LA POLITICA in primo piano sul Fatto di domani. I temi della giornata sono due. Da un lato un possibile rimpasto di governo: il premier Conte, dopo esser salito ieri al Colle, sa di non poter allargare ulteriormente la squadra di governo e potrebbe essere tentato dal sostituire alcuni ministri e sottosegretari che non gli creerebbero eccessivi problemi. Dall’altro, si lavora ancora per convincere gli indecisi (anche di Italia Viva) a cambiare schieramento: cercheremo di capire non solo a quanti, ma a quali parlamentari punta la maggioranza per essere più sicura nelle commissioni.
Potrebbe avere delle ripercussioni su tutto questo anche l’inchiesta per ‘ndrangheta della Procura di Catanzaro che ha portato all’arresto di 48 persone e all’iscrizione nel registro degli indagati di Lorenzo Cesa. Il segretario nazionale dell’Udc (che stamattina si è dimesso, dopo una perquisizione domiciliare) è accusato di associazione a delinquere agevolatrice dell’attività mafiosa. Per i magistrati era “partecipe” di un “comitato d’affari” composto da imprenditori vicini ai clan, pubblici ufficiali e agenti delle forze dell’ordine. Quanto peserà quest’indagine sulla crisi politica? Di Maio: “Mai dialogo con condannati o indagati”.
IL NOSTRO FOCUS sarà dedicato al Recovery Fund: siamo andati a vedere a che punto sono e in cosa consistono i piani di altri cinque grandi paesi europei. Ci sono poi da segnalare le cifre impietose che riguardano l’occupazione in Italia nei primi dieci mesi del 2020, dati che riguardano soprattutto i precari (visto il blocco dei licenziamenti).
NEL COMPARTO COVID, oltre all’analisi dei numeri di giornata, ancora il tema vaccini: leggeremo un’inchiesta su quanto spendono i membri dell’Ue per accaparrarsi il farmaco (quello Pfitzer continua a mancare, motivo per cui sembra farsi largo quello russo). E purtroppo dovremo registrare dei numeri terribili per quanto riguarda i malati non di Covid. La conferenza stampa di Arcuri.
LA CRONACA si occuperà del caso Contrada, dopo che la Cassazione ha annullato il risarcimento per ingiusta detenzione per l’ex funzionario del Sisde.
NEGLI ESTERI andremo in Palestina, dove rimangono a terra i vecchi Fokkar dell’aviazione dell’Anp, e poi di nuovo negli Stati Uniti, perché anche Biden è alla ricerca dei suoi “costruttori”.
NELLA SEZIONE RADAR l’anticipazione del libro di Salmi Modiano che esce per la nostra casa editrice, Paper First, e un’intervista alla comunista, oggi centenaria come il partito, Marisa Rodano. Con una particolarità: a intervistarla è suo nipote, il nostro Tommaso Rodano. Potete leggerne di seguito un’anticipazione.
IL SECONDO TEMPO, infine, con due lettere inedite dello scrittore Eugenio Montale e la consueta pagina dedicata ai motori.
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“Nascosti in bagno per i nazisti. Togliatti e la Iotti qui in salotto”
di Tommaso Rodano
Marisa Rodano ha compiuto 100 anni. Mia nonna è nata lo stesso giorno del Partito comunista italiano, il 21 gennaio 1921. Non può essere un caso. Per me è impossibile trovare la giusta distanza, sciogliere la dimensione privata da quella pubblica. Famiglia e partito; le lunghe tavolate degli adulti in una nube di fumo, i bambini in ascolto come spugne, pranzi di Pasqua che sembrano comitati centrali. I baci, i soprannomi giocosi e i regali di Natale nelle buste da lettera del Senato. Marisa è una donna meravigliosa e austera, una montagna levigata. Ha il corpo minuto di una centenaria, ma una luce ancora formidabile negli occhi celesti. “Sono piena di acciacchi, tutta un dolore”, sorride, “però mi sa che non mi posso lamentare”.
Cento anni da comunista italiana.
Io sono convinta che il Pci sia stato un elemento decisivo per la partecipazione alla Resistenza, alla lotta contro il fascismo e il nazismo. Quando Togliatti ha deciso, a Salerno, che ci si poteva iscrivere indipendentemente dalle convinzioni ideologiche – non era più necessaria l’adesione al marxismo – ha aperto la strada alla partecipazione di masse di persone differenti. Di fatto ha gettato le basi della ricostruzione della democrazia in Italia.
Nei tuoi racconti si avverte la sensazione che tu abbia abbracciato la Resistenza con lo spirito di una ragazza. Quasi per istinto. Come nel verso di De André: “Lottavano così come si gioca”.
Non c’è dubbio. La prima ribellione è stata nei confronti della famiglia, un fatto abbastanza normale per una diciassettenne. È venuta insieme all’idea di potersi impegnare in qualcosa di importante.
(continua a leggere sul giornale di domani)
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