Da oggi la nostra newsletter Ore 19 diventa Il Fatto di Domani, per capire meglio cosa ci aspetta. Buona lettura!
Sul Fatto di domani analizzeremo le nuove restrizioni che verranno adottate per fronteggiare la pandemia da coronavirus, dopo un’estenuante trattativa governo-regioni (nella quale è intervenuto anche il presidente della Repubblica) e dopo il voto parlamentare di oggi. Le misure saranno differenziate localmente, a seconda delle tre fasce messe a punto dal ministero della Salute. A livello nazionale, invece, il premier Conte ha annunciato la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, la Didattica a distanza al 100% per le superiori, la riduzione al 50% della capienza nel trasporto pubblico locale e il coprifuoco, sull’orario del quale, però, la discussione è ancora aperta.
La Politica ricostruirà, dunque, le lunghe ore che stanno portando alle decisioni ufficiali. Il presidente del Consiglio in Aula ha ribadito la gravità della situazione e, in effetti, i numeri dei ricoverati oggi in terapia intensiva non fanno ben sperare. L’unica notizia positiva sembra venire dal fronte vaccini, perché a partire dall’inizio del prossimo anno potrebbero essere distribuite in Europa trenta milioni di dosi.
Il nostro Focus sarà economico: una città della Bassa Austria sta sperimentando una “garanzia di lavoro incondizionata”: tutti i 150 disoccupati avranno un posto di lavoro retribuito e i risultati saranno analizzati dall’Università di Oxford. È chiaro, dunque, che questa pandemia può portare a un cambiamento sostanziale dei modelli economici.
La Cronaca si occuperà della sentenza della Cassazione per il crac dell’ex Credito Cooperativo che vede imputato Denis Verdini: il verdetto è atteso per domani, ma oggi il Pg della suprema corte ha chiesto un nuovo processo per l’ex senatore.
Gli Esteri andranno negli Stati Uniti, alla vigilia della notte presidenziale, con un reportage che ci racconterà la base repubblicana pronta a gridare ai brogli in caso di vittoria di Biden. Nonostante i sondaggi, però, alcuni Stati-chiave sono ancora in bilico.
Infine il Secondo Tempo, con il nostro ricordo di Gigi Proietti, scomparso all’alba di oggi nel giorno del suo ottantesimo compleanno. Ricorderemo i suoi interventi sul nostro giornale, attraverso le interviste o i versi di “Agro Romano”, e sentiremo un commosso Carlo Verdone. Di seguito trovate l’anticipazione dell’articolo che scriverà per noi, sul mattatore, Nanni Delbecchi.
Sono 22.253 i nuovi positivi, a fronte dei “soli” 135 mila tamponi effettuati nelle ultime 24 ore. I morti sono 233 e continuano a crescere i ricoveri nei reparti Covid (+938) e quelli in terapia intensiva (+83, per un totale di 2.022). Il premier Conte ha riferito in parlamento per illustrare le nuove misure restrittive. Il richiamo di Mattarella ai governatori: “Il vostro ruolo è decisivo”. In Alto Adige deciso il semi lockdown.
L’ultima mandrakata: Proietti, addio al solo mattatore
di Nanni Delbecchi
Chiudono i teatri e Gigi Proietti se ne va a tenere banco altrove, come dargli torto? Quanto a noi, avevamo appena finito di celebrare i suoi primi ottant’anni e ci ritroviamo a piangerne la scomparsa, ci ritroviamo a trasformare la celebrazione in compianto, e a sospettare che non ci sia differenza. L’ultima mandrakata.
Come spesso capita ai numeri uno, Proietti è stato il primo, ma anche l’ultimo in molte cose, e per molte ragioni. L’imprinting del talento gli arriva dal mito del mattatore, oggi in via di estinzione come troppi altri miti del secolo scorso, ma stella polare quando negli anni Sessanta il giovane attore dal Tufello muove i primi passi nell’avanspettacolo e nei teatrini romani. Il mattatore è quello che ti inchioda appena apre bocca e non ti molla più; è quello che impalla gli altri e non sarà mai impallato da nessuno qualunque palcoscenico gli capiti di calcare, dalla cantina d’avanguardia al Globe Theatre.
Certo, per sfondare ci vuole l’occasione giusta e per Proietti arriva nel 1970, quando gli viene offerto di sostituire Domenico Modugno, accanto a Renato Rascel nel musical “Alleluja brava gente” di Garinei e Giovannini, cui seguirà “La cena delle beffe” riletta da Carmelo Bene (come dire l’alfa e l’omega della scena italiana). L’altro anno di grazia è il 1976, quando debutta “A me gli occhi, please”, one-man-show scritto insieme a Roberto Lerici dove prende forma l’impasto straordinario di miseria e nobiltà, arena e arcadia, improvvisazione e repertorio del perfetto mattatore postmoderno. Proietti aveva qualcosa di Gassman ma anche di Silvan, o meglio, di Mandrake. I suoi cavalli di battaglia sembrano numeri di prestidigitazione, li segui in silenzio, col naso all’insù, letteralmente ipnotizzato tra una risata e l’altra, fino all’applauso liberatorio. Proietti è stato l’ultimo dei mattatori a tenere scuola di teatro, altra tradizione dei maestri che sanno che bisogna avere degli allievi perché non si possono avere eredi.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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