IL GIORNO DI TOTI: INTERROGATORIO FIUME PER IL GOVERNATORE LIGURE. EUROPEE, GLI ULTIMI SONDAGGI: IL PD TALLONA FDI. È un interrogatorio fiume quello in corso nella caserma della Guardia di Finanza di Molo Giano a Genova: il governatore della Liguria, Giovanni Toti, è arrivato questa mattina accompagnato dai suoi legali e sta rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde e del procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Non è escluso, data la mole di domande (oltre 180), che il colloquio prosegua fino a tarda sera o che possa addirittura riprendere in una seconda giornata. Dall’esito dell’interrogatorio potrebbe dipendere anche la questione politica: cosa farà Toti, lascerà l’incarico di presidente o proseguirà per la sua strada? Molto dipenderà da un’eventuale revoca della misura cautelare (dal giorno dell’arresto è ai domiciliari). Sulla Liguria sono puntati gli occhi della maggioranza alla guida del Paese, a poco più di due settimane dalle elezioni Europee. Oggi sono stati diffusi gli ultimi sondaggi, che ovviamente non tengono conto del pasticciaccio redditometro ma non sono comunque trionfali per il governo. Secondo il quadro delineato da Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia scende al 26,5%, in calo di due punti, ed è tallonato al 22,5% dal Partito democratico, che invece recupera l’1,3% rispetto ad aprile. Cala di mezzo punto il Movimento 5 Stelle, che si attesta al 15,4%. Problemi maggiori per la Lega, che si vede superare da Forza Italia: 8,6% per il Carroccio contro il 9,2% del partito di Tajani (in lista con Noi Moderati). Alleanza Verdi Sinistra, stando al sondaggio, supera di poco la soglia di sbarramento (4,6%), mentre la lista Stati Uniti d’Europa (Renzi, +Europa ed altri) si ferma al 4,1%. Va peggio all’altro centro, quello di Calenda, che con Azione è stimata al 3,6%. Rimarrebbero fuori dal Parlamento europeo anche Cateno De Luca, la lista di Santoro e quella di Bandecchi. Sul Fatto di domani vedremo quale sarà l’esito dell’interrogatorio di Toti e vi daremo conto delle ultime manovre elettorali.
MAFIA, LA STRAGE DI CAPACI 32 ANNI DOPO: ALTRO CHE FALCONE, OGGI VINCE LA SFIDUCIA NEI MAGISTRATI. Il 23 maggio 1992 Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta – Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo – saltarono in aria sull’autostrada, vicino allo svincolo di Capaci, nella strage che la mafia definì “l’attentatuni”. Si salvò solo Giuseppe Costanza, l’autista della blindata dove si trovava Falcone, per un caso: il magistrato, come era solito fare, si mise alla guida, e disse a Costanza di accomodarsi sul sedile posteriore. Moriva così quello che Cosa nostra considerava assieme a Paolo Borsellino – lui, con i suoi agenti di scorta, sarà ucciso in luglio – il suo peggior nemico. A Palermo oggi si sono svolte le commemorazioni: studenti in piazza, le parole di circostanza dei rappresentanti politici, alcuni dei quali, come la leader del Pd, Schlein, hanno preso parte alle manifestazioni. Come ha raccontato sul giornale di oggi Alfredo Morvillo, ex magistrato e fratello di Francesca, intervistato da Giuseppe Pipitone, in 32 anni le cose sono cambiate, e parecchio: ma in peggio. “Si punta a creare un clima di sfiducia nella magistratura”, ha detto Morvillo, ricordando come in una città come Palermo prevale l’indifferenza e l’accettazione della convivenza con il potere mafioso. A livello nazionale, le recenti polemiche indirizzate ai magistrati che a Firenze hanno iscritto nel registro degli indagati il generale Mario Mori, per la stagione delle bombe del ’93, la dicono tutta sul clima che si respira. Sul Fatto di domani leggerete una cronaca della giornata, e una intervista al magistrato Vittorio Teresi che fa il punto su cosa significhi oggi la lotta al connubio mafia-politica.
