VENTI DI GUERRA DOPO LE PAROLE DI MACRON: I “MAI” DI CROSETTO: “NO TRUPPE ITALIANE IN UCRAINA”. SALVINI SI SCOPRE PACIFISTA, MA TREMA PER LE EUROPEE. Le parole di Emmanuel Macron sull’invio di truppe in Ucraina hanno preso in contropiede gli alleati (tranne la Lettonia che plaude) e l’Italia è tra questi. Il governo aveva già segnalato scetticismo con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha parlato di “rischio di guerra nucleare”. Oggi è il ministro della Difesa Guido Crosetto a chiarire che l’Italia non ha preso bene la fuga in avanti del presidente francese. L’Occidente, dice Crosetto parlando con Repubblica, “intanto dovrebbe evitare dichiarazioni a effetto, come quella di mandare la Nato in Ucraina cercando di fare più bella figura. O evitare di dividersi in incontri a due o tre quando in Europa siamo in 27”. Tra i partner europei, dice il ministro, “siamo tutti preoccupati e molti sono spaventati” dall’escalation bellica, ma poi assicura che “truppe italiane non andranno mai in Ucraina”. E questo sembra proprio un altro di quei “mai” che si sgretolano col tempo, di cui abbiamo scritto sul Fatto di oggi ripercorrendo la sequela di linee rosse superate nel sostegno militare occidentale a Kiev. Anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha chiarito il no del partito all’invio di truppe a Kiev. Più duro ancora Giuseppe Conte, che ha parlato di guerra mondiale alle porte. Parlando di fughe in avanti, Matteo Salvini oggi incontrando i giovani del suo partito a Milano si è scoperto pacifista: “Macron parla così perché ha mangiato cibo sintentico, noi faremo di tutto perché il 2024 sia un anno di pace”. Sul Fatto di domani ci chiederemo se questo sarà un altro tentativo di distinguersi dagli alleati e farsi notare dagli elettori, in vista delle europee di giugno. Ieri Salvini ha fissato l’asticella: “La Lega deve arrivare in doppia cifra alle elezioni europee e puntiamo a migliorare il risultato delle politiche del 2022”. Ma c’è un problema di candidature: Salvini ha fatto sapere che vorrebbe spedire Luca Zaia a Bruxelles (per evitare di trovarselo come concorrente alla leadership del partito) e su Roberto Vannacci ci starebbe ripensando, visto che la base e i dirigenti leghisti non apprezzano le sparate del militare tradizionalista e nostalgico.
UCRAINA, LAVROV A 10 ANNI DALL’ANNESSIONE DELLA CRIMEA: “NON SI TORNA INDIETRO”. UN’ANALISI DEGLI SCENARI DI GUERRA. PRESIDENZIALI IN RUSSIA, AFFLUENZA AL 50%. Mentre è salito a 21 il bilancio dei morti dell’attacco missilistico russo su Odessa di ieri, nella notte l’Ucraina ha colpito tre raffinerie nella regione meridionale russa di Samara. Secondo fonti dei servizi ucraini che hanno rivendicato l’attacco, le tre raffinerie processano 25 milioni di tonnellate di greggio l’anno, pari a quasi il 10% delle scorte russe. La città di confine di Belgorod, da giorni sotto pesanti bombardamenti ucraini. Qui le autorità hanno deciso di tenere chiuse scuole e centri commerciali per qualche giorno. Mosca ha fatto sapere di aver respinto nuovi tentativi di infiltrazione di gruppi di sabotaggio ucraini nella regione. Nella Federazione è il secondo giorno di votazioni (scontata la vittoria di Vladimir Putin) e secondo la Commissione elettorale nazioanle l’affluenza ha superato già il 50% (su 114 milioni di aventi diritto). Ci sarebbero stati atti di protesta in 29 seggi. I media d’opposizoine al Cremlino parlano di messaggi inviati su Telegram e Signal a una serie di cittadini russi, dove li si invita ad andare a votare “senza provocazioni” e di non seguire le sirene “estremiste”. Domani, ultimo giorno di urne aperte, scatterà l’operazione del voto di protesta a mezzogiorno, chiamato dall’organizzazoine del defunto oppositore Alexei Navalny. Mentre la guerra va avanti, ricorrono i 10 anni dall’annessione della penisola alla Russia nel 2014. Sergey Lavrov ha ricordato che non si tornerà indietro: “La penisola è parte integrante della Federazione Russa”. Sul Fatto di domani leggerete un’analisi degli scenari di guerra e del sostegno militare occidentale a Kiev con i nostri esperti.
DAGLI STAGIONALI AI PRECARI DELLA SCUOLA, IN ITALIA È ALLARME LAVORO POVERO. “La nostra economia è cresciuta anche nel 2023, c’è discreta vitalità”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Parole che risulteranno siderali a quei 5,7 milioni di lavoratrici e lavoratori che nel 2022 hanno guadagnato in media l’equivalente di 850 euro al mese. A loro si aggiungono altri 2 milioni di dipendenti che non superano 1200 euro al mese. Le cifre sono state pubblicate dalla Cgil e va notato che si riferiscono a un periodo precedente all’impennata dell’inflazione, cominciata nel 2023, che ha fatto abbassare il potere d’acquisto. Le cause di questa situazione che affligge dunque quasi 8 milioni di italiani attivi sono la precarietà, la discontinuità dei contratti o i part time involontari, ma anche l’affollarsi di mansioni sottopagate. Secondo il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari, “il governo non ha posto alcun argine” al fenomeno, assistendo inerte all’impoverimento drammatico di milioni di lavoratori e pensionati. “Non solo, non stanziando i fondi necessari a rinnovare adeguatamente i contratti di oltre 3 milioni di lavoratori pubblici, ha dato un pessimo esempio, come primo datore di lavoro del Paese, ai datori di lavoro privati”. Nelle fila dei lavoratori poveri finiscono in maggioranza i giovani, gli stagionali, i collaboratori domestici, gli insegnanti e gli operatori del settore scolastico. Sul Fatto di domani faremo una mappa di questi mestieri e delle misure adottate dal governo Meloni che hanno peggiorato le loro condizioni.
