SEPARAZIONE DELLE CARRIERE E DISCREZIONALITÀ NELLE INDAGINI, NORDIO ACCELERA E RENZI GLI STRIZZA L’OCCHIO. Un colpo alla giustizia, uno all’economia, mentre ancora echeggiano le parole del capo dei talk Rai che ha ammesso candidamente dal palco di Atreju di essere un militante di FdI, tanto che oggi, oltre agli attacchi dell’opposizione, l’ad della tv di Stato Roberto Sergio ha chiesto una relazione alla Direzione del Personale proprio sul caso. La giornata al festival di Atreju è stata piena di colpi di scena: “Una riforma seria della giustizia non può attuarsi senza una revisione della Costituzione. E presuppone la separazione delle carriere e la discrezionalità dell’azione penale”. Separazione che “non è un vulnus alla democrazia” ha esordito Nordio che ha lodato il lavoro che sta facendo sul fronte intercettazioni: “Una rivoluzione copernicana”. Poi è salito sul palco Matteo Renzi e le sue parole sono state musica per il Guardasigilli: “Sono orgogliosamente non uno di voi, ma sulla giustizia siamo vicini. La maggioranza metta Nordio nelle condizioni di fare la sua riforma”, ha detto. Mentre per la sala si aggirava l’ex della Meloni, Giambruno, che ha salutato la sorella della premier Arianna, il ministro dell’Economia Giorgetti è tornato su un argomento divisivo: “Sulle eventuali modifiche al Superbonus (che chiama “morfina di Stato”, ndr) stiamo valutando”. Sul Fatto di domani leggerete un ampio resoconto dal nostro inviato ad Atreju. Ma ci occuperemo anche dell’intervento di Peter Gomez alla manifestazione su Caivano e del toto-nomine per i vertici di Confindustria.
SGARBI, LA SUA TELA DEL MANETTI SEMBRA PROPRIO QUELLA RUBATA. Un dipinto caravaggesco del ’600 dal valore di diverse centinaia di migliaia di euro: il sottosegretario alla Cultura dice che è suo, eppure quella “Cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti appare identica ad una tela rubata nel 2013. Tranne che per un dettaglio: una candela in un lembo della tela. L’ultimo mistero della saga di Sgarbi lo abbiamo raccontato sul Fatto di oggi, grazie ad un’inchiesta esclusiva firmata con Report. Ma andiamo con ordine. L’opera è apparsa nel 2021 a Lucca, nell’esposizione “I pittori della luce” inaugurata proprio dal critico d’arte. Lui la presenta come un inedito di sua proprietà. Eppure, il capolavoro risulta nella banca dati dell’Interpol come un’opera rubata: l’unica differenza è quella torcia in un angolo. La tela (senza il dettaglio della candela) fino al 2013 giaceva in un castello a Buriasco, vicino Pinerolo. La dimora appartiene a Margherita Buzio, una signora di 85 anni. L’anziana denunciò il furto del quadro dieci anni fa. Al Fatto ha raccontato come, ai tempi d’oro del castello, “Sgarbi era venuto qui a presentare il suo libro”. Dopo la promozione delle sue fatiche letterarie, il critico si era soffermato sui dipinti: “Li ha visti lui questi quadri, li aveva anche valutati tutti, tranne questo”, ha raccontato Margherita Buzio al Fatto soffermandosi sulla cornice del Manetti. È tutto quel che resta alla signora, dieci anni dopo il furto del 2013. Nella denuncia alle forze dell’ordine, l’anziana aveva indicato il nome di Paolo Bocedi: “Mi chiedeva se il quadro era in vendita, gli rispondevo che lo avrei ceduto solo assieme al Castello”. L’amicizia di Paolo Bocedi con Vittorio Sgarbi risale alla fine degli anni Novanta: Bocedi gli fa da assistente e da autista. Non è tutto: pochi mesi dopo il furto, Sgarbi fa consegnare al restauratore Gianfranco Mingardi un’opera identica. Ma il sottosegretario è sicuro: quel quadro di Manetti è il suo, scovato per caso in una villa comprata a Viterbo. Del resto, dice il sottosegretario, “uno ha la candela e l’altro no, sono diversi”. Sul Fatto di domani, nuovi dettagli dell’inchiesta sul sottosegretario.
IL PARLAMENTO EUROPEO LIMA IL TESTO DEL MEDIA FREEDOM ACT: “PIÙ TUTELE PER I GIORNALISTI”, MA QUANTO? Dopo 10 ore di negoziato di un trilogo fitto di disaccordi, oggi pomeriggio è stata presentata la bozza di accordo sul Media Freedom Act europeo, il nuovo regolamento a tutela della libertà di stampa nell’Unione. Finito sotto i riflettori dei giornalisti investigativi perché rischia di lasciare ai governi la libertà di spiare i cronisti con gli spyware. Sul Fatto abbiamo seguito la vicenda dall’inizio, insieme al consorzio Investigate Europe, segnalando come proprio l’Italia sia tra i Paesi più determinati a spiare i media. Sempre per “ragioni di sicurezza nazionale”, si chiarisce. Ma l’etichetta resta vaga. Anzi, come abbiamo rivelato, l’orientamento del nostro Paese è stato deciso direttamente dai servizi del Dis insieme a Palazzo Chigi. Anche la Francia è tra i maggiori sostenitori della possibilità di spiare anche i media. Il testo uscito oggi prevede l’obbligo per i Paesi Ue di garantire la pluralità dei media e proteggerne l’indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private. Secondo quanto affermato dalla relatrice Ramona Strugariu, è stato cancellato uno dei passaggi più controversi e criticati: la clausola che permetteva lo spionaggio dei giornalisti in nome della sicurezza nazionale: “C’è una disposizione generale, nell’articolo 4.4., che dice che dobbiamo rispettare le responsabilità degli Stati per ciò che riguarda i trattati”. È passato, in altre parole, il compromesso tedesco. Sul Fatto di domani faremo un bilancio di questa mediazione, capendo come influenzerà il lavoro giornalistico. Ora la palla passa di nuovo al Parlamento Europeo per la ratifica del testo.
