L’EMERGENZA COVID in primo piano sul Fatto di domani: oltre all’analisi dei numeri di giornata (oggi 14.522 nuovi casi e 553 morti) e dopo la notizia che la variante inglese del virus è stata riscontrata nelle Marche, cercheremo di capire se si tratta di un caso isolato (secondo l’Oms, la mutazione sarebbe più trasmissibile dai bambini). Sul fronte prevenzione, invece, mentre l’Italia si prepara alla data del 27 dicembre, insieme con l’ex procuratore Raffaele Guariniello ci occuperemo della non obbligatorietà della vaccinazione: cosa accadrà sui luoghi di lavoro? A proposito delle inchieste, infine, leggeremo l’atto di citazione che il comitato “Noi denunceremo” ha depositato a Roma per risarcimento danni da Covid contro la Regione Lombardia, il ministero della Salute e la Presidenza del Consiglio.
LA POLITICA terrà conto dell’ennesima minaccia che giunge da Renzi al governo: nonostante la proficua riunione di ieri, il leader di Italia Viva ha sostenuto oggi che il ritiro delle ministre è ancora sul tavolo. Come in un gioco dell’oca, si torna al Recovery Fund e ai nuovi 52 progetti presenti nel Piano dove nel frattempo è scomparsa la task force.
L’ECONOMIA partirà dal Milleproroghe, che il Cdm approva oggi, dove è saltato all’ultimo lo stop alle trivellazioni dopo una pressione forte delle lobby sul Mise. E ancora della manovra economica, che ormai ha tempi strettissimi per essere approvata anche dal Senato.
IN CRONACA, la nostra inchiesta sugli affari della proprietà del Milan, che ruotano non soltanto attorno alla squadra.
GLI ESTERI ci porteranno in Israele, dove si vota il 23 marzo: i problemi per Netanyahu, che crede di aver disinnescato la minaccia Gantz, arriveranno da destra. E poi ancora negli Stati Uniti, per raccontarci le “strenne di Natale” di Trump, che pensa di concedere immunità e graziare alcuni personaggi che si sono macchiati di atroci delitti.
NELLA SEZIONE RADAR, partendo dalla “cameriera” Virginia Raggi (così l’ha chiamata Vittorio Sgarbi), Salvatore Cannavò si occuperà dell’eterno conflitto tra politici di professione e tecnici di mestiere e della sindrome della “cuoca” di Lenin. Di seguito potete leggerne un’anticipazione. Nell’altra pagina, un intervento sul Natale di don Antonio Spadaro.
IL SECONDO TEMPO, infine, con un’intervista a Giovanni Veronesi sul suo ultimo film Tutti per 1 – 1 per tutti.
Buona lettura e buon Natale! La newsletter Il Fatto di Domani torna sabato 26 dicembre.
Se l’élite rivuole il potere, meglio le cuoche e le cameriere
di Salvatore Cannavò
Dice Vittorio Sgarbi che Virginia Raggi “prima di fare il sindaco faceva la cameriera in uno studio di avvocati”. Solita robaccia misogina. A cui, più diplomatico, risponde Carlo Calenda: “Sgarbi sbaglia” perché non c’è nulla di “poco dignitoso nel fare la cameriera”. “Esiste però una questione che ha a che fare con la preparazione per svolgere una carica pubblica complessa. Sostenere che chiunque senza preparazione possa fare qualsiasi lavoro è un grave errore”.
E qui è tutto un mondo che viene a galla, un nuovo “elitismo” al cui confronto i Gaetano Mosca o Vilfredo Pareto sembrano dei democratici radicali. Perché l’élite dei “preparati” a cui Calenda si onora di appartenere è lì in agguato e non vede l’ora di rimettersi in sella, forte della propria intoccabile, sedicente autorevolezza.
Accampare scrupoli così sofisticati in realtà è un pretesto. Prima di fare la sindaca, Raggi è stata per una legislatura consigliera comunale. Che altra preparazione avrebbe dovuto avere? Se fosse valso questo principio, i contadini, gli operai, la gente del popolo che irruppe nella vita democratica in seguito all’affermazione dei partiti di massa sarebbe dovuta essere bandita dalla politica attiva.
Mentre Raggi deve dimostrare ogni giorno la propria preparazione, il presunto passato bracciantile di Teresa Bellanova è esibito come un santino. Così come non si mette mai becco sulla totale mancanza di esperienza amministrativa del ministro che ha in mano la salute degli italiani, Roberto Speranza, mentre su Lucia Azzolina si abbattono polemiche che sembrano asce. E chi, a parte Trump, rimprovera ad Alexandria Ocasio-Cortez il suo passato da cameriera?
Nell’attacco all’inesperienza, all’ingenuità, a volte, va detto, mista anche ad arroganza, del Movimento 5 Stelle si vuol in realtà restaurare il primato dei tecnici e dei competenti non solo per un regolamento dei conti contro i populisti. La campagna contro gli “scappati di casa” che accomuna un’intera élite di dirigenti politici, giornalisti di grido, politologi da talk show, serve a ribadire che a guidare un paese, quale esso sia, possono essere solo gli ottimati. I quali, guarda caso, sono dotati di un unico pensiero e di un’unica ricetta da assumere senza protestare in quanto, ipso facto, la giusta ricetta (segue sul Fatto di domani in edicola)
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