ISRAELE-GAZA, VERTICE AL CAIRO, ABU MAZEN: “ONU GARANTISCA LA PROTEZIONE DEI PALESTINESI”. RAFAH, ENTRANO I PRIMI 20 TIR CON GLI AIUTI UMANITARI, POI IL VALICO CHIUDE. Al vertice del Cairo, al quale partecipa anche la premier Giorgia Meloni, si cerca una soluzione al conflitto in Medio Oriente. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, rinnova i suoi appelli: “Confermiamo che sicurezza e pace si implementano solo con la soluzione dei due Stati per porre fine a quella che è l’occupazione di Israele. L’Onu si prenda la responsabilità di garantire la protezione del popolo palestinese. Non abbandoneremo mai la nostra terra”. Sulla stessa linea il presidente egiziano al-Sisi: “La soluzione è la proclamazione dello Stato palestinese. L’Egitto rifiuta categoricamente la liquidazione della causa palestinese e Israele non può continuare la colonizzazione della Palestina. La soluzione è la giustizia, il diritto inalienabile all’autodeterminazione”. Intanto oggi dal valico di Rafah, al confine con l’Egitto, sono entrati nella Striscia i primi 20 camion pieni di aiuti umanitari per la popolazione civile, stremata dalla mancanza di cibo, acqua ed elettricità. Il valico poi è stato chiuso e gli Stati Uniti hanno chiesto invece di tenerlo aperto in modo costante. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, anche lui al Cairo, parla di “catastrofe umanitaria. Al di là del confine ci sono due milioni di persone tra cui bambini che necessitano di aiuti. Sono grato all’Egitto per il ruolo che ha avuto e lancio un appello per stabilire una tregua”. Guterres ha aggiunto che “i diritti dei palestinesi sono legittimi” e che serve “una soluzione a due Stati”. In ogni caso, l’esercito israeliano si è opposto a far entrare carburante dal valico, dando invece l’assenso per alimenti, acqua e forniture sanitarie. Sul Fatto di domani leggeremo altri particolari sulla giornata, e una intervista a Rania Hammad, figlia dello storico ambasciatore di Fatah in Italia.
GUERRA NELLA STRISCIA, L’IDF: “HAMAS HA 210 OSTAGGI”. LA REPLICA: “TRATTATIVE CON IL QATAR PER LIBERARE I CIVILI”. L’ASSOCIATED PRESS: “RAZZO CHE COLPÌ OSPEDALE LANCIATO DA TERRITORIO PALESTINESE”. Ancora aggiornamenti sui numeri della guerra, da quando, due settimane fa, Hamas ha messo a segno il raid che ha causato 1.400 morti, molti dei quali civili. L’esercito israeliano – tramite il portavoce Hagari – afferma che siano 210 gli ostaggi in mano ai miliziani, sulla base “di informazioni di intelligence”. Su questo tema, Osama Hamdan, rappresentante di Hamas a Beirut ha detto all’Ansa: “Ci sono contatti in corso“ con Egitto e Qatar per la liberazione dei civili il prima possibile. Per i militari, Hamas attende la fine delle operazioni di Israele. Vedremo come andranno le trattative. Hagari ha ribadito che “l’obiettivo prioritario di Israele è di riportarli tutti a casa”. Infine, il portavoce militare ha indicato sono 307 i soldati caduti dall’inizio dell’attacco di Hamas. Sull’altro lato della barricata, il ministero della Salute palestinese sottolinea che è salito a 4.385 il numero dei morti a Gaza, i feriti sono 13.561. Con la fine dello Shabbat, si avvicina il momento in cui le truppe israeliane potrebbero entrare nella Striscia. Come ha confermato ieri il ministro della Difesa, Gallant, dopo la fase dei bombardamenti è il momento di stanare i miliziani. Lo stesso Hagari aggiunge che “sono stati approvati i piani per espandere le attività”. Resta la questione dei civili e dei luoghi in cui cercano rifugio, come chiese e corsie sanitarie. Sull’ospedale di Gaza colpito da un missile qualche giorno fa l’Associated Press “ha analizzato più di una dozzina di video dei momenti prima, durante e dopo l’esplosione, oltre a immagini e foto satellitari”. L’analisi “mostra che il razzo che si è spezzato in aria è stato lanciato dall’interno del territorio palestinese e che l’esplosione dell’ospedale è stata molto probabilmente causata dallo schianto di una parte del razzo al suolo”. L’agenzia tuttavia ribadisce che “non esistono prove definitive che la rottura del razzo e l’esplosione nell’ospedale siano collegate”. Sul giornale di domani leggeremo come l’Organizzazione mondiale della Sanità intervenga su questo tema: gli ospedali non devono diventare obiettivi militari.
