COSPITO, L’ANTIMAFIA A NORDIO: “41 BIS O ALTA SICUREZZA, DECIDA LA POLITICA”. UDIENZA ANTICIPATA Alfredo Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte però le dovute cautele. La Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, nel parere inviato oggi al ministro della Giustizia, non prende una decisione e rinvia la questione alla politica (pur riconoscendo la correttezza della decisione del 5 maggio 2022 dell’allora ministra Cartabia di mandare Cospito al 41 bis). Sarebbe diverso il parere inviato dal procuratore generale della Corte d’Appello di Torino, che secondo indiscrezioni sosterrebbe che l’anarchico, detenuto nel penitenziario di Opera e in sciopero della fame, dovrebbe restare nel regime di carcere duro. La Cassazione ha ulteriormente anticipato l’udienza sul ricorso, al 24 febbraio (era 7 marzo). Prosegue intanto la battaglia politica sul caso. Le rivelazioni pubblicate oggi sul Fatto, che raccontano i retroscena della visita di quattro parlamentari del Pd (Verini, Orlando, Serracchiani, Lai) a Cospito a Sassari, acuiscono lo scontro. L’articolo racconta che il 12 gennaio la delegazione dem ha incontrato anche alcuni boss nello stesso braccio di Cospito: Pietro Rampulla, Francesco Presta e Francesco Di Maio. Fratelli d’Italia ha colto la palla al balzo per rintuzzare sulle presunte intelligenze dei democratici con anarchici e mafiosi, come ha fatto Donzelli in Aula. I meloniani portano anche come prova post e dichiarazioni degli stessi dem, in particolare Andrea Orlando e Peppe Provenzano, che proponevano di sospendere il carcere duro per Cospito. Il Pd, oltre a una nota ufficiale che (ammettendo implicitamente il fatto) ribadisce che la visita aveva soltanto lo scopo di verificare le condizioni di salute dell’anarchico. I dem continuano a chiedere le dimissioni di Delmastro e Donzelli e disertano i lavori sul decreto milleproroghe. Sebastiano Ardita, pm ed ex consigliere del Csm, in un’intervista al fattoquotidiano.it spiega che Cospito rischia di diventare il cavallo di troia per l’abolizione della norma fondamentale dell’antimafia. Intanto, la Digos indaga su una telefonata giunta martedì alla portineria del quotidiano bolognese Il resto del Carlino che annuncia “un grave attentato in relazione ai fatti di Cospito”. Sul Fatto di domani i nostri aggiornamenti sulla vicenda.
IL GOVERNO APPROVA LO “SPACCA ITALIA” DI CALDEROLI. Sussurrano i retroscena giornalistici che Matteo Salvini ora voglia passare all’incasso, dopo essersi messo in prima linea a difendere Donzelli dagli attacchi ricevuti per le sue parole su Cospito e il Pd, basate su documenti riservati. L’incasso, per il Capitano e per la Lega, ora è rappresentato dal via libera politico ottenuto sulla riforma dell’autonomia differenziata, con cui i leghisti sperano di ribaltare le loro magre sorti elettorali a partire dalle Regionali della Lombardia (si vota il 12 e 13 febbraio, anche nel Lazio e Friuli) e le europee dell’anno prossimo. Il testo scritto dal ministro Roberto Calderoli è stato approvato senza intoppi oggi in Consiglio dei ministri. È solo lievemente ammorbidito rispetto alla prima bozza e resta una secessione dei ricchi: le Regioni avranno campo libero su temi cruciali come la scuola e la sanità. E a poco servono le garanzie sui livelli di prestazione essenziali nazionali (Lep), che inoltre saranno decisi dal governo con Dpcm, non dalla conferenza delle Regioni come sarebbe plausibile. Ora si attende il passaggio in Parlamento, ma la riforma è un passo più vicina, come vedremo sul Fatto di domani. Oltre alle opposizioni, contro il progetto si scaglia anche la Cgil. Il segretario Maurizio Landini oggi ha sottolineato che dal suo punto di vista “dietro alla logica dell’autonomia c’è la messa in discussione anche dei contratti nazionali di lavoro”.
