L’AUTONOMIA È LEGGE, MA IN FORZA ITALIA CRESCE LA FRONDA GUIDATA DA OCCHIUTO. IL PD ANNUNCIA LA RACCOLTA FIRME PER UN REFERENDUM ABROGATIVO. L’autonomia differenziata è legge e la Lega esulta. “Oggi si è fatta la storia di questo Paese! È l’alba di un giorno storico”, ha gioito il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. A rovinare la festa del Carroccio però è Forza Italia. Da giorni il governatore calabrese e vicesegretario azzurro Roberto Occhiuto marca le distanze dal provvedimento che penalizza il Sud. La legge è stata approvata alla Camera alle 7 e 30 del mattino, con 172 sì, 99 voti contrari e 1 astenuto. Il verdetto è giunto dopo una maratona notturna che ha suscitato le proteste delle opposizioni, con la maggioranza a sventolare le bandiere regionali dagli scranni. In Aula Elly Schlein ha ribattezzato il partito di Meloni “Brandelli d’Italia”, a sottolineare il paradosso di una partito nazionalista fautore di un’Italia a “spezzatino”. Intanto, i dem annunciano una raccolte firme per cancellare la legge con un referendum. Anche la Cei con il presidente Zuppi conferma le critiche: “Non ci hanno preso sul serio”. L’Autonomia differenziata consentirà alle Regioni di chiedere competenze e risorse su 23 materie: come sanità, istruzione, energia, trasporti, ambiente, cultura. 14 di queste materie dovranno attendere la definizione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni): cioè costi e criteri minimi per garantire il servizio in tutta Italia. Le trattative tra Stato e Regioni partiranno solo dopo la definizione dei Lep, con l’aiuto di un “comitato tecnico scientifico” presieduto dal giurista Sabino Cassese. Ma sarà il governo ad approvare i Livelli essenziali con i Dpcm (decreto della presidenza del Consiglio), odiati quando li utilizzava Conte a palazzo Chigi ma benemeriti per l’Autonomia. Così il Parlamento non tocca palla: tace sui Lep, potrà approvare o bocciare (a scatola chiusa senza modifiche) i singoli accordi tra lo Stato e le Regioni. Intanto, dentro Forza Italia cresce la fronda capeggiata da Roberto Occhiuto: 3 deputati calabresi (Francesco Cannizzaro, Giuseppe Mangialavori e Giovanni Arruzzolo) non hanno votato in segno di protesta per una legge che schiaffeggia il Meridione. Dalla Calabria arriva un’altra bocciatura all’Autonomia leghista: è dell’ex governatore Nino Spirlì, un uomo del Carroccio. Sul Fatto di domani retroscena e approfondimenti sulla legge “spacca-Italia”.
TORNA L’AUSTERITÀ UE, L’ITALIA È IN PROCEDURA D’INFRAZIONE. L’UPB FA I CONTI: 32 MILIARDI PER LA MANOVRA E LA STRETTA SUL DEFICIT. MELONI SULLE NOMINE UE: “NON È DEMOCRAZIA”. Per il governo Meloni si avvicina il momento decisivo: approvare una legge di Bilancio con i vincoli dettati da Bruxelles. In sostanza, per confermare il taglio del cuneo fiscale e le altre “bandiere”, serviranno 20 miliardi senza toccare il deficit. Oggi la Commissione Ue ha ufficializzato l’apertura di una procedura d’infrazione per 7 Stati, inclusa l’Italia per disavanzo eccessivo. Da aprile infatti sono entrate in vigore le regole del nuovo Patto di Stabilità (con i voti favorevoli delle destre) archiviando la stagione della pandemia e la sospensione dei vincoli di bilancio. Ora per rispettare i parametri europei (3 per cento di deficit e 60 per cento nel rapporto debito/pil) l’Italia dovrà risparmiare tra i 10 e i 12 miliardi di euro. I conti li ha fatti l’Upb (Ufficio parlamentare di Bilancio), snocciolando i numeri in conferenza stampa con il ministro Giorgetti e il commissario europeo Paolo Gentiloni da Bruxelles: tirando le somme, entro fine anno il governo dovrà scovare circa 32 miliardi, per rinnovare provvedimenti in corso e correggere il deficit nella traiettoria indicata dall’Ue (0,5% del Pil). Sembra un ritorno all’austerità, eppure Gentiloni nega: “L’austerità sarebbe un terribile errore”. Giorgetti ci tiene a sottolineare l’inizio di un nuovo corso “rispetto a una stagione di indebitamento” (leggi Superbonus), ma rassicura sul cuneo fiscale che costa 10 miliardi: “Tra tutte le misure questo è un must, un impegno assolutamente inderogabile e lo confermeremo”. Non solo l’Italia ha sforato i conti attirando le attenzioni di Bruxelles: procedure di infrazione sono state aperte anche nei confronti di Francia, Belgio, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Entro il 20 settembre, l’Italia dovrà presentare un “piano” settennale di tagli alla spesa da 10-12 miliardi annui. Sul Fatto di domani vi racconteremo i numeri e le strategie del governo. Intanto, dalla celebrazioni milanesi per i 50 anni del Giornale, Meloni lancia fendenti contro l’Ue e le nomine ai vertici delle istituzioni: “Surreale siano decise a tavolino, non è democrazia”.
