Newsletter straordinaria stasera per dare il conto del nuovo governo Draghi con i primi giudizi. Sul Fatto di domani troverete un ampio approfondimento e l’editoriale di Marco Travaglio.
Doveva essere il governo “dei migliori”, sembra il “ritorno dei morti viventi”. La presenza di figure di governi del passato, come Renato Brunetta, Mariastella Gelmini, Massimo Garavaglia, Mara Carfagna – quelli di Forza Italia tutti ministri dell’ultimo governo Berlusconi che fu tra l’altro commissariato dall’allora presidente della Bce in pectore, Mario Draghi – è imbarazzante: il governo dei migliori alla fine è quello che recupera i peggiori. Il resto è un manuale Cencelli.
La fotografia dice che ci sono 16 uomini e 8 donne (con buona pace della parità di genere), una divisione tra i partiti degna della migliore Prima Repubblica: 3 al Pd, 4 al M5S, 3 alla Lega, 3 a Forza Italia (come il Pd, ma senza portafogli), 1 a Italia Viva e poi 8 tecnici che garantiscono a Mario Draghi il controllo rigoroso dell’Economia e, immaginiamo, del Recovery plan. Tra questi spicca il braccio destro del neo presidente del Consiglio, Daniele Franco all’Economia, Roberto Cingolani fisico di grande valore un passato affine a Renzi (ma piace a Beppe Grillo), Marta Cartabia alla Giustizia, ma anche Vittorio Colao alla transizione digitale.
Quindi la logica è chiara: Giuseppe Conte è stato fatto fuori per garantire il controllo sul Piano di Ripresa e Resilienza – non a caso scompare il ministero degli Affari europei guidato da uno dei ministri migliori dello scorso governo, Enzo Amendola – che verrà centralizzato nelle mani di Draghi e in quelle dei tecnici.
Il manuale Cencelli penalizza profondamente i 5 Stelle che perdono leve importanti – Lavoro, Sviluppo economico, Scuola – e tengono predellini di scarsa importanza (a parte il prestigio degli Esteri). Il Pd si dissangua e mette i tre capicorrente principali: Dario Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando con il totale sacrificio delle donne: squisita sensibilità democratica. La conferma di Roberto Speranza, di Articolo 1-Leu, è una buona cosa, ma occorre vedere che politica assumerà il governo sulla pandemia (la grande assente di queste consultazioni).
Insomma, Mario Draghi non ha dato nessuna scossa e dai primi commenti che si leggono sui social sembra deludere anche i più accaniti tifosi dei “migliori”. La crisi provocata da Matteo Renzi è servita a regolare dei conti e a mettere in sella un altro assetto di potere a cui i pentastellati si sono adeguati pensando di poterlo pilotare. La prima immagine del nuovo governo dice che non sarà così. Vedremo cosa accadrà nei fatti.
Leggete il Fatto di domani.
Salvatore Cannavò
|