GUERRA ISRAELE-HAMAS: L’AJA DOMANI SI PRONUNCIA MA IL MINISTRO GALLANT TIRA DRITTO: “OPERAZIONE ANDRÀ AVANTI”. Lo Stato ebraico non si farà scoraggiare dalla decisione che domani la Corte di giustizia dell’Aja, su richiesta del Sudafrica, potrebbe dare su uno stop alla guerra a Gaza. Avi Hyman, uno dei portavoce del governo israeliano ha confermato: “Nessun potere sulla terra fermerà Israele dal proteggere i suoi cittadini e perseguire Hamas nella Striscia”. Che le attività militari a Rafah si intensificheranno – oggi negli scontri ci sono stati 16 morti – lo conferma anche il ministro della Difesa, Gallant: “Questa operazione andrà avanti e aumenterà, con più forze sul terreno, più forze aeree, e raggiungeremo i nostri obiettivi: sferrare un duro colpo a Hamas, privarlo delle sue capacità militari e creare le condizioni necessarie per riportare gli ostaggi alle loro case”. Sono 225 i giorni di conflitto nella Striscia, in seguito al massacro del 7 ottobre firmato da Hamas, con 1.200 morti e la cattura di centinaia di ostaggi, 128 dei quali – compresi i corpi di 30 che hanno perso la vita – restano nei tunnel di Hamas. Secondo i numeri forniti dal ministero della Sanità dei fondamentalisti, i morti sono più di 35.000. La tragedia del 7 ottobre ha messo a nudo i contrasti nella società israeliana, buona parte della quale accusa il primo ministro Netanyahu di voler proseguire la guerra a tutti i costi per tenere in piedi il suo esecutivo. Anche oggi c’è stato l’ennesimo scontro tra il premier e l’esercito: l’Idf ha ricordato che per quattro volte aveva avvisato il governo che i dissidi sociali interni, causati dalla riforma della giustizia voluta da Netanyahu, avrebbero potuto spingere Hamas ad un attacco. Sul giornale di domani leggerete le ulteriori novità sul conflitto in Medio Oriente.
LE ALTRE NOTIZIE CHE LEGGERETE
Blitz di Ultima Generazione, a Roma identificati e perquisiti i giornalisti. Stavano seguendo un’azione del movimento ambientalista quando tre cronisti (tra cui la nostra videomaker collaboratrice Angela Nittoli) sono stati fermati dalla polizia, identificati, portati in commissariato e perquisiti. Un’operazione che è proseguita per un paio d’ore, poi ai tre è stato permesso di uscire. Ma a quel punto il blitz ambientalista si era già concluso.
Ungheria, Ilaria Salis ai domiciliari. Da stamane Ilaria Salis ha lasciato la prigione di massima sicurezza di Gyorskocsi utca di Budapest, dove era rinchiusa da oltre 15 mesi, per essere trasferita in una casa dove sconterà la misura cautelare degli arresti domiciliari in attesa della fine del suo processo. Ilaria Salis è stata arrestata l’11 febbraio 2023 assieme a due cittadini tedeschi, con l’accusa di aver partecipato ad aggressioni nei confronti di tre militanti di estrema destra, e di far parte di un’associazione criminale. Il 15 maggio, il tribunale di Budapest ha accolto il ricorso, concedendo a Salis la detenzione ai domiciliari con il braccialetto elettronico, dietro il pagamento di una cauzione di 40.000 euro.
Agrigento, accoltella la moglie ed i due figli poi si barrica in casa. Daniele Alba, 35 anni, si è scagliato con un coltello contro la moglie e i due figli. Il più piccolo, 7 anni, è stato portato in elisoccorso all’ospedale dei Bambini di Palermo. Alba si è barricato nella sua casa di Cianciana e per due ore ha tenuto in ostaggio la figlia; intorno alle 16 le ha permesso di lasciare l’abitazione. I carabinieri hanno circondato l’edificio cercando di convincere Alba ad uscire senza altre conseguenze.
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