MIGRANTI E MAGISTRATI, MELONI CONTRO TUTTI. LA RUSSA: “CAMBIAMO LA CARTA”. IN CORSO IL CDM SUI PAESI “SICURI”. Non è chiaro se per il governo il problema siano i migranti illegali, la magistratura che boccia i trattenimenti, oppure la Costituzione e lo sbilanciamento dei poteri. In questi minuti comincia il Consiglio dei ministri per approvare un decreto sui Paesi “sicuri”: solo i migranti provenienti da questi ultimi, infatti, possono essere sottoposti alle procedure accelerate per l’esame delle richieste d’asilo, come avviene in Albania. Ciascuno Stato europeo ne stila l’elenco, con l’obbligo di rispettare i requisiti messi nero sui bianco dalla sentenza della Corte di Giustizia del 4 ottobre: un Paese è sicuro solo se lo sono tutti i cittadini in ogni angolo del suo territorio. Non è il caso di Egitto e Bangladesh, nazioni d’origine dei 12 migranti portati in Albania giusto per una notte, per poi farli sbarcare a Bari. La sentenza del Tribunale di Roma, con la bocciatura dei trattenimenti nel centro di Gjader, secondo molti giuristi era obbligata. Eppure, la premier Meloni ha accusato le toghe di congiurare contro il governo, mentre il Guardasigilli ha promesso l’“l’intervento della politica” dopo “l’esondazione” della magistratura. Oggi è intervenuto il presidente del Senato Ignazio La Russa, caldeggiando una riforma costituzionale per definire i poteri della politica e della giustizia. Per la seconda carica dello Stato, “ci sono magistrati che vanno oltre, dando la sensazione di agire con motivazioni politiche”. Ieri dal Quirinale erano giunte perplessità sul decreto annunciato dal governo, mentre le destre attaccavano il giudice Marco Patarnello, sostituto procuratore della Cassazione. La sua colpa? In una mailing list di Magistratura democratica (la corrente progressista delle toghe), aveva criticato Meloni e le sue riforme della Giustizia. Sul Fatto di domani vi racconteremo il contenuto del decreto sui migranti, ultimo atto di un governo in guerra permanente.
IL MALTEMPO SI SPOSTA AL SUD, FRANE IN CALABRIA. BOLOGNA ALLA CONTA DEI DANNI. Da ieri pomeriggio e nel corso della notte, l’ondata di maltempo che ha colpito duramente Emilia Romagna, Liguria e Toscana è arrivata al Sud, in particolare in Calabria. Le maggiori criticità si sono verificate nei comuni di Locri e Bianco in provincia di Reggio Calabria, a Lamezia Terme e San Pietro a Maida in provincia di Catanzaro. Isolato il comune di Maida. La strada statale 280, che collega Catanzaro a Lamezia Terme, arteria strategica per raggiungere l’aeroporto, è stata interrotta. Al Nord, la situazione è migliorata: nel modenese sono stati riaperti i ponti e le scuole. Anche Bologna tenta di ripartire, ma la conta dei danni è pesantissima: un ragazzo di 20 anni è morto e tremila persone sono state evacuate. Tra il pomeriggio del 19 e la mattina del 20 ottobre, sono caduti fino a 175 millimetri di pioggia, sul capoluogo, sulla prima collina e in comuni limitrofi come Pianoro, San Lazzaro di Savena o Casalecchio di Reno. Altri allagamenti si sono verificati ad Anzola, Castel Guelfo, Imola, Malalbergo e Baricella. Volontari e Protezione civile sono al lavoro per ripristinare alcuni argini rotti. È stata aperta anche un’inchiesta sul rider che ha dovuto consegnare cibo nonostante le strade allagate. Come dopo ogni alluvione, non mancano le polemiche sulla gestione del territorio: Fratelli d’Italia, per bocca del senatore Marco Lisei, ha chiesto le dimissioni del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Il problema, come vedremo sul giornale di domani, è che oltre a parlare non si fa nulla: la legge sul consumo di suolo, per esempio, si arena in continuazione in Parlamento. Così come nessuno comincia a ripensare le città, preso atto del cambiamento climatico che le espone a eventi simili.