LICENZIATI PER UN VIDEO HARD, L’AS ROMA FA LA VITTIMA, LA FIGC INDAGA. L’INCHIESTA DEL FATTO. Lo scoop è del nostro Alessandro Mantovani, che ha portato alla luce quanto accaduto nell’autunno scorso a Trigoria: una dipendente è stata licenziata a seguito di una vicenda di violazione della sua privacy. Un video hard che la vedeva protagonista è stato preso dal suo telefono e fatto circolare in chat tra calciatori della squadra under 21 e altri dipendenti della società. Anche il ragazzo coinvolto nel video era un dipendente ed è stato licenziato. Dopo lo scoppio della polemica, la società prima ha adottato la strategia del silenzio, poi ha scelto di rispondere attaccando. L’ufficio stampa dell’As Roma ha parlato di una “inesistente discriminazione sessuale e disparità di trattamento” e ventilato un complotto per “destabilizzare” il gruppo giallorosso. Il licenziamento, aggiunge la nota, ha riguardato entrambi i dipendenti “che hanno registrato il video” ed “è avvenuto lo stesso giorno e alla stessa ora”. Per il club, si ribadisce, era oggettiva “l’impossibilità di proseguire il rapporto lavorativo”, anche considerando che i due dipendenti avevano un “coordinamento diretto con i minorenni”. Si parla di presunte trattative per favoritivismi di carriera, che però non sono mai stati contestati ai licenziati. Nel comunicato non c’è traccia di un commento riguardo al furto e alla diffusione del video, né l’amministratrice delegata della società giallorossa si è epressa. La procura sportiva della Figc ha aperto un’inchiesta. Oggi l’avvocato della dipendente licenziata ha detto di prendere atto “con stupore del comunicato della AS Roma che non solo non nega la sottrazione del video alla ragazza coinvolta ma conferma di non voler prendere minimamente in considerazione la posizione del calciatore omettendo ogni valutazione sul punto e attaccando nuovamente la vittima della vicenda”. Sul Fatto di domani torneremo sul caso con altre novità.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Basilicata, Lacerenza rinuncia. In Piemonte il Pd balla da solo. Domenico Lacerenza rinuncia alla candidatura a governatore della Regione Basilicata. Era sostenuto da Pd, M5S, Avs e + Europa. Il partito democratico ha trovato l’accordo sulla candidatura di Gianna Pentenero per sfidare Alberto Cirio alla presidenza. Il M5S non è d’accordo e annuncia che presto presentarà un altro candidato.
Gaza, la guerra di Netanyahu non si ferma. Domani a Doha riprendono i negoziati. I colloqui tra Israele e Hamas per discutere di una tregua nell’operazione militare israliana sulla Striscia e il rilascio degli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre potrebbero riprendere domani pomeriggio a Doha, in Qatar. Ci saranno anche rappresentanti di Tel Aviv, nonostante il premier Benyamin Netanyahu abbia definito “infondate” le richieste presentate da Hamas nell’ultimo documento di parte. L’obiettivo dei mediatori, Usa, Egitto e Qatar, è arrivare a una tregua di 6 settimane. La guerra intanto prosegue. La nave umanitaria delle ong World Central Kitchen e Open Arms, partita da Cipro giorni fa ha scaricato 200 tonnellate di cibo sulla costa di Gaza, in un porticciolo improvvisato. Un secondo invio è in preparazione.
Space X costruisce satelliti spia per gli Usa. L’azienda di Elon Musk sta costruendo una rete di centinaia di satelliti spia per gli Stati Uniti. Lo riporta Reuters sul proprio sito, sottolineando che la rete di satelliti rientra in un contratto con una delle agenzie di intelligence statunitensi.
Gli Elkann querelano la Rai per un servizio di Porta a Porta. – “Nei giorni scorsi una troupe televisiva ha occupato uno spazio privato afferente l’abitazione privata torinese di John Elkann per effettuare riprese video mediante un drone. Come successivamente emerso, le riprese sono state effettuate per la trasmissione Porta a Porta”, fanno sapere i legali dell’ad di Exor. Acquisito anche il mandato dai fratelli John, Lapo e Ginevra ad agire contro articoli e servizi inveritieri. Gli eredi Agnelli parlano di “clima di aggressione mediatica che esorbita dai confini del diritto di cronaca”
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“Tre sorelle” sole, tristi e polverose: come intristire Checov
di Camilla Tagliabue
Come impolverare Tre sorelle di Anton Cechov: eliminare i militari e quindi la guerra – e lo chiamano “adattamento contemporaneo” – e censurare risate, equivoci e lazzi, isolando le non simpaticissime protagoniste in uno psicodramma da cameretta dove “filosofeggiare” a vanvera e prendere “appunti sulla vita e altre sciocchezze simili”. Ronf.
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