LA COPERTINA, CHI SGARRA PAGA: QUELLI FINITI ALL’INFERNO PER MANO DI BERLUSCONI. Mentre i media celebrano le gesta di Silvio, Il Fatto Quotidiano pubblica un inserto speciale con le storie e i nomi di chi si è opposto all’uomo di Arcore, pagandone un prezzo salatissimo. Non uno di loro è stato ricordato durante il lutto nazionale, i loro nomi del tutto assenti dalle cronache patinate: troppo impegnati – la stampa e la tv – a dipingere il Caimano come uno statista.
NORDIO E LA RIFORMA “SALVALADRI”: IL PEGGIO DEVE ANCORA ARRIVARE. Non è detto che il ddl Nordio per la riforma della Giustizia abbia raschiato il fondo dell’impunità: gli emendamenti parlamentari potrebbero riservare spiacevoli sorprese. Certo, le basi per una legge “salvaladri” sono solide: abolizione dell’abuso d’ufficio, in violazione delle convenzione Onu di Merida e con l’Europa pronta a redarguirci (e ad aprire, nel caso, una procedura d’infrazione); il traffico d’influenze sempre più difficile da perseguire; l’impossibilità da parte del Pm di chiedere l’appello per le sentenza di assoluzione; l’arresto degli indagati con un preavviso di 5 giorni, per dare il tempo dell’interrogatorio e – perché no? – organizzare la fuga e la latitanza. A sentire magistrati di spicco come Nino Di Matteo e Nicola Gratteri, oppure iil presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, la riforma Nordio è un colpo di spugna sui reati dei colletti bianchi. Eppure, anche oggi, il Guardasigilli ha difeso strenuamente la cancellazione dell’abuso d’ufficio – “reato evanescente” – e ha lanciato la stoccata all’Anm – “il nostro interlocutore è il Csm” –. Sul Fatto di domani intervisteremo il procuratore di Tivoli Francesco Menditto, per comprendere gli effetti collaterali della riforma della Giustizia. Poi sonderemo gli umori parlamentari, perché gli emendamenti in arrivo potrebbero persino peggiorare il testo. Del resto, la lista degli indagati (o imputati) per abuso d’ufficio è piuttosto nutrita.
DOPO SILVIO, AVANZA LA TRIADE DI ARCORE: IL FRATELLO PAOLO, IL RAGIONIER SPINELLI E IL TRIBUTARISTA SCIASCIA. Con la beatificazione e il lutto nazionale ancora in corso, l’ultimo nodo da sciogliere è il testamento in custodia al notaio Arrigo Roveda. Quali che siano le ultime volontà di Berlusconi, si dovrà passare dal ragionier Giuseppe Spinelli (81 anni) e Salvatore Sciascia (80 anni), i custodi delle casseforti di famiglia. Spinelli è il presidente delle quattro holding che detengono le quote quote di maggioranza (61%) del gruppo Fininvest, il cuore dell’impero berlusconiano. Con la morte del capofamiglia, ora le azioni passeranno ai figli: i due terzi saranno divisi in parti uguali tra gli eredi; l’altro terzo resta nella disponibilità delle volontà testamentarie. Anni fa Spinelli fu vittima di uno sequestro per estorcere denaro a Berlusconi. Il ragioniere fu assunto alla Edilnord nel 1978, pochi anni prima di Salvatore Sciascia, al Biscione come tributarista dal 1982. Sciascia è nel cda Fininvest e nel collegio sindacale delle holding dei cinque i figli. Durante Tangentopoli ammise ad Antonio Di Pietro di aver versato denaro a militari della Guardia di finanza. Poi c’è Paolo Berlusconi, il fratello in pole position per il seggio al Senato lasciato vacante da Silvio, ma con un curriculum giudiziario poco limpido. Sul Fatto di domani vi racconteremo le biografie eccellenti della triade di Arcore.