MEDIO ORIENTE, BLINKEN (USA) IN MISSIONE PER LA TREGUA. ISRAELE, SETTE ARRESTI PER SPIONAGGIO A FAVORE DELL’IRAN. L’ESTREMA DESTRA IMMAGINA IL FUTURO DI GAZA: SENZA GAZAWI. Il segretario di Stato Usa, Blinken, parte oggi per Israele, e domani incontrerà il primo ministro israeliano Netanyahu, per “discutere l’importanza di mettere fine alla guerra a Gaza, rilasciare tutti gli ostaggi e alleviare le sofferenze del popolo palestinese”. Una richiesta che appare urgente dopo l’eliminazione di Sinwar, il capo dei fondamentalisti islamici della Striscia. Secondo il media Axios, Tel Aviv ha consegnato a Washington un piano per una tregua con il Libano. Nel frattempo, la guerra prosegue. L’aviazione israeliana ha colpito Beirut, prendendo di mira la banca accusata di finanziare Hezbollah, partito armato sciita sostenuto dall’Iran, che dal giorno seguente al massacro firmato da Hamas, il 7 ottobre, ha bombardato il nord dello Stato ebraico. Sul fronte interno, sette israeliani sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio a favore dell’Iran. In Israele fa discutere il convegno sul tema “Conquistare, cacciare via, reinsediare” promosso dall’estrema destra, a cui partecipano anche esponenti del partito di governo Likud (lo stesso del primo ministro Netanyahu). Partendo dal 2005, quando avvenne il disimpegno da Gaza e l’allora primo ministro, Ariel Sharon, ordinò a migliaia di coloni di lasciare l’enclave, il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ed il parlamentare del Likud, Tali Gotliv si sono confrontati sul futuro della Striscia, con il ritorno degli insediamenti ebraici. Sul Fatto di domani leggerete altri particolari su questa iniziativa, e sulle ultime novità di cronaca dal Medio Oriente: Hamas ha annunciato la morte di una donna presa in ostaggio il 7 ottobre.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Toscana, vertenza Gkn: mentre i lavoratori protestavano l’azienda vendeva lo stabilimento. Nuovo capitolo nella vertenza della Gkn, azienda dell’indotto automotive. Mentre i dipendenti manifestavano per i tagli occupazionali, il 12 marzo scorso la Qf Spa in liquidazione ha venduto a due società immobiliari, Tuscany Industry Srl (Ti) e Sviluppo Immobiliare Toscana Srl (Sit). La Rsu: “Avevamo previsto tutto e ora ne abbiamo l’ufficialità: la partita è stata probabilmente sin dall’inizio immobiliare ed è per questo che non comincia mai la discussione sulla reindustrializzazione”.
Corruzione, arrestato l’ex presidente albanese Ilir Meta. Non si conoscono ancora le accuse precise, ma l’arresto è stato eseguito su ordine della Spak, la procura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata. In politica dall’inizio degli anni Novanta, Meta ha ricoperto le massime cariche pubbliche: premier, presidente del Parlamento e ministro degli Esteri. Attualmente è alla guida del Partito della Libertà, che si trova all’opposizione.
Verona, l’uccisione del maliano che ha aggredito gli agenti con un coltello: la Procura indaga il poliziotto che ha sparato. È stato iscritto nel registro degli indagati il poliziotto in servizio alla Polizia Ferroviaria che ha sparato a Moussa Diarra, cittadino del Mali, 26 anni; l’agente aveva reagito all’aggressione migrante, armato di coltello. L’ipotesi di reato è quella di eccesso colposo di legittima difesa.
Moldavia, vittoria del Sì al referendum pro-Ue, anche se di misura. Con poco più del 50% dei voti, la Moldavia ha dato parere favorevole al potenziale ingresso nell’Unione europea: “Abbiamo combattuto lealmente e abbiamo vinto lealmente” ha detto la presidente Maia Sandu. Sulle pressioni della Russia per far fallire il referendum, Sandu ha ribadito: “I banditi che vogliono tornare al potere ad ogni costo volevano usare la democrazia come una debolezza”. Alle presidenziali, Sandu è in vantaggio ma andrà al ballottaggio con Alexandr Stoianoglo, il candidato che afferma di non essere filorusso, ma auspica una “neutralità” tra Unione e Russia
|