IL DISCORSO DEL RE. Sul Fatto di domani il racconto della giornata del premier in Parlamento. Dopo le tante, fumose ricostruzioni sui giornali, questa mattina un Mario Draghi visibilmente commosso ha fatto il suo esordio in Senato per illustrare il suo programma: un discorso lungo 53 minuti (contrariamente ai pronostici) incentrato su emergenza Covid, scuola, innovazione, ambiente e fisco. Senza dimenticare la centralità dell’Europa e dell’euro (stoccata a Salvini) e l’appartenenza “atlantica” dell’Italia. Un programma che, nelle intenzioni dell’ex Bce, spinge lo sguardo del Paese avanti negli anni. Sul giornale di domani troverete un’analisi del discorso e un paragone con quello che fece Conte al momento dell’insediamento. Poi un articolo divertente su quello che è successo in Aula durante gli interventi (il premier è stato applaudito ben 21 volte) e su quanti (quasi tutti) magnificano Draghi sui social e su giornali e tv. In nottata è previsto il voto di fiducia, ma non si prevedono sorprese.
I TEMI CALDI. Il presidente del Consiglio è stato vago nell’illustrare il cammino che vuole far percorrere all’Italia, ma alcune cose le ha dette, partendo dal ringraziamento a Conte per il lavoro svolto. Il discorso è partito dal Covid, con un mea culpa: “Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”. Un po’ più concreto è stato sulla scuola: “Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno”. Quindi basta Dad, vedremo come farà con le Regioni che chiudono e aprono.
Il RECOVERY. Si parte dal solco tracciato da Conte, ma con la gestione che si sposta nel ministero dell’Economia e “in strettissima collaborazione con i dicasteri competenti”. Quindi, tradotto, sotto il suo stretto controllo. “Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti”, ha detto Draghi. Con i prestiti che “dovranno essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica”.
IL LAVORO. “Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce – ha detto Draghi in Aula –. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori. Ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente”, quindi l’arduo compito di chi portare avanti e chi, invece, lasciare al suo destino.
TEMI DIVISIVI. Sulla giustizia, argomento caro ai 5 Stelle, ha speso poche parole, spingendo per un processo civile più snello per attrarre investimenti dall’estero. Si è concentrato invece sulla riforma della Pubblica Amministrazione.
RAGGI & VOTO. La sindaca di Roma – che oggi si è recata in Procura a Roma per denunciare “cose interessanti trovate nel bilancio dell’Ama” – ha detto di volere il voto della base per decidere sulla sua ricandidatura per la Capitale.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE DOMANI
Ilva di Taranto. I magistrati di Taranto hanno chiesto pene pesanti per i Riva, ma anche per Vendola. L’inchiesta in questione è “Ambiente Svenduto”, con molte posizioni a rischio prescrizione.
Il Covid: cercheremo di capire le nuove misure in arrivo per le Regioni, molte delle quali potrebbero cambiare colore. Troverete anche uno studio sulle varianti che tanto preoccupano. Qui i numeri di giornata.
Secondo tempo. Un brillante saggio Einaudi sulle vacanze in Italia dei tempi che furono, con aneddoti e foto d’epoca.
Lavoro e diritti, contro imprese: Draghi e Conte a confronto
di Salvatore Cannavò
Diceva il Nerone di Petrolini; “Quando il popolo si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo”. Al posto del popolo mettete il 90% del Parlamento, uno stuolo di giornalisti compiacenti e l’equazione regge lo stesso. Quello bravo è Mario Draghi, ma se si ha la pazienza di andarsi a rileggere il discorso con cui Giuseppe Conte inaugurò il suo secondo governo si scoprirà che era bravo anche lui e che la distanza tra i due è invece misurabile in una diversa attitudine sociale: più legato al lavoro e ai diritti sociali Conte; più attento all’impresa, Draghi.
Se questo àncora il proprio governo a uno “spirito repubblicano”, l’ex avvocato del popolo si rifaceva a un “nuovo umanesimo” basato su principi “non negoziabili” saldamente allacciati alla prima parte della nostra Costituzione. Arigore istituzionale, insomma, sono almeno pari.
Sui temi Draghi deve concentrarsi sulla crisi pandemica, ancora inesistente nel settembre del 2019, ma egli stesso invita a guardare oltre. Sulla Scuola, ad esempio, sottolinea con forza “l’attenzione agli Istituti tecnici”. Richiesta storica di Confindustria, idea di un sapere in cui è più centrale il lavoro che si farà che quello che si apprende. Conte si dilungava invece sul diritto allo studio, sui costi per le fasce più deboli e sugli asili nidi, assenti nel discorso di ieri. Su Università e ricerca invece dicono circa le stesse cose: “Investire adeguatamente, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale” (Draghi); “La qualità della nostra ricerca, già eccellente, può e deve essere ulteriormente accresciuta anche attraverso un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca, dei quali va assolutamente favorita l’internazionalizzazione” (Conte).
Entrambi insistono sulla riforma della Pubblica amministrazione e la sua digitalizzazione. Anche sul terreno scabroso della Giustizia si legge che occorre “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali” (Draghi) e che “il nostro Paese necessita di una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi” (Conte) il quale aggiunge la riforma del metodo di elezione del Csm (Palamara doveva ancora arrivare), ma anche una preoccupazione per la lotta alla mafia (che Draghi non cita mai).
(continua a leggere sul giornale di domani)
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