L’EMERGENZA COVID ancora in primo piano sul Fatto di domani. Oltre all’analisi dei numeri di giornata, cercheremo di capire come stanno andando le vaccinazioni regione per regione (e, come volevasi dimostrare, la Lombardia sta facendo una pessima figura). Esiste poi il nodo scuole perché, a pochi giorni dall’ipotetica riapertura, sono molti i governatori che chiedono uno slittamento ulteriore. In questo scenario, non certo roseo, s’inseriscono le preoccupazioni di scienziati e farmacisti per l’influenza stagionale: possiamo dire sia in calo o solo, purtroppo, che stia tardando ad arrivare?
LA POLITICA tornerà invece sulla possibile crisi di governo: a fronte delle provocazioni e delle continue richieste di Italia Viva, il resto della maggioranza è alle prese con le decisioni sul da farsi. Gli stessi 5 Stelle non sembrano compatti sulla possibilità di sostenere Conte fino in fondo (anche a costo di finire alle urne) o accettare un compromesso pur di scongiurare il voto.
IL NOSTRO FOCUS sarà dedicato ai colossi della Gig Economy, i nuovi “padroni delle ferriere”, che adesso lasciano la Silicon Valley per risparmiare sul costo del lavoro. Potete leggerne di seguito un’anticipazione.
LA CRONACA si occuperà di Imane Fadil, perché il Gip di Milano si è opposto alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ha chiesto nuove indagini sulla morte della modella marocchina.
NEGLI ESTERI ospiteremo un’intervista a Kristinn Hrafnsson, responsabile di Wikileaks, in vista della sentenza Assange prevista per lunedì prossimo, e faremo un punto sull’Iran, a un anno esatto dall’eliminazione di Soleimani.
NELLA SEZIONE RADAR il consueto appuntamento con le lezioni di satira di Daniele Luttazzi e una lettura di Selvaggia Lucarelli della serie Netflix su San Patrignano, che tante polemiche sta sollevando da parte della comunità.
IL SECONDO TEMPO, infine, con l’intervista della domenica a Enza Ferro, figlia dell’indimenticato Turi (che avrebbe compiuto cento anni).
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Silicon Valley, addio: tutti pronti per il Texas
Di Virginia Della Sala
“Credo che vedremo un declino del ruolo di Silicon Valley”: Elon Mask, l’uomo che ha fondato la più famosa società di auto elettriche Tesla, come sempre non usa mezzi termini e questa volta la sua profezia si abbatte sulla culla tecnologica americana per eccellenza. Lo dice e se ne va, Musk: ad Austin, in Texas, fa sorgere un impianto automobilistico Tesla, il primo oltre i confini della California negli Stati Uniti. D’altronde, nello stato ha già una base l’altro suo colosso dell’esplorazione aerospaziale, SpaceX. La notizia arriva alla fine di un anno di cambiamenti nella geografia dell’industria tecnologica. I campus delle grandi aziende si sono svuotati, i più agiati della Silicon Valley si sono ritirati nei loro rifugi dorati, chi lavora nel settore ha scelto lo smartworking e ha rinunciato ai cari affitti di San Francisco alla ricerca di città e residenze più economiche. Il lavoro sta cambiando, tanto più nel settore tecnologico: Google, ad esempio, sta valutando l’idea di una settimana lavorativa flessibile, magari formata da tre giorni in ufficio e due da casa.
Tesla non è l’unico pezzo che abbandona la leggendaria costa tech: Oracle Corp, la seconda società di software più grande del mondo che è stata fondata nella Silicon Valley alla fine degli anni 70, ha annunciato lo spostamento della propria sede dalla California al Texas. Una rivelazione pre-allertata: la società aveva già trasferito parte della sua forza lavoro di 135mila membri ad Austin negli ultimi due anni, nel tentativo di tagliare i costi. Ma ancora: la Hewlett Packard Enterprise, tra le società eredi dell’originale gruppo HP nato in un garage e considerato vero e proprio pioniere della Silicon Valley, ha deciso di passare da San Jose, in California, a Houston, sempre in Texas. La Palantir Technologies, invece, si è spostata in Colorado. “Mentre alcuni stati stanno allontanando le aziende con tasse elevate e regolamenti pesanti, continuiamo a vedere un’ondata di aziende come Oracle che si trasferiscono in Texas grazie al nostro clima imprenditoriale amichevole, alle tasse basse e alla migliore forza lavoro della nazione” ha detto nelle scorse settimane il governatore del Texas, Greg Abbott.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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