LA POLITICA ancora in primo piano sul Fatto di domani: ora sono i governatori a spingere il governo verso la zona rossa natalizia. Domani, proprio al termine di un vertice con le Regioni, potrebbe arrivare dunque il nuovo Dpcm che prevede la stretta ulteriore in vista delle festività. Intanto, mentre il Viminale annuncia controlli a tappeto sulle strade e nelle piazze, alcune città decidono di contingentare gli ingressi alle aree dello shopping (Milano prevede il numero chiuso in Galleria). Selvaggia Lucarelli ci racconterà l’uomo delle inversioni a U, il leghista Luca Zaia.
Ma domani sarà anche il giorno dell’incontro tra Italia Viva e il premier Conte: cercheremo allora di capire quali saranno le reali richieste di Matteo Renzi, anche alla luce di ciò che il presidente dirà questa sera ad Accordi&Disaccordi.
SEMPRE IN TEMA COVID, oltre all’analisi dei numeri di giornata (contagi ancora alti, ma con 40mila tamponi in più, 680 morti), vi racconteremo che l’Antitrust ha aperto un’istruttoria sul rincaro delle tariffe ferroviarie di Trenitalia (proprio a ridosso del Natale).
NEL NOSTRO FOCUS, una notizia IN ESCLUSIVA sull’ennesimo caso di mala-gestione nella battaglia contro il covid. E poi il punto sul piano di distribuzione dei vaccini.
LA CRONACA tornerà sulla Lega, con la quarta puntata della nostra inchiesta sui soldi al partito di Salvini.
IN ECONOMIA si parlerà di Tav: oggi l’Ad e Dg di Ferrovie dello Stato, Gianfranco Battisti, in commissione alla Camera ha serenamente ammesso che l’80% dei costi è stato finora a carico dell’Italia. E poi il nuovo piano industriale Mps, che prevede migliaia di esuberi, con una nostra ESCLUSIVA sulle nomine interne.
GLI ESTERI torneranno in America, per sfatare l’alibi del “pazzo Trump”: Barack Obama, nella sua biografia, illustra inconsciamente i segnali di un sistema già in crisi (potete leggerne un’anteprima di seguito). E ancora in Francia, per la scioccante sentenza Charlie Hebdo.
NELLA SEZIONE RADAR, la presentazione del libro di Bruno Vespa con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
IL SECONDO TEMPO, infine, con una nostra inchiesta sul mondo dei doppiatori: la proliferazione delle serie tv ha giovato all’antico mestiere?
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Trump, l’anomalia politica che Barack Obama non ha saputo vedere
di Salvatore Cannavò
Con l’elezione di Joe Biden da parte del Collegio elettorale la parabola di Donald Trump appare chiusa. Date le polemiche e le ripetute accuse di voto “truccato”, il risultato poteva non essere scontato e in realtà mostra quella che il politologo Yascha Mounk ha definito la “resilienza” della Costituzione Usa. Consentendo così di uscire dalla descrizione superficiale del presidente “impazzito” per capirne meglio l’origine e la dinamica. Un compito facilitato dal ponderoso libro di memorie di Barack Obama, “Una terra promessa”.
Trump ha indubbiamente provato a divellere molte delle regole non scritte della politica e delle istituzioni, senza però riuscirci. L’offensiva più esplicita è quella portata ai checks and balances, i pesi e i contrappesi che secondo Jay Madison, avrebbero consentito di frenare l’ambizione umana proprio “tramite l’ambizione”.
Checks e balances. Trump ha provato a sovrapporre l’esecutivo al legislativo, ha attaccato frontalmente il potere giudiziario per poi cercare di plasmarlo avendo l’opportunità di eleggere ben tre giudici alla Corte suprema. Ha cercato di sottomettere al potere centrale l’autonomia dei singoli stati. Ma anche questi gli hanno resistito mentre la rottura finale è stata prodotta dalla “sua” Corte suprema che non l’ha seguito sulla strada dei ricorsi.
Costituzione sana e robusta, dunque? Assolutamente no.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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