LETTA E CONTE, LE DISTANZE SI ALLARGANO. GRILLO ROMPE IL SILENZIO: “LA REGOLA DEI DUE MANDATI ESSENZIALE”. Beppe Grillo rompe il silenzio dopo la fine del governo Draghi: dal suo blog torna a sostenere la regola dei due mandati e attacca Di Maio per aver scelto di fare politica come mestiere. “Gigino ‘a cartelletta sta aspettando di farsi archiviare in qualche ministero della Nato”, dice Grillo nel video. Il messaggio del fondatore del Movimento vuole essere un incoraggiamento per l’inizio della campagna elettorale, senza mancare di autocritica: “L’Italia si merita tante cose e noi non siamo riuscite a farle: mi sento colpevole anche io”. Però, continua il fondatore: “Quando tutti, compresi i bulli della stampa, sono contro di noi significa una sola cosa: vuol dire che abbiamo ragione. Non fatevene un problema. Noi siamo antibiotico e se perdiamo questo perdiamo il baricentro”. Nel frattempo si consuma lo scontro Giuseppe Conte ed Enrico Letta sulle macerie dell’alleanza giallorosa. Ieri il segretario dem ha condiviso un post sulla sua pagina Facebook in cui ha inserito nettamente il Pd nel solco dell’esperienza Draghi, e definendo un “tradimento” la caduta del governo. Il leader 5S gli ha replicato altrettanto nettamente: “È vero, Enrico. L’Italia è stata tradita quando in Aula il Premier e il centrodestra, anziché cogliere l’occasione per approfondire l’agenda sociale presentata dal Movimento 5 Stelle, l’hanno respinta umiliando tutti gli italiani che attendono risposte”, ha scritto Conte. Le distanze si allargano (anche Guerini esclude ogni alleanza elettorale con i 5S), proprio nel giorno in cui si celebrano le primarie unitarie giallorosa in Sicilia. Oggi nei 32 gazebo allestiti in tutta l’isola e su una piattaforma on line, oltre 43mila cittadini iscritti sceglieranno il prossimo candidato alla presidenza della Regione. A sfidarsi sono Caterina Chinnici per il Pd, Barbara Floridia per il M5S e Claudio Fava per la Sinistra. Nel Movimento si apre intanto il caso dell’eventuale ritorno di Di Battista, che per ora dice “vedremo”.
L’AGENDA DRAGHI COME L’ARABA FENICE: BILANCIO DI UN GOVERNO “MITOLOGICO”. Sulla cosiddetta “agenda Draghi” si consumano fiumi di inchiostro sui giornali mainstream. La questione non è solo un nodo nel dibattito tra Pd e 5S, ma anche il cuore delle numerose prese di posizione della galassia centrista, da Di Maio a Renzi, da Calenda a Toti. Ogni interlocutore ci mette dentro cose diverse, però, e la usa a piacimento come grimaldello per aprire o chiudere alle forze politiche che ritiene. Sul Fatto di domani risponderemo alla domanda di cosa sia esattamente l’agenda Draghi con un’analisi delle misure economiche adottate dal governo dei Migliori nel suo anno e mezzo circa di esistenza. Il premier dimissionario ha convocato mercoledì 27 luglio i leader di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi per parlare, verosimilmente, dei decreti di sostegno ai redditi previsti nei prossimi mesi. Di agenda sociale, questione della povertà e delle alleanze a sinistra (a partire dalla scelta di Enrico Letta del posizionamento draghiano) sentiremo i pareri di Chiara Saraceno e di Giorgio Airaudo.
ALL’UNIVERSITÀ D’ÉLITE SI È ROTTO L’ASCENSORE SOCIALE. Proseguendo il nostro speciale a puntate sullo stato di salute del sistema formativo in Italia, sul Fatto di domani ci occuperemo di Università e di poli di eccellenza come la Normale di Pisa e la Scuola Sant’Anna. Diversi studi mostrano che da tempo questi luoghi nati per garantire a tutti i meritevoli un alto livello di studi a prescindere dalle origini sociali sono diventati delle enclave di benestanti. E in tutto ciò il ministro Bianchi non è pervenuto.
JET DELLA NATO IN UCRAINA? MISSILI SUL PORTO DI ODESSA, KIEV: “MOSCA SPUTA SULL’ONU”. Proprio all’indomani dell’accordo sul grano, Kiev ha accusato Mosca di aver lanciato quattro missili su Odessa colpendo anche il porto commerciale, cruciale per l’intesa firmata a Istanbul. “È uno sputo di Putin in faccia all’Onu e alla Turchia”, tuona il ministero degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, seguito anche dal premier Zelensky, per cui l’attacco è una dimostrazione che la Russia non intende rispettare i patti. Il segretario generale dell’Onu Guterres condanna fermamente, la Turchia esprime preoccupazione come anche l’Ue. Mosca, invece, smentisce di avere responsabilità nel raid. Nel pomeriggio fonti dell’esercito ucraino hanno riferito che i missili non hanno danneggiato i depositi di stoccaggio del grano e che non ci sono state segnalazioni immediate di feriti. Sul Fatto di domani torneremo anche sulla questione della fornitura di caccia da combattimento a Kiev, di cui si comincia a discutere negli Stati Uniti.
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