Sul Fatto di domani in primo piano l’inchiesta che ha portato all’arresto del presidente del consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, finito ai domiciliari con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Secondo gli inquirenti, avrebbe favorito un’azienda legata alla cosca Grande Aracri, nel Cda della quale sarebbe anche finito suo figlio. La società si occupa della distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali mediante una rete di punti vendita costituiti da farmacie e parafarmacie. Uno scossone giudiziario che si abbatte sulla regione cui manca ancora proprio un commissario alla Sanità (oggi Conte ha incontrato i sindaci calabresi).
Tallini è un esponente di Forza Italia, e allora in Politica ci chiediamo come sia possibile che la maggioranza collabori con un partito che ha troppi inquisiti e condannati tra le sue file. Proprio le mosse di Berlusconi stanno facendo ribollire il centrodestra: tre azzurri, tra cui Laura Ravetto, passano alla Lega, che non perde occasione di attaccare il quasi ex alleato. Dall’altra parte, i 5S sono alle prese con la formazione della segreteria.
Si apre poi il capitolo Covid: oltre ai numeri di giornata, Selvaggia Lucarelli si occuperà delle vittime, che oggi sembrano di serie B rispetto a quelle della prima ondata. E torneremo a parlare di scuola, che in Campania potrebbe non riaprire. C’è anche una seconda puntata del caso Moncler, l’azienda che ha stanziato dieci milioni di euro per la pandemia in Lombardia.
L’Economia ci racconterà invece perché non siamo indietro – come alcuni giornaloni vogliono far credere – sul piano per il Recovery Fund (il cui termine di presentazione è fissato per gennaio). Il nostro Focus sarà dedicato a Eni e alla vicenda della presunta tangente in Congo.
Gli Esteri andranno nello Yemen: in vista del G20 del 20 e 21 novembre in Arabia Saudita, Oxfam ha presentato uno studio sul volume di esportazioni di armamenti dai Paesi del G20 proprio verso le parti in conflitto nello Yemen. Nella sezione Radar il ritratto di Renato Schifani dalla penna di Pino Corrias (qui di seguito un’anticipazione) e un divertente articolo di Andrea Scanzi su Salvini, il mago del boomerang. Infine il Secondo Tempo, con un’intervista a Fabrizio Moro.
Sono 36.176 i nuovi casi di coronavirus accertati nelle ultime 24 ore tra i 250.186 tamponi processati. Altri 653 malati di Covid-19 sono morti. I ricoveri subiscono una frenata rispetto ai numeri delle ultime settimane: 106 posti letto occupati in più rispetto a ieri. Mentre le terapie intensive crescono di 42 unità. Il rapporto tra nuovi positivi e tamponi totali è in leggero calo (14,5%). La Lombardia resta la regione con maggiore contagi (7.453), segue il Piemonte con 5.349, il Veneto con 3.753 e la Campania con 3.334. Conte: “Natale sobrio per non far ripartire i contagi” (il video). Boccia: “Non escludo altre zone rosse”. A Milano l’allarme dei medici: “Costretti a decidere chi salvare”.
Schifani non è una muffa, e torna come osso di seppia
di Pino Corrias
Renato Schifani non è una muffa, ma il nuovo consigliere politico di Silvio B. La prima circostanza l’ha stabilita a suo tempo un tribunale della Repubblica italiana, interpellato dallo stesso Schifani. E ci sta, visto che stiamo parlando di un ex presidente del Senato. La seconda è invece l’ennesima trovata del Dottore che (appena fuori dal giro degli inseparabili: Gianni Letta, Confalonieri, Dell’Utri) si diverte a nominare i suoi provvisori consiglieri come si fa con il personale di servizio, scegliendoli tra i molti dotati dell’X Factor della fedeltà, per poi spremerli sino a quando l’abnegazione dei prescelti si deteriora per sfinimento. E’ successo dai tempi di Enzo Cartotto, agli albori del partito azienda, passando per Giuliano Urbani, Giuliano Ferrara, Marcello Pera, Gianfranco Fini, Sandro Bondi, Sabina Began, Angelino Alfano, Francesca Pascale, giù giù fino a Giovanni Toti, il penultimo.
Ripescato dall’oblio, Renato Schifani, palermitano, detto in gioventù “freno a mano” per l’innato carattere oggettivato nella cautela con cui guidava la sua Fiat 500 L, servirà a facilitare l’ultimo giro di giostra del Dottore che secondo i migliori politologi di Palazzo, finiti i processi, le prescrizioni, le pupe, le bugie e forse anche i voti, si appresta a diventare Statista. Cioè pronto per le larghe intese, che poi sarebbero il salvataggio di Mediaset e la spartizione del malloppo vero, i 209 miliardi di euro in arrivo dalla perfida Europa.
(continua a leggere sul giornale di domani)
Domani su Nove l’ultima puntata della stagione di Accordi&Disaccordi, il programma di Andrea Scanzi e Luca Sommi, con la partecipazione di Marco Travaglio
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