GUERRA RUSSIA-UCRAINA: PUTIN PROPONE LA SUA VIA PER LA PACE E PARLA DI “TREGUA OLIMPICA”. ZELENSKY SE LA PRENDE CON GLI ALLEATI: “VOGLIONO CHE VINCIAMO SENZA CHE MOSCA PERDA”. Colloqui di pace, ripartendo dalla bozza elaborata in Turchia nel 2022, a pochi mesi dall’invasione russa in Ucraina. Il presidente Putin esce allo scoperto durante il viaggio in Cina, e rilegge gli ultimi due anni di conflitto. Secondo il capo del Cremlino: “Mosca non ha mai rifiutato di negoziare”, ma sarebbero stati i governanti di Kiev a “ritirarsi dai negoziati”. Putin ha affermato che, quando le truppe russe erano vicine a Kiev, l’Occidente insistette per farle arretrare così da facilitare i colloqui. Tuttavia, l’Ucraina cambiò idea anche sotto pressione degli alleati dettando la linea: “La Russia deve essere sconfitta sul campo di battaglia, deve subire una sconfitta strategica”. Il leader russo dunque traccia la sua via, confermando che la conferenza in programma a giugno in Svizzera non è un appuntamento da tenere in considerazione perchè il suo scopo sarà quello di “riunire quanti più Paesi possibile” per poi presentare “come un ultimatum” alla Russia la decisione che sarà presa. Per quel che riguarda la situazione sul campo. Putin nega che le sue truppe vogliano entrare a Kharkiv; l’attuale offensiva è necessaria per creare una “zona cuscinetto” così da proteggere le regioni di confine russe. Il presidente russo ha anche avanzato l’ipotesi di una tregua in occasione delle Olimpiadi in programma in Francia dal 24 luglio all’11 agosto. Sull’altro versante, il presidente Zelensky non prende sul serio la questione della tregua momentanea e se la prende con gli alleati: “Hanno paura che la Russia perda questa guerra. Vorrebbero che l’Ucraina vincesse senza la sconfitta della Russia, che potrebbe avere conseguenze imprevedibili per la geopolitica”. Sul Fatto di domani leggerete altri approfondimenti, con reportage dalla zona dei combattimenti e la notizia che l’Ue ha varato sanzioni contro quattro testate giornalistiche russe.
EUROPEE: L’AGCOM, LA PAR CONDICIO E IL DUELLO (MANCATO) IN TV TRA “CANDIDATI FINTI”. “L’Agcom ha semplicemente ricordato quale sono le regole della par condicio, a me sorprende che Meloni e Schlein si siano affaticate a costruire un confronto diretto tra di loro escludendo tutti gli altri, per altro in un contesto in cui c’è una legge proporzionale pura in cui ognuno corre per sé”. Così Giuseppe Conte, leader del Movimento Cinque Stelle è intervenuto oggi sul mancato duello televisivo tra la presidente del Consiglio e la segretaria del Pd. Per Conte, inoltre, si sarebbe trattato di “un duello tv molto singolare perché sono candidati finti, si propongono agli elettori ma già hanno dichiarato che non potranno andare a Bruxelles. Le regole sono state ricordate perché esistevano già, perché Meloni vuole sfuggire a un confronto anche con il sottoscritto?”. Sulla questione è intervenuto anche Bruno Vespa; il giornalista, che avrebbe dovuto ospitare il dibattito, al Corriere della sera dichiara: “Il punto è che la legge sulla par condicio ormai è un nonsenso che nessuna forza politica finora, pur volendo, è stata in grado di modificare. I partiti che erano favorevoli al confronto erano quattro e rappresentavano il 63,32% in Parlamento. Per l’Agcom avrebbero dovuto essere almeno cinque. In quel caso il duello sarebbe passato anche se quei partiti avessero rappresentato, che so, il 30%. Ho rispetto per l’Autorità, che peraltro non mi ha mai sanzionato. Non faccio critiche. È tutto l’insieme che non va”. Sul Fatto di domani leggerete una ricostruzione delle ultime ore sul mancato confronto in Rai a “5 minuti”.