SICUREZZA INFORMATICA, IL BLUFF DELLA NUOVA LEGGE PER CONTROLLARE LE INDAGINI DEI MAGISTRATI. Le legge sulla sicurezza informatica è stata approvata in Senato (in via definitiva dopo il Sì alla camera del 15 maggio), con l’emiciclo di Montecitorio semivuoto: 80 i voti favorevoli, 3 contrari e 57 astensioni; all’appello mancavano 60 onorevoli, più di un terzo. Del resto, l’Aula era reduce dalla maratona notturna per l’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata. Le destre hanno elogiato con il sottosegretario Alfredo Mantovano i nuovi “e più adeguati strumenti” a difesa delle pubbliche amministrazioni. Le opposizioni invece mettono in risalto 3 contraddizioni della nuova legge. La prima: non sono previsti oneri per le casse dello Stato, dunque nessuna risorsa per consentire alle organizzazioni di rafforzare le barriere contro gli attacchi informatici. Seconda criticità: l’aumento delle pene per i criminali digitali sarebbe solo uno specchietto per le allodole, poiché agiscono nell’anonimato, da Paesi poco collaborativi con la giustizia e acciuffarli è assai raro. Terzo problema: il provvedimento è centrato sulla difesa da attacchi esterni, ma non prevede nulla contro le “talpe” che agiscono dall’interno di un’organizzazione, con accessi abusivi e furti di dati. La sintesi è firmata dal senatore M5s ed ex procuratore antimafia Roberto Scarpinato: “Un metodo da piazzisti della politica per vendere al pubblico” un provvedimento vuoto. In ballo non c’è solo la sicurezza informatica ma anche la segretezza delle inchieste minacciata dai controlli di via Arenula. “Viene previsto un potere ispettivo per un organo del Ministero della giustizia, che potrà esercitare un potere delicatissimo, entrando direttamente nella segretezza delle indagini in corso”, ha dichiarato la dem Anna Rossomando. Sul Fatto di domani, approfondiremo nei dettagli le conseguenze della nuova legge.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Maturità, Ungaretti e il silenzio nella prima prova. Si è svolta questa mattina, per oltre 500mila studenti di quinto anno, la prova d’italiano dell’esame di maturità. Due le tracce più classiche: l’analisi di una poesia di Ungeretti e un brano di Pirandello per l’analisi del testo. Per il tema argomentativo, una riflessione sulla guerra fredda tratta da Giuseppe Galasso, la funzione civile del patrimonio artistico (tratto da un pezzo Maria Agostina Cabiddu) e il valore del silenzio di Nicoletta Polla Marriot. Per le tracce di attualità, infine, Maria Levi Montalcini con un testo sull’imperfezione, e Maurizio Caminito con un’analisi di blog, selfie e post.
Libano, Nasrallah: “Hezbollah non vuole la guerra totale con Israele, ma siamo pronti a reagire”. Dopo le minacce del governo israeliano giunte nella giornata di ieri, il leader della milizia filo-iraniana risponde con un discorso in tv: Hezbollah “non ha intenzione di impegnarsi in un conflitto totale con Israele – ha dichiarato Hassan Nasrallah – Ma siamo preparati allo scenario peggiore. Se venisse dichiarata guerra aperta al Libano, la condurremo senza limiti”, ha scandito il leader. Ieri il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz aveva lanciato il monito: “siamo molto vicini al momento in cui decideremo di cambiare le regole del gioco contro Hezbollah e il Libano. In una guerra totale, Hezbollah sarà distrutto e il Libano sarà colpito duramente”.
Rapporto Caritas, la povertà è ai massimi storici. Non si tratta più di un’emergenza, ma di un fenomeno strutturale: i dati Caritas sulla povertà fotografano un Paese stremato. “Il confronto del numero di assistiti 2019-2023 è impietoso:+40,7%”, decreta il rapporto. Una persona su 10 vive in stato di povertà assoluta e il 56% di famiglie indigenti ha figli minori. Pannolini, abiti, alimenti per neonati o visite specialistiche sono diventati un lusso per pochi.
Morto il bracciante indiano abbandonato con un arto amputato davanti a casa. Si chiamava Satnam Singh, il trentunenne di origine indiana coinvolto in un terribile incidente sul lavoro in un’azienda agricola di borgo Santa Maria, nella periferia di Latina, lunedì scorso. L’uomo aveva perso il braccio in un macchinario avvolgiplastica e le gambe erano rimaste schiacciate. Ma invece di essere soccorso era stato abbandonato davanti la sua abitazione. A nulla è valso il trasporto d’urgenza in eliambulanza all’ospedale San Camillo, a Roma, dove è spirato questa mattina. La procura aveva aperto un’inchiesta per lesioni gravissime e omissione di soccorso, ora l’accusa a carico del titolare dell’azienda è di omicidio colposo. Il Comune sarà parte civile.
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