LA POLITICA ancora in primo piano sul Fatto di domani. Il giorno dopo la fiducia, il premier ha convocato i partiti di maggioranza ed è salito al Quirinale per un incontro con il presidente Mattarella. Cosa accadrà adesso, visto che il Pd continua a chiedere un cambio di passo? Intanto la caccia ai “costruttori” è ancora aperta, perché adesso bisogna affrontare il nodo Commissioni: con i 156 voti del Senato, non sarà facile proseguire il lavoro parlamentare. Cercheremo allora di capire a quanti altri cambi di casacca assisteremo. Sull’altro fronte, bisogna registrare la prima capriola di Italia Viva sulle misure anti Covid. Ma cosa ne sarà del partito di Renzi, visto che il senatore Nencini, che ha votato sì alla fiducia, detiene il simbolo a Palazzo Madama?
Torneremo poi su quella che è stata la concitata serata di martedì per raccontarvi alcuni dei protagonisti: da Lello Ciampolillo, con il suo voto al Var, a Mariarosaria Rossi, la ex zarina che ha “tradito” Berlusconi. Sul fronte 5S, invece, intervisteremo la vice presidente del Senato, Paola Taverna.
L’ECONOMIA si occuperà dello scostamento di bilancio (oggi l’audizione in commissione del ministro Gualtieri e poi il voto) e del dl Ristori, che continua a slittare.
IL NOSTRO FOCUS sarà dedicato ai cento anni dalla fondazione del Pci: pubblicheremo in esclusiva l’intervento inedito di Camilla Ravera al congresso del 1971, quanto mai attuale. Il testo proviene dal Fondo Luciano Barca da poco acquisito dalla Fondazione Feltrinelli. Ne potete leggere di seguito un’anticipazione.
NEL COMPARTO COVID, oltre ai numeri di giornata, faremo il punto sui vaccini: il governo ha attivato l’Avvocatura dello Stato contro i ritardi di Pfitzer.
GLI ESTERI voleranno naturalmente negli Stati Uniti dove si è insediato il neo presidente, Joe Biden: “Oggi è il giorno della democrazia” ha detto nel suo primo intervento ufficiale. Donald e Melania Trump avevano lasciato la Casa Bianca in elicottero con la promessa/minaccia “ci rivedremo presto”. Leggerete allora la cronaca di questa giornata storica, i primi obiettivi del neo presidente e un’analisi dei motivi che hanno portato il tycoon a graziare l’ex amico Bannon.
NELLA SEZIONE RADAR, il nostro Marco Lillo ci svelerà alcuni curiosi precedenti del rapporto tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi (tramite Maria Elena Boschi) e Selvaggia Lucarelli ci presenterà la sua intervista televisiva ad Antonio Ciontoli, condannato per l’omicidio di Marco Vannini.
INFINE IL SECONDO TEMPO, con la mappa dei musei e delle mostre che hanno riaperto dopo i mesi di stop da coronavirus.
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L’illusione di Gramsci, i consigli di Lenin
di Camilla Ravera
Per prima cosa vorrei ricordare in quale situazione si sono trovati l’Ordine Nuovo e Gramsci a Livorno, e dopo Livorno. Bisogna risalire un po’ più lontano, al momento in cui la rivista dell’Ordine Nuovo nasce. Se si leggono, per esempio, con un po’ di attenzione i primi numeri della rivista si trova un articolo di Gramsci – che fu allora oggetto di lunghe discussioni – in cui Gramsci fa un quadro del Partito Socialista Italiano con piena fiducia; illumina il valore storico di questo partito, l’opera compiuta dai socialisti nella formazione delle leghe di braccianti, dei sindacati operai, delle cooperative, delle migliaia di sezioni socialiste, di circoli operai; (…). E Gramsci conclude: “questo Partito ha dietro di sé delle forze immense, ha conquistato attorno ad alcune delle sue personalità la fiducia di masse intere di popolazioni”.
Un partito al 30%
(…). Tutto questo vi dico perché vorrei che aveste un quadro un più esatto di quella situazione. Un Partito che aveva tutte quelle forze, che otteneva più del 30% dei voti alle elezioni, che aveva anche nelle campagne, soprattutto dell’Emilia (…) delle forze notevoli ed un fiorire di istituzioni proletarie, un Partito così non era facile pensarlo spaccato, diviso, abbandonato come una cosa senza valore. Difatti, a conclusione di quell’articolo – a cui io accennavo – Gramsci dice: “Rompere l’unità di un simile Partito sarebbe un delitto, sarebbe un danno per la classe operaia e per tutta la popolazione lavoratrice italiana”. Questo il concetto da cui Gramsci parte, nel ’19, il 1° maggio del ’19, quando crea l’Ordine Nuovo: il Partito Socialista è il Partito dei lavoratori italiani; non il vero partito della classe operaia inteso in senso marxista: chiaro, preciso, colto e ben indirizzato, ma rappresenta i lavoratori italiani. Si tratta, diceva Gramsci, di rinnovarlo. Rinnovarlo in relazione alla situazione nuova che la stessa guerra ha creato, che ha dato slancio a tutta la produzione industriale, a tutta la parte operativa, laboriosa della nazione; che ha portato una coscienza nuova nella classe operaia, costruita nelle nuove fabbriche con la nuova organizzazione, col nuovo modo di lavoro, all’interno stesso delle fabbriche. Bisogna rinnovare il Partito riportando nel Partito il marxismo, la nostra dottrina; e dando al Partito una meta ben chiara, che sia il Socialismo.
(continua a leggere sul giornale di domani)
Torna stasera alle 21,15 su Nove Accordi&Disaccordi, il programma di Andrea Scanzi e Luca Sommi con la partecipazione di Marco Travaglio. Ospiti della puntata: Massimo Giannini e Massimo Galli.
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