MELONI-GIAMBRUNO, LA FIGURACCIA INTERNAZIONALE. MEDIASET E FI TENTANO DI RICUCIRE. Dal Times a El Mundo, dal Guardian al Financial Times, dalla Bbc al New York Times, la separazione in casa Meloni ha fatto il giro del mondo: sulla stampa internazionale vengono riportate le parole usate dal giornalista nei confronti delle colleghe e andate in onda per due sere di fila su Striscia la Notizia. “Commenti sessualmente inappropriati” o addirittura “osceni”, “ostacolo politico per la premier”, che “chiaramente non ama le cose a tre”, sono solo alcuni dei commenti relativi all’affaire che ha travolto la coppia presidenziale. Meloni, come abbiamo letto, oggi è impegnata al summit per la pace in corso al Cairo, e certo non ha nulla da aggiungere rispetto al benservito comunicato ieri al compagno via social. Resta tutto in piedi, invece, il nodo politico: secondo alcune indiscrezioni, ieri ci sarebbe stata una telefonata tra la presidente e Pier Silvio Berlusconi, il quale avrebbe sostenuto di essere all’oscuro del ‘colpo’ di Antonio Ricci e, anzi, le avrebbe assicurato di voler fermare eventuali altri servizi. In ballo c’è la tenuta dell’alleanza, tanto che il ministro Tajani, segretario di Forza Italia, s’è affrettato a smentire ogni possibile attacco di Mediaset a Meloni. Andrea Giambruno per il momento tace, costretto all’autosospensione per una settimana dal programma che conduceva su Rete4. Sul giornale di domani continueremo a indagare sulla vicenda e cercheremo di capire se la valanga si è davvero fermata, o se si è solo temporaneamente assestata (ieri lo stesso Ricci aveva mandato a dire alla premier: “Un giorno scoprirà che le ho fatto un favore”). Scopriremo anche quali sono le origini del “giornalista col ciuffo”.
UN ANNO DI GOVERNO MELONI: TUTTO QUELLO CHE NON HA FATTO RISPETTO AGLI ESECUTIVI PRECEDENTI. Pensioni, riforme, tasse, reddito minimo, migranti. Giorgia Meloni ed i suoi alleati un anno fa avevano vinto le elezioni e si erano insediati promettendo molto agli elettori. Con il passare dei mesi, la realtà ha spazzato via la propaganda. Gli arrivi dei barconi nel Mediterraneo sono aumentati, il reddito di cittadinanza è stato cancellato mentre le proteste sociali sono state ignorate, e sulle pensioni non è stata superata la legge Fornero, anzi, la famosa quota 103 rischia di diventare 104. Sul Fatto di domani potrete leggere un focus che illustrerà cosa invece hanno fatto i governi precedenti dopo 365 giorni dall’investitura. Un modo per mettere in evidenza che i tanti successi vantati dal centro−destra devono essere analizzati con una lettura approfondita e con dati alla mano.
LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE
Addio a Staino, il padre di Bobo. Lo storico vignettista de L’Unità aveva 83 anni ed era malato da tempo. Lunghissima la sua carriera, da Linus ad Avvenire. È uno degli ultimi direttori del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, fino al 2017.
Verona-Napoli, scontri tra tifosi e polizia: 36 daspo. Tensioni tra tifosi partenopei e forze dell’ordine si sono verificati stamani in alcune zone della città veneta, dove alle 15 era in programma la partita. Il questore ha emesso 36 Daspo e contestuale allontanamento dalla provincia nei confronti di altrettanti tifosi del Napoli, identificati dopo una rissa.
Bullismo, nervi, solitudine: Zucchero si racconta ad Andrea Scanzi. In occasione dell’uscita del film-documentario sulla sua vita (presentato oggi alla Festa del Cinema di Roma), il cantautore ripercorre la sua carriera, dagli inizi in Versilia all’amicizia con star internazionali. Domani sul giornale (su Fx Extra troverete la versione integrale).
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Una Vitti surreale: che “mal di capelli” (ma non di pancia)
di Federico Pontiggia
Tocca scegliere, meglio un cinema che – brutta espressione – cerca la quadra o un cinema che disperatamente e passionatamente cerca l’inquadratura? Almeno per noi, una domanda retorica: meglio il secondo, che stralunato, sbilenco, persino pericolante provi ad affermare il primato della riproduzione sulla realtà, ovvero a trasfigurarla. Succede con Mi fanno male i capelli di Roberta Torre, che mutua il titolo dalla celebre battuta di Monica Vitti in Deserto rosso di Michelangelo Antonioni.
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