BOLLETTE E RISPARMI: L’AGENDA DEL PAESE REALE. LE “FAMIGLIE POLITICHE” DEGLI ITALIANI. A cinque giorni dal voto, i sondaggi sulle preferenze elettorali non si possono più citare per la par condicio. Ma ci sono altri sondaggi che aiutano a capire cosa pensano gli italiani e quali sono le loro priorità. La società di analisi Swg ne ha pubblicato uno oggi, dove il tema è la guerra in Ucraina e le attese per il futuro. Ne emerge che il 59% degli intervistati (un campione rappresentativo di 800 soggetti) auspica la fine della guerra e l’avvio di negoziati sui territori occupati, il 49% è contrario all’invio di armi (e tra i favorevoli il 17% è per ridurre l’impegno militare) e il 57% ha dubbi sull’efficacia delle sanzioni, ma non per questo vuole rimuoverle (solo il 24% è per l’abolizione). Dal report emerge soprattutto che una nutrita fetta di intervistati teme che la situazione economica del Paese peggiorerà e si domanda se potrà pagare le bollette. Sul Fatto di domani vedremo cosa raccontano questi numeri del Paese reale. Inoltre, leggerete una ricerca esclusiva sulle famiglie politiche in cui si riconoscono gli italiani. Uno studio che aiuta a chiarire tendenze, successi e insuccessi delle forze candidate in questa congiuntura elettorale.
CRISI ENERGETICA: COSA FANNO I GOVERNI EUROPEI E COSA (NON) FA IL NOSTRO. La questione energetica è un piano su cui misurare non solo l’efficacia dei programmi dei partiti, ma anche quella del governo Draghi. Berlino oggi ha deciso di nazionalizzare il gigante delle importazioni energetiche Uniper, che aveva già salvato due volte dal fallimento nei mesi scorsi. I media di settore riportano che il governo conta di spendere più di 30 miliardi di euro per l’acquisizione. Anche Parigi ha scelto la via della nazionalizzazione di Edf per bloccare i rincari delle bollette ai francesi attraverso aiuti di Stato. Madrid invece ha risparmiato già il 9% del suo fabbisogno energetico con l’applicazione, questa estate, di alcune misure di risparmio come l’abbassamento di un grado dei condizionatori o riscaldamenti negli edifici pubblici. Sul Fatto di domani passeremo in rassegna le misure anti-rincari degli altri, confrontandole con la linea attendista di Draghi e dei ministri Franco e Cingolani (che continua a citare gli stoccaggi sopra l’80% come la panacea e che possiamo affidarci al gas algerino). L’attesa è sempre quella per le decisioni europee, che forse non arriveranno in tempo (se arriveranno). Daremo anche conto del report sulla ricchezza di Credit Suisse, che segnala come le disuguaglianze nella distribuzione globale del reddito continuino a crescere. L’1% più ricco del Pianeta nel 2021 possedeva il 45,6% del totale dei patrimoni, rispetto al 43,9% del 2019.
L’ENDORSEMENT DI MELONI PER VOX. LE PAROLE DI HENRI-LEVY IN RAI SOLLEVANO UN VESPAIO. Abbandonando i toni ecumenici, Giorgia Meloni ha ricordato le sue affinità con l’estrema destra di Vox in Spagna: “Siamo legati da stima, amicizia e lealtà reciproca”, ha detto la leader di FdI, auspicando anche che la vittoria del centrodestra delle elezioni italiane “possa aprire la strada a qualcosa di simile anche in Spagna tra qualche mese”. Anche se oggi ricorda che non si dissociò da Gianfranco Fini quando, allora leader di AN, definì il fascismo un male assoluto, Meloni nei giorni scorsi ha già difeso l’Ungheria di Orban dalle dure critiche dell’Ue. Un’altra polemica che agita la campagna riguarda però la par condicio televisiva. Il centrodestra ha attaccato Marco Damilano per l’intervista andata in onda ieri sera su Rai 3 a Bernard Henri-Levy. Il filosofo francese ha di fatto paragonato la vittoria del centrodestra all’avvento del fascismo e ha detto che “non bisogna sempre rispettare l’elettorato. Quando gli elettori portano al potere Mussolini o Hitler o anche Putin questa scelta non è rispettabile. Smettiamo di evocare la democrazia”. La Lega ha chiesto le dimissioni dell’ad Rai Carlo Fuortes, FdI annuncia un esposto all’Agcom. Sul Fatto di domani approfondiremo le questioni di fondo dietro lo scontro. Anche Giuseppe Conte è intervenuto nella polemica, contestando la visione da scontro di civiltà (imbracciata invece da Enrico Letta): “La nostra democrazia non è in pericolo ed è arrogante da parte di qualche forza politica ergersi a garante delle patenti di legittimità democratica”, ha detto il leader 5S. Nel frattempo si scrive un nuovo capitolo della “saga” dello Statuto: il Tribunale di Napoli si è dichiarato non competente sul ricorso promosso mesi fa da alcuni attivisti.
UCRAINA, FILORUSSI ANNUNCIANO REFERENDUM DI ANNESSIONE LAMPO. Le autorità filorusse che amministrano le zone occupate hanno indetto un referendum sull’annessione dei territori del Donbass e a Kherson alla Russia, dal 23 al 27 settembre. La consultazione per l’annessione si terrà anche a Zaporizhizhia, ma solo per la giornata di venerdì. C’è attesa per un discorso alla nazione di Putin annunciato nel pomeriggio: il presidente russo dovrebbe comparire insieme al ministro della difesa Shoigu. Che diventa ancora più rilevante dopo che il Cremlino si è affrettato a smentire le parole rilasciate dal presidente turco Erdogan a una tv americana sul fatto che Putin avrebbe intenzione di mettere finire alla guerra. Dopo l’annuncio del referendum la Borsa di Mosca è crollata di oltre il 10%, poi si è parzialmente ripresa lasciando sul terreno il 6,6%. Sul Fatto di domani vedremo le implicazioni della dichiarazione di referendum e la sua relazione con la recente offensiva dell’esercito di Kiev nelle zone del Donbass. Nel frattempo prosegue l’assemblea dell’Onu a New York. Dove si segnala l’intervento di Liz Truss, nella sua prima uscita internazionale come nuova premier del Regno Unito. Truss non ha smentito il paragone con Margaret Thatcher e ha ammesso che l’inverno sarà duro senza gas russo (ma “noi non cediamo”). La conferma più importante è l’impegno di Londra a stanziare 2,3 miliardi di sterline complessive per l’Ucraina nel 2023, ovvero la stessa cifra spesa nel 2022.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Morto Virginio Rognoni. È scomparso stanotte uno dei politici italiani più conosciuti della seconda metà del Novecento. Fu ministro dell’Interno negli anni di piombo, dal 1978 al 1983. Dopo la fine dell’esperienza della DC, aveva aderito prima al Partito Popolare e poi al Pd.
Corte costituzionale, nominata Silvana Sciarra. È la prima donna eletta giudice costituzionale dal Parlamento, nel 2014. Ha preso il posto lasciato vacante da Giuliano Amato dopo la fine del mandato.
Polemica sul premio Tenco a Baglioni. L’assegnazione del premio Tenco 2022 a Claudio Baglioni è stata sommersa dalle critiche. Sul Fatto di domani leggerete perché sono ingiustificate.
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