MEDIO ORIENTE, SULLIVAN (USA) STRIGLIA L’ANP: “PRIMA DI GOVERNARE GAZA DEVE RINNOVARSI”. RAZZI VERSO GERUSALEMME. L’UNIONE EUROPEA CONTRO LE VIOLENZE DEI COLONI ISRAELIANI. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ribadisce il piano di Washington, che non piace al premier israeliano Netanyahu: a guerra finita, il controllo di Gaza può essere rilevato dall’Autorità palestinese, ma quest’ultima dovrà rinnovare la sua classe dirigente; in altre parole, la leadership del presidente Mahmoud Abbas, che il funzionario ha incontrato a Ramallah, in Cisgiordania, è giunta al termine. Dal canto suo, Abbas chiede agli Stati Uniti di “obbligare Israele a fermare la sua aggressione in Cisgiordania”. La battaglia nella Striscia prosegue cruenta, l’esercito ha recuperato i corpi di altri tre ostaggi, sono 132 quelli ancora nelle mani di Hamas. I fondamentalisti hanno lanciato razzi su Gerusalemme, intercettati dall’Iron Dome. I militari caduti sono 116, secondo Israele, mentre fonti palestinesi contano quasi 19.000 vittime. Anche su questo è intervenuto Sullivan, ribadendo l’accusa che Tel Aviv muove dall’inizio del conflitto, scaturito dalla strage del 7 ottobre: “Hamas ha massacrato 1.200 persone in modo brutale. Poi i miliziani sono tornati a Gaza e si sono nascosti dietro la popolazione, usando i civili come scudi umani, utilizzando siti protetti come ospedali e scuole per scopi militari”. L’emittente del Qatar, al-Jazeera, racconta che due suoi giornalisti sono stati feriti a Khan Yunis. Secondo il Committee to Protect Journalists (Cpj), sono almeno 63 i reporter uccisi. Uno dei nodi da sciogliere riguarda la situazione in Cisgiordania. L’Unione Europea e 14 Paesi ritengono “inaccettabile la violenza esercitata dai coloni israeliani estremisti nei confronti del palestinesi” che ha raggiunto “livelli senza precedenti”. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari sulla giornata, un articolo sulla condizione dei profughi al valico di Rafah, una intervista esclusiva a Tzvia Walden, figlia di Shimon Peres, e il diario da Gaza.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
L’Antitrust multa Ferragni e Balocco per il “pandoro solidale”. Il provvedimento chiarisce che tutte le parti in causa erano consapevoli che le vendite del prodotto non sarebbero andate in donazione per la ricerca di cure per i bambini colpiti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing, perché il contributo era fisso (50 mila euro) e già versato. “Piuttosto le vendite servono a pagare i vostri cachet esorbitanti”, ha scritto un dipendente dell’azienda dolciaria. Sul Fatto di domani ne scrive Selvaggia Lucarelli, autrice dello scoop l’anno scorso. La multa è di oltre 1 milione di euro per la società dell’influencer e 420 mila euro per Balocco.
Redditi dei parlamentari, il Paperone è Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva nel 2022 ha dichiarato guadagni per 3 milioni e 217 mila euro, 600mila in più rispetto all’anno scorso. Pensare che nel 2021 – quando inizia l’attività di conferenziere per il principe saudita bin Salman – il suo reddito ammontava a 517 mila euro. Renzi stacca nettamente gli altri leader: Giorgia Meloni ha dichiarato 293.531 euro; il leader del Carroccio Matteo Salvini 99.699; il reddito della segretaria dem Elly Schlein è di 94.725 euro.
Baby gang, 40 arresti in 14 province. Nella maxi operazione contro la delinquenza giovanile sono scattate misure cautelari per una decina di minorenni. Denunciate 70 persone, un terzo di minore età. Sequestrate pistole, armi da taglio e tirapugni, centinaia di dosi di droga (alcune nei pressi di una scuola) e somme di denaro per circa 10.000 euro. Le indagini della polizia si estendono lungo le province di Arezzo, Bari, Catania, Genova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Padova, Pescara, Reggio-Emilia, Rovigo, Salerno e Verona.
OGGI LA NEWSLETTER IL FATTO INTERNAZIONALE
Giornalisti arrestati e uccisi: la Russia al 5° posto tra gli Stati-prigione
di Michela A.G. Iaccarino
Nella lista degli Stati-prigione che mettono dietro le sbarre i giornalisti indipendenti, Russia e Bielorussia svettano al quinto e terzo posto. Lo dice l’ultimo report appena pubblicato di Reporter Senza Frontiere. Il dossier, nonostante il mondo in fiamme dall’Ucraina al Medio Oriente, registra il numero più basso di giornalisti uccisi mentre svolgevano i loro lavoro degli ultimi 21 anni. In totale nel 2023 sono stati colpiti a morte 45 reporter (23 in zone di guerra: 17 nel conflitto israelopalestinese, due in Ucraina), 16 in meno dell’anno scorso. (Il numero però varia se invece si calcola quanti sono i reporter che hanno perso la vita, ma non durante lo svolgimento delle loro mansioni, a Gaza, per esempio, dove il numero sale a 56).
(Continua a leggere)
Scopri le nostre newsletter. Clicca qui
Scrivici a: newsletter@ilfattoquotidiano.it
|