. Secondo la Cnn, il documento giudica come “ragionevole” l’ipotesi che Tel Aviv si sia giovata delle armi a stelle e strisce in modi “incoerenti” con il diritto umanitario internazionale, “o con le migliori pratiche stabilite per mitigare i danni ai civili”. Tuttavia mancano le prove, dunque nessuno stop (per ora) all’invio di materiale bellico per sgominare Hamas. Il rapporto, sottolinea il canale all news Usa, sarebbe “aspramente critico nei confronti del bilancio della campagna militare israeliana”. Intanto, l’esercito di Tel Aviv prosegue la campagna a Gaza: l’agenzia di stampa Wafa ha denunciato l’uccisione di decine di civili (almeno 24) durante incursioni aeree lungo la Striscia. Tra le vittime, a Jabalia, il cronista Bahaa Okasha e i suoi familiari. Nel mirino del raid le città di Gaza, Al-Zawaida e Rafah. L’Idf, malgrado le minacce di Biden, non molla la presa sulla città nel sud della Striscia: dopo l’evacuazione di circa 300 mila palestinesi verso le aree di al-Mawasi e Khan Younis, prosegue il grande esodo dall’area est di Rafah. L’esercito di Tel Aviv ha diffuso volantini su altri quartieri, intimando ai palestinesi di lasciare le loro abitazioni. Ma secondo il Times of Israel, il nemico numero 1 Yahya Sinwar non si nasconderebbe più a Rafah, indicando Khan Yunis come possibile rifugio. Hamas ha risposto con 4 razzi lanciati dalla zona di Rafah, verso il valico di Kerem Shalom: uno è stato intercettato dall’Idf, mentre gli altri sono caduti in aree aperte (nessun ferito). L’ostaggio israeliano Nadav Popplewell sarebbe deceduto, secondo Hamas, per le ferite dovute ad un attacco aereo israeliano più di un mese fa. Poco prima, il movimento islamista aveva diffuso su Telegram un video con l’ostaggio. Sul Fatto di domani, la cronaca dal campo e l’approfondimento sulla guerra tra Israele e Hamas.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Ucraina, la Russia punta Kharkiv. Zelensky: “Nessuna evacuazione”. Prosegue l’affondo delle truppe di Mosca verso Kharkiv. Con l’esercito di Kiev a corto di uomini e armi, il rischio di un crollo delle difese ucraine diviene concreto. Zelensky continua a predicare la calma: “Nonostante l’escalation al confine, non ci sono motivi per evacuare la città di Kharkiv in questo momento”. Sul Fatto di domani leggerete un reportage dal fronte.
De Luca insulta il prete anticamorra Don Patriciello: “Pippo Baudo con la frangetta”. Il governatore dem della Campania, nel consueto video su Facebook del venerdì, ha criticato Meloni per la conferenza sul premierato con Iva Zanicchi e Pupo, definiti scarcasticamente “costituzionalisti”. Poi il presidente si è scagliato contro il parroco di Caivano, già sotto scorta: “Un prete che chiamiamo Pippo Baudo dell’area nord di Napoli con relativa frangetta”. In difesa del sacerdote è intervenuta Giorgia Meloni. Don Praticiello ha dichiarato: “Tirare in ballo me in questo momento significa mettere a repentaglio la mia vita”.
Camila Giorgi, l’ipotesi dei guai con il Fisco dietro la scomparsa. La tennista italo-argentina di 33 anni è irreperibile da giorni. Dopo l’addio inatteso ai campi, scoperto solo perché il sui nome risulta nella lista delle giocatrici ritirate dell’Itia, nasce il sospetto di una questione giudiziaria. Giorgi sarebbe infatti oggetto, insieme ai suoi familiari, di accertamenti fiscali da parte della Guardia di finanza.
Nuovi video dell’arresto di Falcinelli, la Polizia di Miami: “Sbatteva la testa contro la porta, incaprettato per questo”. Secondo le autorità della città della Florida il ragazzo italiano sarebbe stato incaprettato con il sistema dell’hogtie restraint, legato cioè mani e piedi, “per la sua sicurezza” e i poliziotti “hanno agito in conformità con gli standard statali e la politica del dipartimento”. La polizia si difende aggiungendo di averlo immobilizzato dopo che il giovane aveva “sbattuto ripetutamente la testa contro la porta della cella di detenzione”. Nel video il ragazzo ripete più volte: “Non ce la faccio a respirare”.
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“Il gusto delle cose” e il buon profumo arriva pure in sala
di Federico Pontiggia
Metti una sera a (s)cena. Ghiottoni di tutto il mondo, stringetevi a tavola: Il gusto delle cose è il vostro film. La sinestesia è forzata: al netto di qualche sfrigolio sonoro, il senso è solo quello, la vista, sicché toccherà a voi associare gusto e olfatto alle magnifiche pietanze ammannite da Tran Anh Hung. Celebrato per l’opera prima Il profumo della papaia verde di cui ricorre il trentennale e il Leone d’Oro di Venezia 1995 Cyclo, il regista vietnamita trapiantato in Francia reitera la cifra sensoriale, estetica ed estatica mettendosi ai fornelli per – titolo originale – La passion de Dodin Bouffant, l’eponimo gourmet incarnato da Benoît Magimel cui si affianca la cuciniera Juliette Binoche, soave Eugénie.
(Continua)
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