BIG OIL DAGLI EXTRA AI MEGA-PROFITTI. SCENDE IL PREZZO DEL GAS. LA BCE ALZA I TASSI. Alla Bce restano in sella i falchi. Come atteso, la Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di 0,5 punti, dopo che ieri la Fed americana aveva deciso per un rincaro più moderato, di 0,25, visto il raffreddamento della corsa dell’inflazione. I tassi europei attuali toccano il livello più alto dal 2008. L’Eurostat segnala che il costo dei muti nell’area euro sfiora ormai in media il 3%, record degli ultimi 8 anni. In soldoni, un mutuo a tasso variabile da 126 mila euro in 25 anni costerà 200 euro in più all’anno, secondo le simulazioni. Si raffreddano invece parzialmente i prezzi dell’energia. L’Arera ha aggiornato le tariffe del gas in mercato tutelato e registra una diminuzione del 34,2% rispetto a dicembre 2022. Ma intanto le società di combustibili fossili hanno registrato profitti record nell’ultimo anno. Chiamarli extra-profitti è poco. Shell ha chiuso l’ultimo trimestre del 2022 con utili per 40 miliardi di dollari, Exxon con 55 miliardi e Chevron per 36,5 miliardi. È il doppio rispetto all’anno scorso: “Un’oscenità”, ha detto il leader della confederazione britannica dei sindacati. Neanche a dirlo, all’origine di questa impennata c’è la combinazione tra la crisi del prezzo degli idrocarburi e il conflitto in Ucraina. Sul Fatto di domani vedremo quanto ha guadagnato Big Oil dalla guerra.
UCRAINA, SUGLI F-16 È SEMPRE PIÙ “NI”. ZELENSKY A SANREMO, I PACIFISTI CHIEDONO DI INVITARE OBIETTORI. Non sono solo le società energetiche a macinare profitti da record, con la guerra, ma anche i produttori di armamenti. Dopo i tank, la prossima partita è quella dei caccia F-16, dove si registrano già cedimenti nel fronte del “no” opposto alle richieste insistenti di Kiev. Il New York Times scrive, basandosi su fonti interne alla Casa bianca, che il no di Biden non è così definitivo e potrebbe trasformarsi in un via libera alla fornitura di caccia non direttamente dagli Usa, ma da parte di Stati europei che li hanno a disposizione, come Danimarca e Paesi Bassi (e che li stanno smobilitando per sostituirli con i più moderni F-35). Il premier della Polonia ha già detto sì “se lo decide tutta la Nato”. Putin, parlando oggi a Volgograd alla cerimonia per la vittoria sovietica di Stalingrado, ha detto che “ci sono tentativi di spingere l’Europa e la Germania alla guerra con la Russia”, avvertendo che Mosca risponderà ai tank occidentali non solo con i blindati “ma anche con altro”. Oggi Ursula von der Leyen era in visita a Kiev, dove ha annunciato un prossimo pacchetto di sanzioni. Domani e sabato si terranno i primi colloqui esplorativi sulla richiesta di adesione dell’Ucraina all’Ue. Mentre la presenza del presidente Zelensky a Sanremo, dove invierà un video di due minuti, continua a far discutere. Piersilvio Berlusconi, dando evidentemente voce a un pensiero comune in famiglia, ha dichiarato che la presenza del leader ucraino al Festival della canzone lo turba “come cittadino che paga il canone”. Ma l’intervento più interessante è quello della Rete pace e disarmo, che ha chiesto agli organizzatori dell’Ariston di ospitare anche gli obiettori di coscienza ucraini e russi. Sul Fatto di domani continueremo a dar voce alle proposte del mondo del pacifismo con un’intervista a Sergio Bassoli (Rete italiana pace e disarmo).
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Giustizia a pezzi/2. Sul giornale di domani la seconda puntata dell’inchiesta di Marco Grasso e Antonio Massari sullo stato dell’amministrazione giudiziaria in Italia, con voci dai tribunali e dalle procure. Qui la prima puntata.
Mazzette a Bruxelles, revocata l’immunità a Tarabella e Cozzolino. L’Eurocamera ha dato via libera per alzata di mano alla revoca dell’immunità per gli eurodeputati Marc Tarabella e Andrea Cozzolino, entrambi del gruppo dei socialisti europei e che, secondo gli inquirenti belgi, potrebbero essere coinvolti nello scandalo delle euromazzette. Come preannunciato, Tarabella ha votato a favore della misura. Cozzolino ha assistito da casa e attraverso i suoi avvocati lamenta l’assenza di discussione sul merito della vicenda.
Migranti, il Consiglio d’Europa boccia Piantedosi. “Ritirare il decreto legge” sulle Ong o modificarlo affinché “sia pienamente conforme agli obblighi in materia di diritti umani e di diritto internazionale”. Lo ha chiesto la commissaria Dunja Mijatovic in una lettera inviata al ministro dell’Interno, Piantedosi.
Addio a Enzo Carra, ex portavoce della Dc. Il giornalista, a lungo deputato della Margherita e poi del Pd, aveva 79 anni. La sua foto con le manette ai polsi divenne una delle immagini (contestate) di Mani Pulite.
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