AUTONOMIA, I RILIEVI DELLA CONSULTA NON FERMANO SALVINI: “PREVISTA DALLA COSTITUZIONE, ANDIAMO AVANTI”. BIVIO REFERENDUM, IL DUBBIO SULL’AMMISSIBILITÀ DEI QUESITI. La sentenza della Corte costituzionale sull’Autonomia differenziata non c’è ancora, ma è bastata la nota della Consulta a scuotere la politica. Ieri i giudici hanno demolito alcuni capisaldi salvando la legge. L’Autonomia non è contro la Carta – suggeriscono i magistrati – ma va realizzata coinvolgendo di più il Parlamento (sui Livelli essenziali delle prestazioni e sulle intese Stato-Regione) senza lasciare il timone nelle mani del governo. Le sinistre e il M5s giudicano la pronuncia come uno stop alla riforma Calderoli. Per le destre invece si va avanti, anche se con qualche “ritocchino” da parte di onorevoli e senatori. Nessun dramma, per Matteo Salvini, che non intende ammainare la bandiera localista, anzi: “L’autonomia è stata riconosciuta come costituzionalmente prevista e corretta”, ha dichiarato stamane il leader della Lega. Per il segretario bastano “alcune modifiche nel corso dell’applicazione”. Per gli alleati Tajani e Meloni, tirare il freno potrebbe essere un sollievo. Forza Italia ricucirebbe lo strappo con la fronda meridionalista del governatore calabrese Roberto Occhiuto, contrario all’Autonomia. Fratelli d’Italia eviterebbe l’imbarazzo davanti all’elettorato nazionalista. Ma tutti ora hanno un dubbio: cosa ne sarà dei due quesiti referendari sulla riforma Calderoli? Il primo – firmato dalle 5 regioni di centrosinistra: Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna e Campania – chiede l’abrogazione di alcune parti della legge. L’altro, sostenuto da 1.300.000 cittadini, ne invoca la cancellazione integrale. La Cassazione valuterà la formulazione dei quesiti, oltre a conteggiare e controllare le firme. Poi la palla passerà alla Corte costituzionale: tra il 20 gennaio e il 10 febbraio deciderà sull’ammissibilità o meno dei referendum. Il quesito sulle singole parti potrebbe non sopravvivere, mentre quello sulla legge nel suo complesso potrebbe passare il vaglio. Sul Fatto di domani vi racconteremo le reazioni politiche e il lato giuridico dello scontro sull’Autonomia.
ELEZIONI REGIONALI, DOMENICA SI VOTA. IN UMBRIA PROIETTI (CENTROSINISTRA) ATTACCA LA PRESIDENTE USCENTE TESEI: “IN CINQUE ANNI NESSUNA OPERA REALIZZATA”. EMILIA ROMAGNA, UGOLINI (CENTRODESTRA) PUNTA SULLA SICUREZZA: “LA SINISTRA HA IGNORATO LE ESIGENZE DEI CITTADINI, SERVE UN ASSESSORATO SPECIFICO”. “Siamo uniti e convinti di poter presentare orgogliosamente ai cittadini, in questo caso umbri e dell’Emilia Romagna, una proposta molto seria”. Così il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha lanciato stamattina in guanto di sfida al centrodestra. Domenica e lunedì prossimi si vota per le elezioni regionali; una doppia sfida che arriva dopo il fallimento del “campo largo” in Liguria del centrosinistra. Ma Conte è convinto che stavolta le cose andranno diversamente e che la candidata Stefania Proietti – sindaca di Assisi e aspirante governatrice – potrà competere con la presidente uscente Donatella Tesei. A sostenere Tesei sono arrivati tutti i rappresentanti principali del centrodestra, ad iniziare da Giorgia Meloni, che ritiene di poter vincere anche in Emilia. Ma Proietti attacca: “In questi cinque anni di governo Tesei non c’è stata un’opera infrastrutturale pensata, progettata e realizzata. Dalla Tre Valli alla Quadrilatero, alla Fano-Grosseto che in parte hanno alleggerito l’isolamento dell’Umbria sono progetti ideati e finanziati dalle amministrazioni di centrosinistra”. In Emilia Romagna, Elena Ugolini, candidata della coalizione di centrodestra, punta sulla sicurezza e lancia la proposta di un nuovo assessorato: “Chi ha amministrato in questi anni non ha volutamente dato attenzione alla sicurezza dei cittadini”. Michele de Pascale, candidato del centrosinistra, non sembra impensierito, forte dell’appoggio di cinque liste, anche se il Pd qualche preoccupazione sull’astensione non la nasconde; corrono anche Luca Teodori (Lealtà, coerenza, verità) e Federico Serra (sinistra radicale). Sul Fatto di domani leggerete le ultime notizie che riguardano questo doppio appuntamento, e sui fattori che possono risultare determinanti.