IL M5S SCENDE IN PIAZZA CON SCHLEIN. LA SEGRETARIA DEM: “INSIEME PER IL SALARIO MINIMO”. Il Movimento 5 Stelle è sceso in piazza a Roma in nome dei diritti e del lavoro, contro un governo sempre più arroccato in difesa dell’impunità. Alla testa del corteo, nel primo pomeriggio, c’era anche Elly Schlein (data per assente fino a ieri). Dopo aver salutato il presidente Conte, la segretaria dem ha lanciato il ramoscello d’ulivo ai pentastellati: “Lavorare insieme contro la precarietà, per il salario minimo e per il reddito – ha esortato la leader – Avete fatto bene a mobilitarvi, Giuseppe”. Schlein è arrivata nella Capitale dopo aver partecipato al seminario “Ritorno al futuro”, organizzato da Gianni Cuperlo a Bologna. Dal convegno romagnolo la segretaria aveva lanciato la mobilitazione dei militanti, in nome dell’agenda del Pd: sanità pubblica, lavoro, Pnrr. La manifestazione a 5 stelle ha sfilato per la Capitale da piazza della Repubblica a largo Corrado Ricci, insieme a Sinistra Italia di Fratoianni, esponenti delle Acli e dell’Arci. In chiusura, gli interventi sul palco di giovani precari, degli ambientalisti di Ultima Generazione, di Moni Ovadia per rilanciare il pacifismo e il no all’invio di armi in Ucraina. Richiesta poco digeribile per Elly Schlein. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata della manifestazione M5s.
ALLUVIONE IN EMILIA ROMAGNA, UN MESE DOPO: MANCANO LE RISORSE, LA RICOSTRUZIONE NON PARTE E IL GOVERNO TACE. Il rischio della desertificazione del terreno è concreto, secondo Coldiretti, con gli agricoltori a pagare un prezzo salatissimo. Eppure, da Palazzo Chigi, nulla si muove. Dopo aver promesso più di due miliardi per affrontare l’emergenza, il governo ha rifatto i conti e tagliato circa un quarto della somma: nel decreto del 23 maggio c’erano solo 1,6 miliardi. Eppure, secondo il presidente regionale Stefano Bonaccini, il conto dei danni è di circa 9 miliardi. I primi 230 milioni sono già stati spesi e in diversi comuni alluvionati le ruspe sono state bloccate perché mancano le coperture finanziarie. Eppure, Giorgia Meloni non si decide a nominare il commissario per l’emergenza. Durante l’incontro a Palazzo Chigi del 15 giugno, ai sindaci che chiedevano risorse, il ministro Musumeci ha risposto bruscamente: “L’esecutivo non è un bancomat”. Sul Fatto di domani vi racconteremo a che punto è la ricostruzione dopo l’alluvione. Poi andremo in Francia e in Sicilia, per dare conto delle proteste dal basso: oltralpe le manifestazioni No-Tav; sull’Isola monta il malcontento per il ritorno in auge del Ponte sullo Stretto, la nuova bandiera (dopo i migranti) di Matteo Salvini.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Ucraina. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, apre spiragli a soluzioni diplomatiche, annunciando che alcune idee sul tavolo “potrebbero funzionare”. Intanto, i leader africani sono volati a San Pietroburgo per esporre il loro piano di pace a Vladimir Putin. Ma Zelensky boccia la proposta: “Vogliono solo sospendere il mandato di arresto per lo zar”. Dagli States, Biden frena sull’ingresso di Kiev nella Nato: “L’Ucraina deve rispettare gli stessi standard degli altri”. Sul Fatto di domani la giornata di diplomazia e scontri sul campo.
Grecia, naufragio di Pylos. Ha confessato uno dei fermati, sospettato di far parte della squadra di scafisti che ha guidato l’imbarcazione con circa 700 migranti a bordo. Sono in corso le ricerche dei dispersi, 104 le persone tratte in salvo e 78 i decessi accertati.
Nexi, pagamenti digitali in sciopero. Non si ferma la protesta dei lavoratori del colosso delle transazioni online, dopo l’annuncio di tagli salariali e al personale, mentre ai piani alti incassano remunerazioni da favola. Sul Fatto di domani il racconto della lotta e le conseguenze per gli utenti.
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La Bella estate, da “Barbie” e Ken a “Oppenheimer”
di Federico Pontiggia
In sala c’è The Flash, che vi raccomandiamo solo se filologi di Batman, esegeti di Superman, dipendenti dai comics Dc, amanti del protagonista Ezra Miller, nerd a tempo indeterminato e supereroici a prescindere. Ma l’estate sul grande schermo, rinforzata dalla campagna del Mic Cinema Revolution (biglietto a 3,50 per i film italiani ed europei fino al 16 settembre; a 3,50 per tutti i film dal 17 al 21 settembre), promette di irrigare la tradizionale siccità dell’offerta con grandi titoli e pubblico conseguente. Mercoledì arriva l’animazione Pixar Elemental, seguito spurio del migliore Inside Out (vedi sotto): potete buttargli un occhio, ma solo dopo aver visto, questo sì un capolavoro, Spider-Man: Across the Spider-Verse.
(Continua a leggere)
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