INCHIESTA TOTI, IL CAPO DI WEBUILD MANDA L’AVVISO SULLA DIGA DI GENOVA: “LE VARIANTI SI PAGANO”. BUCCI: “A DISPOSIZIONE DEGLI INQUIRENTI”. In attesa dell’interrogatorio di garanzia di Giovanni Toti – dopo il quale sarà più chiaro il suo destino politico – la destra alza le barricate per difendere le grandi opere a Genova e in Liguria. Del resto, dal crollo del Morandi in poi, diversi miliardi sono impegnati per opere pubbliche faraoniche. Il simbolo è la diga di Genova: per Salvini e le destre si va avanti, senza tentennamenti, come ha chiesto Pietro Salini dalle pagine del Corriere della sera. Il capo di Webuild traina il consorzio che si è aggiudicato i lavori: il costo era stimato in 300 milioni ed è già lievitato a 1,3 miliardi. L’Anac aveva acceso un faro già a marzo scorso. Pochi giorni fa in Parlamento, il presidente dell’Anticorruzione Giuseppe Busia ha riproposto gli allarmi sull’esplosione dei costi. Il rischio sono le varianti, dovute al fondale marino e al rischio idrogeologico. Ma Salini ha mandato l’avviso: “Si vorrebbe che i costruttori assumessero gli oneri, i rischi e i costi delle varianti senza essere pagati”. La Lega è con Salini: il segretario ha annunciato che inaugurerà la prima posa nel caniere; oggi l’uomo del Carroccio Edoardo Rixi (viceministro ligure alle Infrastrutture) ha ribadito la volontà del governo di tirare dritto sulle grandi opere. Sul fronte dell’inchiesta, il sindaco di Genova Marco Bucci ha ribadito la volontà di essere ascoltato dai magistrati. Il primo cittadino compare più volte nelle intercettazioni agli atti degli inquirenti. Sul Fatto di domani, nuovi retroscena dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria. Nelle prossime ore potrebbe avvenire la copia del contenuto dei telefoni e dei dispositivi elettronici sequestrati al presidente Toti. I legali degli indagati potranno nominare loro esperti.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Slovacchia, il premer Fico operato di nuovo. Simecka, leader dell’opposizione, denuncia minacce di morte. Robert Fico, il premier nazionalista che ha subito due giorni fa un attentato, è stato sottoposto ad un altro intervento chirurgico. Il ministro della Difesa, Robert Kalinak, parlando ai giornalisti fuori dall’ospedale dove Fico è ricoverato, ha ricordato che le condizioni del premier rimangono gravi. A sparare al primo ministro, per motivi politici, è stato Juraj Cintula, 71 anni, pensionato, che domani comparirà in tribunale. Non si placano le polemiche sulle presunte responsabilità degli agenti di scorta: il ministro degli Interni Matus Sutaj Estok, nega che il servizio di sicurezza abbia fallito. Nel frattempo il leader dell’opposizione progressista, Michal Simecka ha depositato oggi una denuncia penale per minacce di morte e ha testimoniato all’Agenzia nazionale per i crimini (Naka): “Le minacce sono arrivate a me, a mia figlia e alla mia compagna”.
Guerra Israele-Hamas: battaglia a Jabalya, Hezbollah spara 75 razzi dal Libano. Trovati i corpi di tre ostaggi. Feroce battaglia nella Striscia di Gaza, a Jabalya, tra esercito israeliano e fondamentalisti islamici. Lo testimoniano i reporter di Reuters che parlano di uno degli scontri più cruenti dal 7 ottobre, giorno del massacro firmato da Hamas con 1.200 morti e la cattura di centinaia di ostaggi. I tank sono entrati nel cuore del quartiere, uno degli otto storici campi profughi di Gaza, mentre i bulldozer demoliscono gli edifici dove Hamas si trincera. Sul fronte nord, dal Libano Hezbollah ha sparato circa 75 razzi. Il portavoce dell’Idf, Hagari, ha annunciato che sono stati recuperati i corpi di tre ostaggi israeliani a Gaza: erano stati uccisi il 7 ottobre durante la fuga dal Nova Festival, e i loro cadaveri portati nella Striscia. Si tratta di Itzhak Gelerenter, Amit Buskila e Shani Louk, le cui immagini, mentre veniva portata via su un furgone con il corpo inerte, sono divenute uno dei simboli della strage del 7 ottobre.
Bologna, ex vigilessa uccisa dal collega: la Procura contesta l’aggravante del “legame sentimentale”. La Procura del capoluogo emiliano contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi, 62 anni, il vigile fermato ieri notte per l’omicidio della ex collega Sofia Stefani, 33 anni, avvenuto negli uffici della polizia locale di Anzola Emilia. Gualandi sostiene che si sia trattato di un “incidente”: un colpo partito per errore dalla sua pistola, nel corso di una lite con la donna. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile. Tra i due c’era un dissidio nell’ambito della relazione sentimentale: secondo i primi riscontri la giovane donna voleva proseguire il rapporto, mentre Gualandi era contrario.
Morto il giornalista Rai Franco Di Mare. Ad annunciarlo è stata la famiglia. Il 28 aprile il giornalista, 68 anni, durante una intervista a Fabio Fazio sul Canale 9 aveva rivelato di avere un tumore incurabile, il mesiotelioma, e di avere chiesto inutilmente alla Rai lo stato di servizio. Di Mare lamentava il silenzio dei vertici di viale Mazzini e si diceva certo di essersi ammalato durante la sua missione di inviato nell’ex Jugoslavia, dove era stato esposto all’uranio impoverito.
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