GUERRA RUSSIA-UCRAINA, TRUMP: “LA DEVONO FINIRE”. MA MOSCA BOMBARDA ODESSA. IL CANCELLIERE SCHOLZ PARLA CON PUTIN E GLI CHIEDE DI NEGOZIARE CON KIEV. GAZPROM TAGLIA IL GAS ALL’AUSTRIA. “La devono smettere”. Così il presidente eletto Donald Trump, è tornato a discutere del conflitto nell’Est Europa. “Lavoreremo molto duramente su Russia e Ucraina”, ha detto il tycoon durante un evento in Florida, e le sue dichiarazioni sono state registrate dalla Cnn. Anche il presidente ucraino Zelensky è convinto che con Trump “la guerra finirà prima, anche se non esiste una data precisa”. Quando e come finirà, però, Trump non lo indica, e nel frattempo Mosca continua la sua “operazione speciale”, che prosegue ormai da quasi tre anni. Un massiccio attacco di droni è avvenuto su Odessa, nella serata di ieri, il bilancio è di un morto e due feriti. Il governatore militare Oleh Kiper su Telegram ha scritto: “Sono stati danneggiati edifici residenziali, una chiesa e veicoli”. Danni anche alla rete di condutture per il riscaldamento. Sul piano diplomatico, oggi è avvenuta una conversazione tra il cancelliere tedesco Scholz, e il presidente russo Putin; è il primo dialogo dal 2022. Scholz ha esortato Putin a ritirare le truppe dall’Ucraina, e a negoziare con Kiev. Putin ha replicato che un accordo dovrà riflettere le nuove realtà territoriali, confermando quando detto in passato; il Cremlino intende mantenere le regioni ucraine conquistate durante la guerra. Sul giornale di domani leggerete le ultime notizie sul conflitto, con un approfondimento sul tema della ricostruzione in Ucraina. In Europa la tensione resta alta per i rapporti con Mosca e lo dimostra l’allarme dell’Austria: a partire da domani Gazprom smetterà di fornire gas.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Caltanissetta, rinviati a giudizio quattro poliziotti: mentirono nel processo per depistaggio.Il gup del tribunale di Caltanissetta, David Salvucci, ha rinviato a giudizio i poliziotti Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli, accusati di depistaggio. Prima udienza fissata il 17 dicembre. Per l’accusa avrebbero mentito, deponendo come testi nel processo sulla strage di via D’Amelio, in cui morì il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta e sui depistaggi messi in atto. Il procedimento si era concluso in appello con la prescrizione del reato di calunnia per tre loro colleghi: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
L’Ue rivede al ribasso le stime sul pil: nel 2025 Italia quartultima per crescita. La Commissione europea certifica il calo delle stime sulla crescita, già annunciato da Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio in audizione sul Piano strutturale di bilancio. Bruxelles ha limato a +0,7% il progresso atteso nel 2024 (a maggio la previsione era per un +0,9%) e a +1% quello del 2025 (+1,1% nelle stime di maggio) mentre nel 2026 si arriverebbe a +1,2%. Risultato: la Penisola crescerà meno della media dell’Eurozona, che dovrebbe registrare un +0,8% quest’anno, +1,3% nel 2025 e +1,6% nel 2026.
“No Meloni day atto II”: studenti in piazza per un’istruzione pubblica accessibile. Scontri con la polizia a Torino. Migliaia gli universitari e liceali hanno manifestato in oltre 35 città contro la manovra e il governo guidato da Giorgia Meloni, per sostenere il diritto allo studio e l’istruzione pubblica. Le proteste sono state organizzate dall’Unione degli Studenti e Link – Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza. Tensioni a Torino con le forze dell’ordine, dopo che è stato bruciato un fantoccio che raffigurava il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: circa 15 poliziotti sono giunti al Pronto soccorso per via dello scoppio di un ordigno artigianale con esalazioni urticanti, in piazza Castello.
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